Dopo il naturale periodo di rodaggio e il rientro di qualche infortunato di lungo corso, la Juve di Pirlo era chiamata a dare continuità alle cose buone fatte vedere in alcuni frangenti.
All’appello non ha risposto.
Se col Barcellona si erano viste le prime avvisaglie, col Ferencvaros e stasera possiamo parlare del classico terzetto di indizi che costituiscono una prova. C’è un campanello d’allarme che suona per segnalare le poche scorte di cattiveria.
Nel famigerato scontro televisivo tra Adani e Allegri di qualche anno fa, gli ideali contrapposti erano questi: da una parte chi pretendeva, dalla squadra più forte d’Italia, prestazioni sempre migliori dal punto di vista dell’estetica e del gioco (a sapere cosa siano, opinione personale); dall’altra la ferma convinzione che il mestiere dell’allenatore non si riduca semplicemente a fare la formazione e dire ai giocatori, per filo e per segno, cosa fare in campo: che c’è dell’altro.
Questo “altro” è rappresentato dalle 3 prestazioni su citate: una squadra che, seppur con l’alibi dei diversi difetti strutturali, non riesce a gestire i diversi momenti di una partita. Perché, sempre come diceva il fin troppo facile profeta livornese, non si può pensare di dominare una partita per 90 minuti. Occorre essere bravi a ottenere il massimo quando si ha in mano il pallino del gioco e saper soffrire quando è l’avversario a costringerti sulla difensiva.
Questa prima versione di Juve 2020/21, se non riesce a fare bene la prima, va molto in difficoltà quando deve fare la seconda.
Non è difficile notare come il meccanismo del recupero palla “quanto più avanti è possibile” vada spesso in affanno in molti tratti di partita: oggi pomeriggio è successo solo negli ultimi minuti di primo tempo ma è bastato a non portare a casa i 3 punti. E non riuscire a venire a capo di una squadra come il Benevento è abbastanza grave per i detentori del titolo.
La società, nelle persone di Paratici e Nedved, ha deciso di abdicare al trono degli 1-0 brutti e sporchi per provare a seguire la chimera del dominio del gioco al grido di “chissenefrega se prendiamo un gol.”
“È più bello vincere 4-1 che 1-0”
Questa squadra ha nelle corde questo tipo di mentalità?
La rosa di Pirlo è in grado di dominare le partite segnando almeno 3 gol a partita, in modo da rendere innocua qualche distrazione o calo di concentrazione?
In difesa le potenzialità ci sono tutte nonostante i troppi infortuni che la stanno falcidiando e la precaria tenuta fisica di capitan Chiellini.
Le note dolenti iniziano col reparto centrale, il cuore di una squadra. Quei giocatori che, al di là di quanto si creda, segnano il livello di una compagine più degli attaccanti.
Il centrocampo della Juve di quest’anno è molto giovane, quindi inesperto, ma non mostra, della gioventù, quella foga agonistica che un tifoso si aspetta da gente di 20-25 anni. Non c’è un vero e proprio regista, i mediani hanno difficoltà a fare una giocata decisiva in avanti, gli esterni vengono sbattuti a destra e sinistra perché ancora non è ben chiaro chi è titolare di quale ruolo. E nemmeno tra questi troviamo un trascinatore che ci metta, in mancanza di mezzi o forma fisica, il cuore e la voglia di spaccare tutto e tutti.
In attacco la coppia titolare è formidabile, promette benissimo ma, com’è naturale, non può giocare 50 partite in un anno più gli impegni con le Nazionali. Il problema è che, tolti Morata e Ronaldo, resta il solo Dybala.
Dybala che, anche oggi pomeriggio, continua a giocare a una specie di “gioco delle coppie”: il suo obiettivo sembra essere farsi trovare vicino a qualche compagno a cui finisce per pestare i piedi. In questo modo rendendo più facile il compito ai difensori che possono usufruire dell’offerta 2 al prezzo di 1.
Al di là di questo, non è pensabile affrontare tutta la stagione con solo 3 attaccanti.
Come se non bastasse… Affinché una squadra realizzi molti gol occorre che tutta la rosa partecipi attivamente alla mansione di buttare il pallone nella rete. A oggi siamo con oltre il 70% delle segnature realizzate da solo 2 elementi.
Per fare molti gol serve innalzare la percentuale di realizzazione da calci piazzati, battere degnamente i corner e avere bravi tiratori da lontano. 3 fondamentali in cui siamo nulli o poco più.
Per quanto riguarda le reti dai reparti che non siano l’attacco siamo ai 2 di Kulusevski e 1 di Bonucci.
Io non so cosa aspettarmi dal mercato di riparazione, spero almeno un centravanti di riserva. Tuttavia, dovesse restare questa la rosa a disposizione, occorre che tutti quanti facciano crescere il livello di competitività e la fame di vittorie. Dove non arriva la tecnica serve la ferocia.
Non credo, però, che esista un mercato a cui comprare questi requisiti.