…E venne il giorno della trasferta ad Atalanta. Così esplicitò Insigne, preclaro esperto di geografia: “Domenica giocheremo ad Atalanta, campo difficile e squadra tosta” Oddio, non che avesse tutti i torti dal versante calcistico, data la consistenza dell’11 bergamasco e la consolidata abitudine a stazionare nelle parti alte della classifica, per il resto lasciamo pure che il piccoletto sia convinto che Torre Annunziata faccia provincia!
Una volta, nemmeno tanti anni fa, quando la Juve si faceva un giro ai piedi della Val Brembana (ho molti meno soldi di Insigne, ma conosco la geografia meglio di lui e mi consolo) la trasferta assumeva i contorni della scampagnata, una boccata di ossigeno con il pretesto di osservare qualche giovane promettente da portare a Torino. I più attempati ricorderanno il grande Scirea con la maglia atalantina, l’attuale opinionista Mediaset Tacchinardi e l’allenatore del Bologna… Donadoni. Lo so che non è andata proprio così, tutta colpa di un “palazzinaro” milanese, compratore di televisioni e leader politico. Eppure Bortolotti e Boniperti si erano già strette le mani, salvo poi: “Scusa Giampiero, Silvio me ne dà di più”.
Che la Dea sia un serbatoio di grandi “promesse” non ci piove e che la politica del club tenda al proprio mantenimento grazie a esso, è la logica conseguenza, ma sono le scelte geopolitiche che sono cambiate. Si fa meno strada e ci si ferma in regione: perché andare fino a Torino, quando Gagliardini puoi piazzarlo all’Inter; Conti e Kessie al Milan e via dicendo? E se poi la Juve acquista Caldara e lo lascia un anno ancora, ci sono tutti presupposti per puntare i piedi e non far partire Spinazzola. Tanto, Marotta ti concede pure Orsolini… Non ci si vorrà mica indebolire? Abbiamo da giocare l’Europa League, noi!
Tranquilli, c’è sempre il vecchio Licht che se la sfanga e lo Spinazzola visto in nazionale, può anche attendere. La Juve non si scompone per così poco, ma trae insegnamento, a buon intenditor…
Allegri di tutto ciò non si preoccupa. I suoi pensieri sono assorbiti dall’infortunio patito da Pjanic, migliore in campo nel derby, dal recupero di Marchisio e di Khedira, là in mezzo, dove il gioco nasce e dove fortunatamente sta nascendo un uruguagio di 20 anni. I pensieri del mister sono improntati a cementare un turn over scientifico per distribuire il giusto consumo delle energie, lungo una stagione che si protarrà fino a maggio, al ritmo di una partita ogni 3 giorni.
Siccome la squadra di Insigne non molla e Spalletti ha “mas culo que alma”, Bergamo è una tappa da scollinare con 3 punti da aggiungere alla classifica. Cadono a fagiuolo lo sblocco di Higuaín in Champions League, la condizione “marziana” di Mandzukic, l’inserimento così inatteso di Matuidì ed il “rifiatar giocando” della Joya. Per cui, con ogni probabilità i bianconeri si presenteranno con Buffon in porta, a 4 Lichtsteiner, Benatia, Chiellini (Allegri in conferenza stampa dixit) e Alex Sandro; Matuidi e Bentancur in mezzo; Bernardeschi (azzardo!), Dybala e Mandzukic, con Higuaín di punta. Rugani fuori sa tanto di bocciatura.
La banda di Gasperini è reduce da un ottimo pari a Lione, nel girone di Europa League, competizione che pare essere iniziata col piglio di chi vuole giocarsi le proprie chances fino in fondo. Attenzione però che la coppe prosciugano enormi quantità di risorse ed energie ed il fatto poi che il recupero è limitato a 72 ore potrebbe rivelarsi un handicap per una formazione non assuefatta allo sforzo. Ad ogni buon conto, gli 11 da schierare contro la Juventus sono gli stessi di giovedì, sperando ancora nell’ispirazione del Papu Gomez, nella potenza di Petagna, nella saggezza difensiva di Caldara e nel movimento di Freuler e Cristante.
Un ultimo appunto: qualcuno è pregato di avvisare il signor Damato che i nerazzurri che vedrà in campo non sono quelli di Milano, per i quali non ha mai nascosto le sue simpatie. Ne va della regolarità del campionato.
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