

Massimiliano Allegri è approdato alla Juventus in un momento molto delicato per la squadra bianconera. Le circostanze poco chiare che hanno portato all’addio di Antonio Conte, unite alla tempistica con cui si è arrivati alla risoluzione consensuale del contratto, hanno reso difficilissima la situazione non solo per lui, ma anche per i giocatori. Se aggiungiamo il modo in cui i social network riescono ad amplificare a dismisura la portata di commenti e sensazioni, abbiamo un quadro che, al luglio 2014, era ben più che sconfortante per il tifoso juventino. Quando il nome di Allegri ha iniziato a diffondersi come quello del sostituto più probabile per Conte, tantissimi, tra cui il sottoscritto, hanno avuto come prima reazione lo sconforto. Troppo recenti i ricordi delle polemiche con il Milan per il gol di Muntari e quel meraviglioso scudetto di tre stagioni prima. Troppi i pregiudizi nei confronti di un allenatore cui comunque, immediatamente, andava riconosciuto di avere non poco coraggio per accettare di sedersi su quella panchina, soprattutto nelle condizioni di cui scrivevo prima. Eviterò in questa sede di parlare invece dei tifosi delle altre squadre, non tanto per cavalleria (ci mancherebbe…) ma perché il tema di questa mia riflessione è il modo in cui molti (troppi!) tifosi juventini, ancora oggi, storcano il naso al solo pensiero di Allegri. Partirò quindi da quelle che erano le mie impressioni, di tifoso qualunque, il giorno dell’ annuncio di Allegri. Una sensazione di smarrimento che lentamente (ma inesorabilmente) ha fatto posto al desiderio di vincere quest’altra sfida, come squadra e come tifosi. Come dire: inutile piangere sul latte versato, facciamo buon viso a cattivo gioco e sosteniamo questa squadra e questo allenatore, dandogli la possibilità di farci cambiare idea su di lui. Essendo lui un tesserato della Juventus, ed essendo noi tifosi della Juventus, mi pareva il minimo che si potesse fare.
L’approccio di Allegri e l’approccio degli scettici
Abbiamo così iniziato a conoscere questo nuovo Allegri, che con il tempo abbiamo scoperto essere molto diverso da quello che era nostro avversario con il Milan. A dimostrazione del fatto che l’ambiente la differenza la fa eccome: partito con estrema umiltà, sempre disponibile con la stampa e con la battuta pronta quando necessario, presente sui social network dove commenta ogni cosa in maniera sempre impeccabile e con la giusta ironia e leggerezza quando serve (memorabile il #FIUUUU dopo la vittoria in rimonta sull’Olympiacos in Champions League lo scorso anno), Allegri chiude la stagione vincendo lo scudetto numero 33 della storia juventina, la Coppa Italia numero 10 (traguardo simbolico che in troppi hanno sottovalutato) e arrivando a giocarsi la finale di Champions League contro il Barcellona, senza peraltro sfigurare. Difficile davvero non parlare di capolavoro sotto tutti i punti di vista (mi si perdoni la cit.), eppure fino quasi ad aprile tantissimi tifosi bianconeri, sui social, si lamentavano della sconfitta contro il Napoli nella Supercoppa. Insomma, il rapporto tra Allegri e i tifosi della Juventus sembra comunque obbligato ad essere un rapporto di insofferenza, almeno dal punto di vista di questi ultimi. Sembra proprio che non ci sia niente da fare: per quanto molti si siano convertiti strada facendo, una fetta consistente continua imperterrita ad esprimere giudizi pesantemente negativi nei confronti dell’ allenatore.
Nuova stagione, nuove soluzioni, vecchi pregiudizi
Con questo arriviamo all’inizio di questa stagione. Un vero e proprio incubo per tutti, con pessimi risultati e una posizione di classifica imbarazzante che ha fatto emergere un astio e una cattiveria francamente esagerati. Si è sparato senza pietà su Allegri, reo di non schierare titolare il costosissimo Dybala prima, di schierare un Mandzukic in difficoltà poi, di mettere a caso i centrocampisti, di non avere un’idea di gioco, di avere distrutto una macchina perfetta, e in conclusione di aver ottenuto i risultati della stagione precedente grazie al lavoro fatto precedentemente da Conte. In questo caso a nulla è valso avere comunque centrato il primo obiettivo stagionale, vincendo la Supercoppa in scioltezza contro la Lazio. A dimostrazione del fatto che contro Allegri ci sarà probabilmente sempre questo fortissimo pregiudizio.
La Juventus però gioca molto più disinvolta in Champions League. A me questo basta per continuare a credere in questa squadra e nel suo allenatore. Sembra evidente infatti che il problema della Juventus sia nell’affiatamento tra chi scende in campo e nella testa con cui affronta le partite. I miglioramenti, per chi sceglie di non farsi accecare dall’astio nei confronti di Allegri, sono piccoli ma evidenti, e di partita in partita la squadra cresce. L’allenatore inizia a gestire con grande saggezza le rotazioni, soprattutto in attacco, e così assistiamo all’esplosione di Dybala e recentemente al ritorno al gol di Morata, con Mandzukic che quando gioca dà sempre il 100% e Zaza che timbra sempre il cartellino. A centrocampo la presenza di almeno uno tra Marchisio e Khedira garantisce qualità e quantità, Pogba cresce di partita in partita, ed entrano nella rotazione anche Sturaro ed Asamoah. Sugli esterni quello che impiega più tempo a entrare a regime è forse Cuadrado, ma Lichtsteiner, Evra, e soprattutto Alex Sandro si fanno trovare sempre pronti. Della difesa non è nemmeno il caso di parlare, credo, ma se vogliamo anche in questo caso andrebbe per lo meno fatto un plauso ad Allegri per la gestione di Rugani, con tutta la stampa a guidare la rivolta, e agli astiosi non pare vero di poter cavalcare addirittura i media per poter dare addosso all’ allenatore. Ma la naturalezza con cui tutte le rotazioni funzionano e la compattezza con cui la squadra gioca sono sicuramente merito soprattutto di lui, di Massimiliano Allegri, allenatore della Juventus FC. Naturalmente l’astioso trova una spiegazione anti-allenatore anche in questo: Allegri si sarebbe piegato alla volontà dei senatori di giocare con il 3-5-2 (sottintendendo: il modulo di Conte). Ma questo è evidentemente un pensiero che solo chi non capisce il calcio può fare suo, perché basterebbe guardare le partite con un minimo di attenzione (noi di Juve a Tre Stelle siamo straordinariamente fortunati perché abbiamo diversi redattori molto bravi ad analizzare il gioco) per scorgere una miriade di differenze, più o meno grandi, che possono essere solo frutto del lavoro di chi sta in panchina.
Piú forte degli scettici
Così assistiamo ad una Juventus che inanella una serie di 12 successi di fila in campionato e asfalta l’avversario di turno in Coppa Italia. Sarebbe davvero ora che tutti gli astiosi si decidessero a rendere i meriti al nostro allenatore, che tra parentesi ci ha sempre messo la faccia, nel bene e nel male, andando sempre in conferenza stampa, rispondendo spesso a domande davvero imbarazzanti (per la qualità delle stesse, non certo per lui) con ironia e pacatezza, e rendendo sempre i giusti meriti ai suoi ragazzi, con un comportamento semplicemente esemplare. Il rischio altrimenti è di non godersi questa Juventus, che ha tutte le carte in regola per continuare un ciclo straordinario, nonostante abbia cambiato tanti giocatori e ringiovanito considerevolmente l’età media della rosa. E questo sarebbe un grandissimo peccato, soprattutto se la causa è un pregiudizio che ormai non si può definire altro che ridicolo. Anche se, come ebbe a dire Albert Einstein, “é piú facile spezzare un atomo che un pregiudizio”.