La Gazzetta dello Sport ha premiato come allenatore dell’anno Antonio Conte. Non conosco modalità e motivazioni dell’attribuzione, semplicemente perché non seguo e non leggo quasi più nulla che provenga da quella testata e i motivi li conoscete. Tuttavia una breve riflessione sugli allenatori di questo 2015 che sta per concludersi mi pare doveroso farla, almeno quelli di calcio.
Il bravissimo Antonio Conte, e ci mancherebbe altro che non lo considerassimo tale, cosa ha ottenuto nel 2015? La qualificazione ai Campionati Europei di Francia in un girone non certo complicato e in cui i posti a disposizione erano 2 più uno ai play-off. A suo merito c’è da dire che il parco giocatori oggi a disposizione della Nazionale maggiore non è di certo eccellente, anzi. Nonostante ciò, come suo solito, il mister salentino è riuscito a raggiungere l’obiettivo cavando sangue dalle rape. È altrettanto giusto ricordare, però, come le prestazioni della Nazionale non abbiano mai esaltato nessun osservatore e spesso abbiamo assistito a partite sofferte anche contro avversarie non di certo eccelse tipo Malta, sconfitta solo grazie ad un gol di mano. Anche le quattro amichevoli disputate dagli Azzurri non hanno elevato il livello di qualità e risultati: zero vittorie ottenute contro avversari più forti di quelli incontrati nel girone, zero posti guadagnati nel ranking Fifa per squadre Nazionali. A luglio scorso, infatti, l’Italia di Conte era 17^, il gradino più basso mai toccato da quando è stata istituita la speciale classifica. Sappiamo tutti benissimo che l’Italia non è stata mai un rullo compressore nelle partite amichevoli, ma questo è stato il cammino della squadra guidata da Conte nell’anno solare e di questo, e solo di questo, parliamo.
Un signore (per giunta italiano), invece, arriva a luglio 2014 in una squadra che ha appena perso il suo condottiero (vedi sopra) che le aveva fatto vincere, fino a quella estate, 3 magnifici scudetti consecutivi. Questo signore viene insultato dai suoi tifosi all’arrivo in sede e deriso da quelli avversari, contenti e sicuri di fermare lo strapotere juventino in campionato grazie alla inopinata scelta della società bianconera di affidarsi a Massimiliano Allegri, il signore in questione. Eppure, pur non avendo potuto influire sulle scelte di mercato, quelle strategiche che si fanno in primavera, questo allenatore riesce comunque a:
- Conquistare lo scudetto dominando il campionato, vinto praticamente a marzo;
- Vincere la Coppa Italia, la decima, che sfuggiva alla Juventus da 20 anni;
- Arrivare in Finale di Champions League, dopo 12 anni e dopo campagne internazionali non esaltanti, sbugiardando ogni pronostico (compreso quello del vincitore del suddetto premio), perdendola con onore da una delle squadre più forti del decennio.
- Vincere la Supercoppa italiana 2015 giocata con mezza squadra infortunata e pochissimi giorni di preparazione nelle gambe;
Una tripletta sfiorata in un’annata simile e con un parco giocatori non molto diverso da quello dell’anno precedente e non selezionato da lui!
Questa breve riflessione non vuole inserirsi nella suprema battaglia tra “vedove” e “contro-vedove” all’interno della tifoseria juventina. Ne ho già parlato diverso tempo fa e non mi va di ripetere ancora lo stesso stupido concetto. Pur avendo amato Antonio Conte fino al giorno delle dimissioni e continuando ad essergli grato per tutte le immense soddisfazioni che ci ha dato in quei 3 anni, io credo che una stagione come quella vissuta da Max Allegri non abbia molti paragoni da temere con quelle di altri grandi allenatori del passato, sia per i successi ottenuti che, soprattutto, per come era iniziata.
Questa, ovviamente, è solo la mia opinione. Non intendo certo sminuire il giudizio di chi ha assegnato quel premio.