Sta per concludersi un anno ricco di soddisfazioni per la Juventus, un anno di record, un anno di passioni, di emozioni contrastanti, comunque irripetibile. Il 2014 fa registrare il terzo scudetto consecutivo, evento che alla Juve non accadeva dagli anni ’30, dal quinquennio d’oro di Combi, Rosetta e Caligaris, la mitologica Juve allenata da Carlo Carcano, personaggi che conosciamo solo grazie ai libri di storia calcistica o che al massimo possiamo ammirare in qualche sfuocata immagine di repertorio. Altre epoche, altro mondo, altro calcio. Ma quest’anno la Juventus di Andrea Agnelli ha scritto un altro capitolo di storia, riuscendo addirittura a cancellare quel “record” di 97 punti stabilito dall’Inter nel campionato post-farsa 2006/2007. I 102 punti ottenuti da Antonio Conte costituiscono un colpo di spugna su quel torneo falsato, con avversari assenti o penalizzati, costruito ad arte affinchè chi aveva investito oltre mille miliardi di Lire nel gioco del pallone potesse esibire qualche trofeo nella propria bacheca di cartone. Molto bello il fatto che non ne resti traccia nel libro dei record. Libro in cui il bianconero la fa da padrone, anche grazie al nuovo primato di 95 punti nell’anno solare stabilito dall’accoppiata Conte+Allegri.
Il 2014 è l’anno del ritorno alla coniugazione dei risultati con un bilancio sostenibile, in cui l’esercizio finanziario si è concluso con un leggero passivo attribuibile sostanzialmente all’aumento dell’IRAP. Rispetto alle precedenti “chiusure di cassa” della gestione Agnelli la discriminante è rappresentata dalle plusvalenze realizzate in sede di calciomercato. A tal proposito va sottolineato l’egregio lavoro di Marotta e Paratici, dirigenti in grado di mantenere alta la competitività della rosa senza eccessivi sperperi. Da quando sono alla Juventus (dai dempi del Malaka Martinez, per intenderci) sembrano essere cresciuti parecchio ed il margine di errore si assottiglia sempre più.
Molti tra i tifosi bianconeri si aspettavano un 2014 differente in campo europeo, ma se il campionato ha regalato solo gioie, le coppe portano amarezza e rassegnazione. La cavalcata e la caccia al record in Serie A, ha necessariamente tolto energie ad una squadra senza tante alternative, soprattutto a centrocampo, arrivata a corto di fiato e motivazioni all’appuntamento con la semifinale di Europa League in cui un modesto Benfica ha avuto ragione dei bianconeri nel doppio confronto di semifinale. Dopo l’eliminazione in un girone di Champions non proibitivo, i rimpianti per non aver fatto meglio sono molteplici, soprattutto perchè le residue speranze di gloria internazionale erano state riposte nell’eventuale finale da giocare in casa, nella bellissima cornice dello Juventus Stadium, un’occasione irripetibile. E persa.
E’ stato l’anno delle clamorose dimissioni di Antonio Conte (pardon, rescissione consensuale). Mai alla Juventus era accaduto un evento simile, mai un comandante bianconero aveva abbandonato la nave in alto mare come uno Schettino qualsiasi. I reali motivi non li sapremo mai (o almeno a breve) e a questo punto interessano relativamente. La guida tecnica è stata affidata ad uno dei migliori rimasti sulla piazza a metà Luglio, ovvero il livornese Massimiliano Allegri, accolto tra il generale scetticismo dei tifosi, memori del recente passato milanista: uno scudetto dato da molti per scontato ed uno a detta di molti perso da Allegri più che vinto da Conte. Qualcuno di questi dovrebbe far pace col cervello: nel 2011/2012 Conte è stato un genio o Allegri è stato un pollo? Delle due l’una.
Il nuovo tecnico stenta tutt’ora ad entrare nei cuori dei tifosi. La conquista del primo trofeo disponibile, la Supercoppa Italiana sfumata ai rigori contro un buon Napoli, sarebbe stata un bell’incentivo. In ogni caso resta un’ottima prima parte di stagione, disputata a buoni livelli in Serie A, nonchè un importantissimo passaggio agli ottavi di finale di Champions League, obiettivo imprescindibile sia dal punto di vista sportivo che dal punto di vista economico. Ad Allegri non si chiede di sostituire Conte nel cuore della tifoseria, ma di fare l’unica cosa che conta alla Juve: vincere. Non resta che attendere e vedere se riuscirà a raggiungere questo obiettivo.
I motivi per gioire non mancano nemmeno se passiamo ad analizzare l’annata dei “nemici”. Al Milan, dopo l’inopinata estromissione dalle Coppe europee, loro palcoscenico preferito, la famiglia Berlusconi avrebbe voluto dare una “rinfrescata” al management. Leggasi: sbattere fuori Adriano Galliani. Ma i tempi della grandeur berlusconiana sono lontani e le esose pretese di buonuscita avanzate dal buon geometra hanno indotto il Silvio nazionale a più miti consigli, con il risultato che all’A.C. Milan vantano un doppio Amministratore Delegato, uno per il marketing ed uno per la parte sportiva. Oltre a perdite previste per 70 milioni di Euro. Buon lavoro.
Non se la passa molto meglio la seconda squadra di Milano. La nuova proprietà indonesiana si trova a fronteggiare i disastri ereditati dalla gestione morattiana, il cui fallimento viene certificato da una perdita a bilancio pari a oltre 100 milioni di Euro in un anno a fronte di risultati sportivi sempre in linea con il reale valore dell’Inter: oltre 100 anche i punti di distacco dalla capolista Juventus negli ultimi 3 anni. Non male. I tifosi interisti hanno però di che esultare: sono riusciti a far saltare lo scambio Vucinic-Guarin ed in ogni caso la loro società continua ad emettere fior fior di comunicati. Nel frattempo la dirigenza interista viene convocata dalla UEFA per rendere conto della voragine finanziaria e viene varato un piano di rientro quinquennale che potete esaminare per tirarvi su nei momenti di depressione.
Nel frattempo Moratti, estromesso dal direttivo nerazzurro, non pago di aver rovinato l’Inter si è adoperato per “dare una mano” anche al Cagliari del suo uomo Giulini, imponendogli quello che è sempre stato un suo pallino, ovvero il Maestro Zdenek Zeman. Le gesta del boemo, mai schiavo del risultato, chiamato ad allenare per la sua competenza e le sue conoscenze tecniche, non certo perchè antijuventino e grande detrattore dei bianconeri, non sono però bastate a sconfiggere il male del calcio italiano ed a causa dei più svariati complotti, dopo la sconfitta contro la Juventus è stato esonerato lasciando il Cagliari in piena zona retrocessione. Il panettone questo sconosciuto, verrebbe da dire. Ma lo attendiamo a nuove sfide, perchè il calcio italiano non può fare a meno di Zeman, come la Juve non può fare a meno di quei 6 punti: torna presto Maestro!
Intanto in quel di Crescenzago ci si indigna perchè il mostro Luciano Moggi è stato invitato in una trasmissione RAI a commentare la Supercoppa Italiana come opinionista. C’è da capirli, alla Gazzetta sanno benissimo che si avvicina la sentenza di Cassazione ed il compito di orientare (anche da Crescenzago appunto) non deve mai venire meno. L’indignazione di fronte a questi scandali deve essere massima, così come quando Oriali, reo di aver falsificato passaporti di alcuni giocatori dell’Inter, è stato nominato Team Manager della nazionale di calcio italiana. Come dite? Non si sono indignati? Che poi venga stipendiato con soldi pubblici e faccia parte dell’area tecnica federale non interessa, come non interessavano e continuano a non interessare alcuni baffi rossi e verdi, forse per accentuato daltonismo.
A tutti loro auguriamo di trascorrere un 2015 che a livello sportivo porti le stesse gioie e soddisfazioni del 2014.
A noi fortunati tifosi della Vecchia Signora non resta che guardare al futuro con ottimismo, poichè la strada intrapresa sembra proprio essere quella giusta, quella che potrebbe riportarci molto in alto, oltre che a livello nazionale, anche a livello europeo.
Buon 2015 amici juventini, fino alla fine forza Juventus!