Massimiliano Allegri è un uomo fortunato, come tutti quelli che vivono di calcio d’altro canto. Max però da quest’anno è ancora più fortunato, perché gli è stata affidata una berlina di lusso, non una fuoriserie come si è visto in Europa gli anni scorsi. Una vettura leggermente più accessoriata rispetto a quella guidata dall’autista precedente il quale, bontà sua, ha percorso un duro tratto di salita abbandonando il veicolo in cunetta proprio in vista di una eccitante discesa.
Metafore a parte, questa Juve sembra aver ripreso da dove aveva lasciato, ovvero dalla vittoria, con in più la sicurezza e la consapevolezza proprie dei forti. Allegri vive di rendita, dice chi capisce di calcio (?). Questa affermazione è vera ma è sbagliato, almeno in parte, il sottinteso: secondo i più Allegri starebbe solamente sfruttando in maniera opportunistica il lavoro di Conte. In effetti molti meriti delle recenti vittorie sono stati attributi, giustamente, all’attuale CT, in particolare alla sua capacità di ottenere la massima applicazione del proprio credo tattico e delle proprie convinzioni da parte di chi scende in campo. Certo l’essere campioni aiuta, ma aiuta anche avere un allenatore in grado di creare un gruppo dalla mentalità vincente e su questi aspetti a Conte non si può rimproverare nulla. Ma viene sottovalutato il processo psicologico innescatosi nella mente dei giocatori, quella voglia di rivalsa, se si può parlare in questi termini, maturata nei giorni nei quali il leccese ha salutato Vinovo. E’ presto per fornire valutazioni definitive, ma si ha l’impressione di come alcuni giocatori vogliano dimostrare di aver influito come e più di Conte nel triennio scorso. Inoltre qualcuno di quelli che non sono riusciti ad incidere sta tirando fuori le unghie.
Allegri si sta dimostrando abile nell’allentare la pressione su una rosa effettivamente “stressata”: una serie ininterrotta di stagioni ad alto livello logora un po’ tutti, giocoforza, nel fisico e nelle motivazioni. Eppure il livornese è riuscito, almeno fino ad ora, a liberare la testa dei suoi da queste “catene mentali” lasciando le briglie un po’ più sciolte, soprattutto a livello tattico. Ecco allora che l’infortunio di Pirlo è servito a Claudio Marchisio per riprendere slancio e scalare posizioni nella classifica di preferenze del Mister: il ragazzo sta bene fisicamente rispetto al passato, e si vede, ha voglia di riscatto e di riguadagnare i crediti persi nelle ultime due stagioni. In mezzo, da vice-Pirlo, è ordinato, concreto, dà persino maggiore equilibrio rispetto al fuoriclasse bresciano anche se ovviamente non possiede lo stesso piede fatato e la visione di gioco che conferiscono maggiore imprevedibilità offensiva alla squadra. Un altro che sembra beneficiare del lavoro di Allegri è Carlos Tevez. Il tecnico ha piazzato l’Apache in posizione leggermente arretrata, da falso trequartista: Carlos riceve spesso lontano dalla porta, smista l’azione su Llorente, sulle mezzali o sugli esterni, che si inseriscono a memoria secondo gli schemi di Conte, e poi sfrutta la sua potenza e la sua rapidità per farsi trovare puntuale in zona gol. Quattro presenze e quattro scalpi, quattro tacche sul tomahawk. Il Giovinco visto contro il Cesena, messo a girare al largo rispetto alla punta centrale, come Tevez, è un altro giocatore. Libero di testa, cerca la magia (grandissimo lo stop di tacco a seguire nel finale con il quale in un colpo solo ha dribblato l’avversario e si è preparato al tiro), è incisivo anche nella zona calda e solo un misto di sfortuna ed abilità di Leali gli ha negato il gol. I nuovi si sono inseriti benissimo, Pereyra ed Evra su tutti. Sul francese sussistevano pochi dubbi, l’argentino ha invece fugato le iniziali perplessità e la diffidenza del popolo juventino con ottime prestazioni, soprattutto a livello di personalità, che sono valse al Tucumano la prima chiamata nella selecciòn albiceleste. Fernando Llorente sembra un po’ in ritardo rispetto agli altri, ma va sottolineato che anche l’anno scorso tardò ad ingranare anche per via del fisico imponente e Conte utilizzò il “solo bello” da Pamplona con il contagocce.
La squadra nel complesso dimostra di possedere una sicurezza e quella “tra virgolette arroganza”, come diceva Conte, che le permette non solo di vincere, ma anche di subire praticamente nulla in cinque partite. Cinque vittorie consecutive tra campionato e Champions, zero gol subiti e pochissimi tentativi concessi all’avversario di turno. Avversario che fino ad ora si è chiamato Chievo, Udinese, Malmoe, Milan e Cesena. Con l’esclusione dei rossoneri tutte squadre storicamente di basso lignaggio rispetto alla Juventus. Ma a memoria non si ricorda una partita a San Siro contro il Diavolo in cui la squadra di casa non sia riuscita mai, o quasi, a superare la linea di centrocampo. Certo, viene da dire, non si capisce dove cominciano i meriti della Juventus e dove finiscono i demeriti del Milan, ma nessuno può discutere su una partita stradominata dall’inizio alla fine dai bianconeri di Allegri.
Tutto ciò, non dimentichiamolo, è stato ottenuto senza Andrea Pirlo, da tutti reputato il miglior regista del mondo, con Vidal a mezzo servizio come il nuovo acquisto Morata, senza l’altro Andrea, Barzagli, probabilmente il miglior difensore centrale in rosa. Aspettiamo Allegri alla prova del nove, costituita dagli imminenti appuntamenti contro Atletico Madrid e Roma, per vedere come si comporterà la Juventus al momento di rodere ossa un po’ più coriacee rispetto alle costolette divorate fino ad oggi.
Insomma, Allegri vive di rendita si, ma non per i motivi a cui tutti pensano.