Come tanti novelli John Watson, ieri sera tutti noi abbiamo levato un unico grido di dolore alla fine della partita: troppi gol presi su palla ferma!
“Elementare”, ci ha ripresi bonario il nostro Maurizio “Holmes” Sarri: i meccanismi di controllo delle situazioni non sono ancora chiari a tutti.
Gli indizi della nostra investigazione portavano dritti a una prima e facile indiziata: la difesa a zona sui calci piazzati ma, come nel più classico dei gialli, solo nel finale verrà svelato il colpevole e, come sempre, occhio al maggiordomo.
Dopo lo shock dell’eliminazione subita dall’Ajax in primavera, le aspettative per la partita di esordio della nuova campagna europea non erano molto elevate, anche perché nessuno poteva conoscere realmente il piano di gioco stabilito da Sarri. Il tecnico toscano, pur trovandosi di fronte a uno dei peggiori avversari possibili, ha soddisfatto una delle nostre maggiori speranze, cioè scendere in campo senza particolari timori e provare a giocarsela seguendo i propri principi di gioco: la risalita dal basso della manovra senza spazzate inutili in avanti, salvo quando strettamente necessario, la preparazione delle ripartenze accogliendo indietro l’Atletico per creare lo spazio necessario e l’utilizzo di Cuadrado invece di Bernardeschi, molto più confacente a questo scopo.
Dopo un primo tempo di naturale sofferenza e qualche timido tentativo di attuare il piano, nella seconda frazione di gara l’undici biancoblu (cioè noi, ndr) raccoglie i frutti sperati. Due contropiede magistralmente portati, finalmente, e doppio vantaggio a metà ripresa. Il primo gol si concretizza grazie a un capolavoro tecnico e balistico di Cuadrado che disorienta il dirimpettaio e scocca all’incrocio opposto uno stupendo tiro mancino. Il secondo, invece, è da manuale: con tre passaggi siamo sul fondo, cross magistrale di Alex Sandro, incornata perfetta di Matuidi, uno di quelli “forse sottovalutati”.
Il nostro Alberto Fantoni si è voluto cimentare nell’elogio dell’autore dell’assist, la cui crescita esponenziale ne conferma l’ormai piena maturazione:
L’inserimento di Matuidi, invece, mi consente di parlare di uno degli argomenti lasciati in sospeso nell’articolo su Fiorentina-Juve e cioè quello che, secondo la mia modestissima opinione, è un equivoco tattico che ci portiamo dietro da inizio stagione: ci manca un centravanti in area. Non sempre potranno essere le mezzali a coprire quel vuoto che Higuain non ha mai riempito e non riempie mai.
Che partita ha fatto il Pipita? Per quelli che sono i canoni della Champions, oserei dire anonima: il passaggio a Cuadrado è pretenzioso definirlo “assist” ma resta comunque una splendida intuizione dell’argentino. Che però resterà l’unica della serata.
Serata a cui va aggiunto il peccato mortale del mancato passaggio a Ronaldo in quella occasione che avrebbe facilmente insaccato e messo in cassaforte il risultato.

L’immagine è eloquente, non occorre aggiungere altro
Per il modo di giocare visto fino a oggi, resto dell’idea che la coppia Ronaldo-Higuain non abbia gli incastri giusti per sistemare il puzzle, vediamo cosa s’inventa Sarri da qui in avanti.
Questo gol mancato, poi, dà l’avvio alle altre brutte notizie.
Intendiamoci, la bella prestazione di squadra, molto confortante per il futuro, non viene offuscata dal modo in cui subiamo i due gol della rimonta, ma intanto andiamo via dal Wanda Metropolitano con 2 punti in meno, sperando di non doverli rimpiangere.
Vorrei soffermarmi sul primo gol, quello più strano.
Un calcio di punizione molto distante dalla porta e in posizione centrale, all’apparenza non eccessivamente pericoloso.
L’Atletico, però, non è dello stesso avviso e ha un piano diabolico: dispone due blocchi in area, uno a destra e uno a sinistra lasciando il solo Joao Felix a presidiare il centro dell’area. Questa disposizione disorienta e distrae la difesa juventina che non riesce a tenere una corretta linea del fuorigioco e accade il patatrac.

Qui si vedono bene i due blocchi e, addirittura, la superiorità numerica creata sulla destra con solo 2 juventini a marcare 3 avversari.
C’è un altro problema, quello già riscontrato contro il Napoli e che si nota osservando l’azione da altra visuale:
La disposizione della linea è totalmente sballata.
Vuoi per merito degli avversari che lasciano tanto spazio da coprire, vuoi per i meccanismi non ancora rodati, Bonucci e De Ligt scappano indietro troppo presto tenendo in gioco gli avversari mentre Bentancur era riuscito a mettere in fuorigioco Savic. Quello spazio tra sé e l’avversario gioca però a suo sfavore dal momento che la tattica del fuorigioco fallisce miseramente.
La seconda rete, invece, è il più classico dei gol su calcio d’angolo e anche qui entra in gioco la difesa a zona che, più volte nell’arco della partita, ha consentito ai colchoneros, Gimenez il più pericoloso, di staccare facilmente sulla testa degli juventini con il consueto “terzo tempo” di stampo cestistico.
Non capirò mai l’utilità della difesa a zona sui corner ma, non avendo il patentino, mi rimetto alle scelte di Sarri. Il mister, nel post partita, ricordava che la Juve non è nuova a subire reti su calcio piazzato, e non si può certo dargli torto: col Manchester in casa, con gli stessi spagnoli agli ottavi e da De Ligt ai quarti, solo per citare la passata edizione di Champions. Nemmeno la difesa a uomo mette dunque al riparo dal raccogliere la palla dal fondo della rete, e allora chi è il colpevole, Sherlock?
La risposta nella prossima puntata, ovviamente.