Stupore. Delusione. Rabbia. Sconcerto. Shock.
In questi termini può essere descritto abbastanza realisticamente il clima venutosi a creare dopo le dimissioni, o “rescissione consensuale del contratto” per dirla con parole sue, di Antonio Conte. Si perchè, per chi non lo avesse ancora capito, Conte non sarà l’allenatore della Juventus per la stagione 2014-2015, così come annunciato in maniera ufficiale dalla società bianconera con un tweet che, riletto oggi, sembra una grossa presa per i fondelli nei confronti di 14 milioni di italiani e chissà quanti altri tifosi sparsi nel mondo. Tifosi ed azionisti verso i quali in questa occasione, questa proprietà, questa dirigenza e questo allenatore, è bene chiarirlo subito, non hanno dimostrato nessuna forma di rispetto.
Ringraziamo Antonio Conte per tutto quanto il lavoro svolto e le soddisfazioni che ci ha regalato fino al 18 maggio 2014. Lo ringraziamo dal profondo del cuore per tre anni costellati di successi, trofei e record che nessuno potrà mai cancellare e per i quali nessuno potrà mai negare i meriti del tecnico salentino. L’unica altra cosa che resterà incancellabile nella storia della Juventus di Conte è la modalità con la quale il rapporto tra le due parti si è concluso. Modalità e tempistica. Quello che viene dopo il 18 maggio, giorno del record, dei 102 punti, delle magliette ideate dallo stesso Conte, della manifestazione dei tifosi, delle gigantografie in Curva Sud, delle lacrime, della gioia, è semplicemente ridicolo. Vergognoso. Una pagina nera nella storia di questo club ultracentenario. Una situazione che mai si è verificata prima in casa Juve. Un dolore ed uno sgomento paragonabili solo a quelli dell’estate 2006. Inutile alimentare dannosi catastrofismi, la Juve è esistita ed ha vinto parecchio prima di Conte e continuerà ad esistere e possibilmente a vincere anche dopo, ma la sofferenza, a caldo, è enorme. Uno stringato comunicato (vedi link sopra) in cui l’allenatore annuncia il proprio addio nel bel mezzo del ritiro estivo a mercato aperto, a un mese circa dall’inizio del campionato, con la campagna abbonamenti chiusa, in data 15 luglio, alla Juventus F.C., ribadiamo, non si era mai visto. Al Bari forse (o alla Bari come dicono da quelle parti) non alla Juve.
Non conosciamo le motivazioni ufficiali che hanno portato alla decisione sicuramente sofferta del tecnico: stimoli, rinnovo, mercato, dissidi con la società, varie ed eventuali, si dice. Ma sulle voci di corridoio non si costruisce niente, si possono solo valutare i fatti, per quanto tristi e difficili da accettare. Conte poteva lasciare alla grandissima quel 18 maggio, nessuno avrebbe avuto rimostranze da muovere ed i sentimenti dominanti sarebbero stati gratitudine e rimpianto. Quanto accaduto rappresenta, invece, una maniera veramente brutta ed inadeguata al blasone juventino di voltare pagina e di aprire un nuovo ciclo. L’attuale proprietà e l’attuale dirigenza hanno ricevuto molto da Conte ma hanno anche dato: fiducia ad un tecnico che proveniva dalla provincia, sostegno nel momento peggiore della carriera, quello del calcioscommesse, l’opportunità di misurarsi con palcoscenici che fino a poco tempo prima avrebbero rappresentato un sogno per Antonio. Non hanno, però, fornito adeguato supporto a livello mediatico al sovraesposto allenatore, delegando su questioni che dovrebbero far parte delle competenze di una società forte, quali ad esempio il rapporto con i tifosi o il confronto con dirigenti e giocatori (quindi non pari ruolo) di altre società. Una società forte dopo essersi esposta in maniera netta a maggio avrebbe dovuto, magari, fare la voce grossa nei confronti di Conte ed “invitarlo gentilmente” a rispettare il contratto in essere e quanto pattuito a suo tempo. Hanno sbagliato tutti, in definitiva. Chi ci rimette, come al solito, sono gli appassionati.
In queste ore è stato presentato quello che sarà il nuovo tecnico, ovvero Massimiliano Allegri. La scelta è di rottura se ce n’è mai stata una (evitiamo facili e scontate battute su cosa si possa rompere con l’arrivo del livornese) e costituisce un chiaro segnale: la Juventus viene prima di tutto e di tutti. La Juventus deve essere amata a prescindere da chi sieda in panchina e dai giocatori che vanno in campo, senza se e senza ma. Non è certamente una scelta di compromesso. Allegri trova un gioiello, una macchina che per il campionato italiano ha dimostrato di essere quasi perfetta e difficilmente perfettibile. Migliorare questo meccanismo, possiamo dirlo, è impensabile. La riconferma, parliamo della vittoria dello scudetto, con la rosa attuale sarebbe quasi un atto dovuto. Adesso la palla passa ad una dirigenza che dovrà dimostrare particolare abilità sul mercato, soprattutto nel ridisegnare un organico sulla base di esigenze di un tecnico inviso alla grandissima maggioranza dei tifosi. Senza stravolgere un gruppo vincente, con l’eventuale inserimento di pedine fondamentali per compiere indispensabili progressi in Europa. Il tutto tenendo i conti in ordine e continuando lungo il processo che, a quanto sembra, dovrebbe portare in un arco indefinito di tempo la Juventus a competere con i top club per la conquista di importanti trofei internazionali. La “mission” sembra “impossible” come quelle affrontate da Tom Cruise nella celebre serie di film, e difficilmente potrà essere superata con qualche rocambolesca acrobazia o un colpo di scena condito da pirotecnici effetti speciali.
Addio Conte, ma la Juve va amata sempre, dicevamo. Da oggi è un po’ più difficile. Ma sempre e comunque, fino alla fine forza Juventus.