A Bergamo ha sede la rivelazione della stagione. Ha la maglia nerazzurra, come per significare il più grande sberleffo che parte da una trentina di kilometri di distanza verso altri nerazzurri. Con fatturati stratosfericamente più grandi, con “tituli” nemmeno da mettere a paragone, con mezzucci e intrallazzi da scrivere interi antichi testamenti. E muti, non il Riccardo direttore d’orchestra. Muti, proprio zitti, di fronte alla piccola Atalanta, prima squadra nerazzurra in Lombardia!
A Bergamo va di scena l’anticipo degli anticipi. Gara al vertice come poche, tra Atalanta e Juventus. La regina delle provinciali contro la Regina e basta. Una città, Berghem, che ospita il trasferimento del laboratorio Sisport (quando la Sispost era bianconera, bei tempi per l’impianto di corso Unione Sovietica!), tout court con tanto di “mago” Gasp. Al secolo Gian Piero Gasperini da Grugliasco, col vizio di trasformare begli anatroccoli in cigni meravigliosi.
Da Bergamo a Torino la tradotta dei campioni è stata sempre piena. Un solo nome, valga per tutti: Gaetano Scirea. Per giungere a Caldara, Spinazzola, Conti (?), produzione d’annata. Ragazzi tosti e con la voglia matta di emergere e di calcare le orme dei predecessori.
Brutta gatta da pelare, l’Atalanta. Una squadra che corre, come l’eroina che le dà il nome. Un gruppo di sfrontati che ha rivitalizzato perfino il Papu Gomez, dove la punta principale fa il rifinitore (Petagna) e un centrale di difesa segna quasi come una punta.
Eppure la Juve non arretra. Anzi, si presenta con la formazione tipo e rimanda al Monaco la brutta figura dei comprimari mandati al macello. Grande scelta di Allegri che non nasconde di essere felice di affrontare quella serie di ostacoli che si palesa di fronte, roba che farebbe tremare i polsi a chiunque, ma non a lui. Non ai suoi, non alla Juve. Sotto con gli atalantini, per il Monaco davanti al principe Alberto Grimaldi c’è tempo. “E già 5 giorni tra Genoa e Atalanta sono troppi, una noia mortale. Meglio 3 partite in 6 giorni”, poi qualcuno ha ancora il coraggio, o meglio l’ottusaggine, di pensare che Allegri non sia un grandissimo!
Juventus al completo, dunque. Con Buffon in porta; Dani Alves, Bonucci, Chiellini, Alex Sandro in difesa; Khedira (che salterà Montecarlo) e Pjanic in mezzo; Cuadrado, Dybala, Mandzukic dietro a Higuaín. Perché giocando si minuteggia, perché giocando ci si conosce e ci si perfeziona. Atalanta, come prova generale per la semifinale di UCL.
Gasperini risponde con l’11 di base. Berisha tra i pali; Toloi, Caldara e Masiello, 3 di difesa; Conti, Freuler, Kessiè e Spinazzola quaterna di centrocampo; Kurtic e Gomez a ridosso di Petagna, punta centrale.
Fischia, si spera non a torto, il signor Guida di Torre Annunziata. Magari stavolta se la sente pure…
Per Allegri è la partita delle partite, così come il derby della prossima settimana; guarda caso dimenticandosi delle semifinali, sacripante di un tecnico. L’avrà fatto per scaricare la tensione o perché si trova lì per caso, senza sapere chi ringraziare?
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