Il 2015 volge al termine e per la redazione di J3S è arrivato il momento di raccontare cos’è stato quest’anno per i colori bianconeri. Una premessa è doverosa: l’ambiente era ancora scottato dall’uragano estivo Conte, con tutto lo scettiscismo (per usare termini eufemistici) che accompagnava la nuova guida tecnica alla quale, peraltro, non era bastato – nella prima parte della stagione – superare il girone di Champions (fallita dal suo predecessore l’anno prima).
I detrattori del mister livornese avevano ripreso subito fiato in virtù della sconfitta in Supercoppa Italiana (letteralmente regalata al Napoli)
Nessuno però, nemmeno il più inguaribile degli ottimisti, avrebbe mai potuto immaginare cosa ci avrebbe riservato, in termini di vittorie, l’annata solare che sta per concludersi.
Ripercorriamola insieme.
GENNAIO: come di consueto, il nuovo anno si apre con il calciomercato invernale contrassegnato da due ritorni a Vinovo: Alessandro Matri, da sempre pupillo di Allegri, e Paolo De Ceglie (che aveva appena fatto in tempo a segnare una doppietta all’Inter nell’unica vittoria, sino a quel momento, del derelitto Parma). Nuovo arrivo, anche se soltanto anticipato rispetto all’estate, è quello di Stefano Sturaro, giovane centrocampista genoano; in partenza – con sommo “dispiacere” di molti tifosi – Giovinco per la MLS e Federico Mattiello in prestito al Chievo.
Matri e Sturaro si riveleranno decisivi per il raggiungimento di due obiettivi stagionali, alla faccia del “mercato di riparazione”.
Il campionato riprende con due grandi sfide per i campioni d’Italia in carica: l’Inter allo Stadium, sfida terminata in parità, ed il Napoli in trasferta. Partita vinta con grande autorità dai bianconeri anche grazie al solito (per i partenopei, of course) grandissimo gol di Pogba.
Il mese si chiude con il primo importante allungo in classifica sulla Roma (+5) e con il superamento di ottavi e quarti di Coppa Italia ai danni di Hellas Verona e Parma.
FEBBRAIO: appuntamento clou è il ritorno della Champions League, che vede disputarsi gli ottavi di finale contro il Borussia Dortmund. Gara d’andata allo Stadium il 24 febbraio conclusasi con la vittoria per 2-1 dei padroni di casa. Tale partita segna l’inizio dell’ascesa internazionale di Alvaro Morata che ci condurrà sino a Berlino.
In campionato si compie lo “strappo” decisivo sui – per modo di dire – diretti concorrenti alla vittoria tricolore: la Roma inanella una serie incredibile di pareggi che spinge la Juve ad un rassicurante +9.
MARZO: il giorno 2 era cerchiato in rosso per i tifosi romanisti; si sarebbe dovuta consumare la vendetta dei capitolini per l’ennesimo furto subìto dalla “Mafiat” nella gara d’andata.
“Si sarebbe dovuta consumare”, ma così non fu. Forte del distacco creatosi in classifica e della maggiore sicurezza con cui poter scendere in campo, la Juve domina la gara andando in vantaggio con una grandissima punizione di Tevez; poi si rilassa e, malgrado la superiorità numerica, viene raggiunta nel finale. Non cambia nulla in vetta ed il cammino si fa sempre più in discesa verso il quarto scudetto consecutivo.
Tre giorni più tardi si gioca la semifinale di andata della Coppa Italia: sconfitta interna per 2-1 contro la Viola. A Firenze è festa grande naturalmente, tifosi all’aeroporto, tappi di champagne che saltano ovunque: il grande nemico dipinto di bianconero è morto e sepolto (a loro dire).
Inutile evidenziare, tuttavia, che la testa di molti è proiettata al ritorno degli ottavi di Champions, previsto per il 18 marzo. Al Signal Iduna Park la Juve sfoggia la miglior prestazione europea degli ultimi anni; era dai tempi della gestione Lippi che non si vedeva la formazione torinese dominare così nettamente l’avversario, per di più in trasferta: 0-3 ed una nuova consapevolezza sulla propria forza che permetterà di giocarsela con tutti (o quasi) in Europa.
Marzo si chiude con un ulteriore balzo in avanti in testa alla classifica; ora i punti di vantaggio sulla seconda sono 14.
APRILE: diversi sono gli impegni importanti che vedono interessata la squadra di Allegri in questo periodo, a cominciare dalla semifinale di ritorno della Coppa Italia.
Il 7 aprile allo stadio Franchi la Juve scende in campo (senza cinque titolari, fra cui Tevez resosi indisponibile all’ultimo momento) col difficile compito di ribaltare il risultato negativo dell’andata: Matri apre la strada alla straordinaria rimonta juventina, culminata nel 3-0 finale siglato da Bonucci. Fiorentini a casa e senza passare dall’aeroporto stavolta.
A metà mese, nell’arco di appena una settimana, Buffon e compagni si giocano l’accesso alle semifinali di Champions League contro il non irresistibile (sulla carta) Monaco, vittoria di misura in casa e pareggio a reti bianche nel Principato.
Primo grandissimo traguardo per l’allenatore toscano, partito con l’obiettivo di entrare fra le prime 8 d’Europa e ritrovatosi, addirittura, fra le prime 4 insieme a Barcelona, Bayern e Real Madrid.
La vittoria per 3-2 sulla Fiorentina il 29 aprile potrebbe già dare la certezza dello scudetto, ma a rimandare la festa ci pensa la sorprendente Lazio di Pioli che scavalca i cugini romanisti al secondo posto, “portandosi” a -14, a cinque giornate dalla fine.
MAGGIO: solitamente questo è il mese dei verdetti. Detto, fatto: il 2 maggio, nella trasferta di Genova contro la Samp, la squadra bianconera – grazie ad un gol di Vidal -ottiene la vittoria che le consente di iscrivere il proprio nome per la 33ma volta (sì, TRENTRATRE’ è sempre bene ribadirlo), la quarta consecutiva, nell’albo d’oro dei campionati italiani.
Ma il meglio doveva ancora venire.
L’urna di Nyon ha sorteggiato il Real campione uscente come avversario in semifinale, da affrontare ancora una volta in casa all’andata e sempre nell’intervallo di sette giorni.
Morata e Tevez firmano il successo per 2-1, intervallato dal momentaneo pareggio di CR7, ma una menzione particolare per quella sera la merita Sturaro (come supra anticipato).
Schierato a sorpresa nell’undici titolare gioca una partita di grandissimo cuore, issandosi ad eroe della serata per quel tocco impercettibile con la punta della scarpa che devìa sulla traversa il colpo di testa ravvicinato di James Rodriguez, scongiurando il vantaggio madrileno che avrebbe potuto cambiare il corso della partita (si era sull’1-1) e del cammino in Champions.
Al ritorno, dopo lo spavento iniziale provocato dal rigore di Cristiano Ronaldo che aveva momentaneamente ribaltato a favore dei blancos la qualificazione alla finale, ci pensa ancora una volta Alvaro Morata a mettere il punto esclamativo sul destino europeo di questo 2015.
Juve in finale – già solo pronunciarlo sembrava un azzardo – dopo tredici lunghi anni; dopo la farsa del 2006; dopo i Cobolli-Blanc-Secco vari; dopo la rinascita targata Conte-Agnelli-Marotta-Paratici-Nedved.
Maggio non è ancora terminato però: il 20 all’Olimpico di Roma è in programma la finale di Coppa Italia contro la Lazio.
La Juve non la vince da vent’anni, decisamente troppi, ed allora Alessandro Matri (altro prodotto del succitato mercato di riparazione) decide di porre fine a questo digiuno, realizzando nei supplementari il gol che consegna la “coccarda” alla società torinese, la prima a raggiungere quota 10.
Secondo obiettivo stagionale raggiunto, dopo lo scudetto. Non male per “acciughina”, accolto da sputi e calci il 17 luglio 2014.
Termina anche il campionato che la formazione bianconera chiude col punteggio finale di 87 punti, 17 in più (come l’anno precedente) sulla Roma.
GIUGNO: “ce ne andiamo a Berlino” – parafrasando il popopopo mondiale del 2006 – recitava un coro della tifoseria juventina.
Ed eccoci lì il 6 giugno 2015. L’avversario è il più forte (ed ingiocabile) in circolazione ma, d’altronde, in finale di Champions mica ci trovi la squadra della parrocchia.
Inutile (e “doloroso” per chi scrive, avendo assistito dal vivo a quella partita) ripercorrere la cronaca della serata.
La squadra ed Allegri meritano soltanto applausi per la stagione straordinaria che c’hanno regalato, a dispetto di gufi, vedove e presunti addetti ai lavori che ne pronosticavano il fallimento certo senza il condottiero Conte.
Quella serata registra la fine dell’avventura di tre colonne portanti del recentissimo presente-passato bianconero: Tevez, Pirlo (i cui addii erano nell’aria) e Vidal (lo si saprà solo a metà luglio).
LUGLIO: con una scelta che si rivelerà quantomeno discutibile, la società decide di svolgere il ritiro pre-stagionale a Vinovo (dal 20 del mese), con i 36 gradi fissi di un’estate quanto mai torrida.
Il ritmo degli allenamenti è serrato, perché dopo appena venti giorni è in programma il primo appuntamento ufficiale a Shangai, ovvero la Supercoppa Italiana contro la Lazio.
In sede di calciomercato, i dirigenti si danno parecchio da fare. La rosa ha bisogno di un profondo rinnovamento e ringiovanimento: così fanno le valigie Storari, Pepe, Ogbonna, De Ceglie, Romulo, Llorente, oltre ai summenzionati Pirlo, Tevez e Vidal.
In compenso, arrivano ad occupare gli armadietti dello spogliatoio lasciati vuoti dai partenti, Dybala, Mandzukic, Rugani, Khedira, Zaza e Neto. Nella parte finale della sessione estiva arriveranno anche Cuadrado, Alex Sandro, Lemina ed Hernanes.
AGOSTO: all’inizio del mese la squadra vola in Cina dove, su un campo inguardabile e con riprese televisive da calcio amatoriale degli anni ’60, grazie ai gol dei due nuovi attaccanti Mandzukic e Dybala conquista il primo trofeo stagionale: la settima Supercoppa, sempre ai danni della Lazio, già sconfitta in finale di coppa Italia.
È in questo periodo che iniziano ad intravedersi i “frutti” della preparazione atletica accellerata (o scellerata, fate voi), in quanto si moltiplicano gli infortuni muscolari ai danni di diversi uomini della rosa, alcuni dei quali vittime anche di ricadute.
Ad ogni modo, il 23 agosto il campionato inizia con una sconfitta casalinga contro l’Udinese, “bissata” la domenica successiva dalla disastrosa trasferta di Roma. Due giornate, zero punti: mai accaduto prima d’ora nella storia.
SETTEMBRE: dopo la prima sosta per le nazionali, la Juve ospita allo Stadium il Chievo ma non riesce ad andare oltre il pareggio, grazie ad un rigore nel finale dopo aver rincorso gli avversari da inizio partita.
La squadra è in evidente crisi di gioco e di identità, perché nessuno, al momento, sembra poter raccogliere la pesantissima eredità lasciata dai tre tenori. La sequela di infortuni che continua a colpire i giocatori non aiuta di certo Allegri (che ha anche le sue responsabilità) a trovare la quadratura del cerchio, non avendo egli mai la possibilità di schierare la stessa formazione per due partite consecutive.
A metà mese ricomincia la Champions League con la insidiosissima trasferta di Manchester. La compagine torinese, come detto, in questo frangente non offre alcuna garanzia, tuttavia all’Ethiad sfodera una prova maiuscola (di quelle a cui aveva abituato nella scorsa stagione) e porta a casa i tre punti in rimonta grazie a Mandzukic e Morata.
La seguente vittoria a Marassi contro il Genoa sembra poter dare una sterzata all’inizio deficitario di campionato; la smentita, tuttavia, arriva puntuale in casa col Frosinone al quale si regala il pareggio a tempo ormai scaduto.
Non è finita qui perché a fine mese c’è ancora da registrare la scoppola di Napoli. La classifica è impietosa: Juve con appena 5 punti in sei partite ed a -10 dalle capoliste Inter e Fiorentina.
A livello internazionale, invece, le cose procedono a gonfie vele – e a punteggio pieno – grazie alla vittoria per 2-0 sul Siviglia.
OTTOBRE: in tale periodo la formazione torinese tocca probabilmente il punto più basso del suo inizio di stagione, culminato con la sconfitta ad opera del Sassuolo e lo scivolamento a -12 dalla vetta della serie A occupata dalla Roma.
A Reggio Emilia la squadra si scuce idealmente lo scudetto dalle maglie, essendo impensabile una risalita in campionato con troppe avversarie da recuperare e, soprattutto, senza alcun punto fermo da cui ripartire.
I detrattori (molti dei quali tifosi juventini) di Allegri gonfiano il petto, quasi non vedessero l’ora di poterne invocare l’esonero.
Negli spogliatoi a fine partita, però, accade qualcosa di grosso, i senatori Buffon ed Evra sbattono in faccia ai nuovi arrivati la realtà: quella che indossano è la maglia della Juve, non quella del proprio quartiere. Per questa maglia bisogna sputare sangue sempre e contro chiunque.
Un primo timido risultato lo si intravede nel derby del 30 ottobre, vinto all’ultimo respiro grazie ad un assist di Alex Sandro ed al gol di Cuadrado.
NOVEMBRE: questo è il momento della svolta. Dopo il pareggio per 1-1 a M’Gladbach, ottenuto in inferiorità numerica, che permette di salvare l’imbattibilità in Europa, la formazione juventina ottiene tre punti in trasferta (ed in rimonta) sul campo del sorprendente Empoli.
Il successo in Toscana viene seguito da altre due vittorie, in casa col Milan ed a Palermo, che testimoniano il buon momento di forma, coinciso con l’esplosione definitiva di Dybala e con l’affermazione al centro dell’attacco di Mandzukic.
Anche la classifica assume una fisionomia diversa rispetto a qualche settimana fa, con la Juve che occupa adesso il quinto posto a quota 24, distaccata di sette punti dal Napoli.
Ad impreziosire il mese di novembre concorre la vittoria sul Manchester nella gara di ritorno – ancora con un gol dell’attaccante croato – che ci qualifica agli ottavi di Champions con un turno di anticipo.
DICEMBRE: anche l’ultimo mese dell’anno vede la Juve continuare nella striscia vincente iniziata al 93’ del derby d’andata.
Innanzitutto, si deve registrare la vittoria da grande squadra ottenuta contro la Lazio all’Olimpico, grazie anche ad un gioiello da fuori area di Dybala.
Un dato caratteristico di questo scorcio di stagione sono le vittorie in rimonta: anche contro la Viola allo Stadium, dopo essere andata sotto, la formazione di Allegri ribalta la situazione con un grande secondo tempo, ancora una volta con i gol della premiata ditta Mandzukic-Dybala.
L’ariete slavo decide di prendersi tutta la scena nell’ultima fatica stagionale contro il Carpi, realizzando una doppietta da attaccante di razza che permette ai suoi compagni di centrare la settima vittoria consecutiva, salire al quarto posto in classifica, scavalcare la Roma, e portarsi a -3 dal primo posto. Irrealistico ed impronosticabile quella sera di ottobre al Mapei Stadium.
Il 16 dicembre si gioca un altro derby, questa volta di Coppa Italia, che fa salire agli onori della cronaca Simone Zaza, autore di una splendida doppietta, apripista della schiacciante affermazione finale per 4-0.
Unico neo di questa parte finale dell’anno solare è rappresentato dalla sciagurata sconfitta contro il Siviglia che è costato il primo posto nel girone, cui ha fatto da corollario il terribile accoppiamento agli ottavi di Champions, laddove la Juve ha pescato il temutissimo Bayern Monaco.
Ma tant’è, febbraio è lontano.
Sperando di non aver tediato l’attenzione del lettore e sperando di poter raccontare un altro anno ricco di gioie e soddisfazioni, la redazione di J3S augura a tutti i tifosi bianconeri un sereno 2016.