Terminata la sessione estiva di calciomercato è tempo di un doveroso bilancio, prima di rituffarsi a tempo pieno sull’amato calcio giocato.
Come ogni anno gli ultimi minuti prima del gong hanno creato un’attesa spasmodica, conclusasi poi nella classica bolla di sapone: il ciclopico giro di punte Quagliarella-Borriello-Gilardino è evaporato sull’ingaggio da nababbo del romanista (più che su un presunto stop dato da Conte), mentre la trattativa per Nainggolan (questa si davvero ben imbastita) ha dovuto arrendersi alle resistenze del presidente del Cagliari, il sempre imprevedibile Cellino.
Cosa resta di questo mercato? Sicuramente tanta qualità con pochi soldi da spendere: il saldo di mercato infatti risulta positivo nonostante le acquisizioni di un pezzo da 90 come Tevez e di uno dei migliori difensori di prospettiva in Italia, al secolo Angelo Ogbonna (e Llorente preso a 0).
Le cessioni hanno scavato un solco più nella pancia del tifoso bianconero, nuovamente affezionato ai propri giocatori dopo due anni vissuti al massimo: sia Giaccherini che Matri non rappresentavano certamente degli intoccabili agli occhi di Antonio Conte, che di fronte ai giornalisti dissimula con abilità , ma minuti di impiego e numero di partite da titolari dei due interessati mostrano la vera faccia della medaglia.
Partito anche Luca Marrone, pronto a giocarsi le sue carte in provincia con la maglia del Sassuolo: nell’operazione è rientrato lo scambio di comproprietà con il giovanissimo talento Domenico Berardi, uno che ha nei piedi i colpi per segnare il calcio italiano da qui a 10 anni.
Gli eterni scontenti (che dal 2006 affollano con preoccupante persistenza le fila del tifo zebrato) hanno individuato l’ennesimo punto debole (anzi debolissimo!) della campagna acquisiti: il mancato arrivo di un esterno di sinistra.
Quello dell’esterno è stato il classico tormentone di fine mercato, che compare con puntualità svizzera ad ogni 31 agosto (adesso 2 settembre) da quando si è insediato al timone Beppe Marotta: nel 2011 fu la mancata cessione di Bonucci per rimpiazzarlo con un centrale di “valore” (tutto vero, ho il difetto di avere un’ottima memoria), nel 2012 fu l’attaccante (richiesta più legittima in questo caso), quest’anno è il momento dell’esterno.
La questione è molto delicata e andrebbe analizzata a parte: si imputa ad Asamoah il fatto di essere un adattato e di non eccellere nei cross: in parte è vero, ma il modulo utilizzato da Conte, l’arcinoto 3-5-2, obbliga il giocatore di fascia ad un fiaccante doppio ruolo di attacco e copertura, con delicatissimi movimenti di incrocio ed elastico con il terzino sinistro.
Di tutti i nomi comparsi, Zuniga a parte (unica vera richiesta di Conte) non sembrava esserci nessuno in grado di garantire la stessa mole di lavoro prodotta dal ghanese, almeno ad un prezzo contenuto (e la sensazione generale è che la Exor non abbia messo nemmeno un centesimo per finanziare il mercato in entrata). Si sacrificherà quindi un po’ di qualità in attacco a scapito di una impressionante tenuta difensiva, che rappresenta l’autentico solco che separa la Juventus dalle sue rivali in Italia (in Europa il discorso è più complesso, ma sono dell’idea che la Champions sia troppo aleatoria per puntarci un’intera stagione).
Lo stesso ragionamento vale per la catena di destra, che nelle prime uscite ha fatto vedere un Lichtsteiner più in forma che mai e dove si punterà forte sulla rinascita di Mauricio Isla, uno che ha piedi e corsa per dare nuove soluzioni offensive, ma si trova ad un autentico bivio della propria carriera.
L’unico reparto che necessitava di un restyling profondo era quello offensivo: Carlitos Tevez è già una splendida realtà e sta portando in dote una mole di lavoro immensa, unita ad una qualità che prima mancava (e si vede, eccome se si vede). Mirko Vucinic, al di là di rumours infondati che lo davano in partenza, è il secondo punto fermo dell’attacco, dove può finalmente duettare con un partner che parla la stessa lingua tecnica, mentre Llorente si farà: non credete troppo alle illazioni di giornalisti o peggio ancora agenti FIFA (i nuovi mostri delle interviste sul web), il ragazzo ha tecnica e fisico per sfondare nel campionato italiano.
Chiudono il cerchio Giovinco (senza pressioni addosso riparte da zero, occasione ghiotta per dimostrare di valere la fiducia dell’allenatore) e Fabio Quagliarella, rimasto dopo essere stato ad un passo dall’addio: se entrerà in una nuova dimensione mentale potrà essere una riserva letale con i suoi colpi da prestigiatore.
Un mercato intelligente, che è riuscito ad andare a braccio con gli stringenti vincoli proprietari (il famoso scudetto del bilancio made in Jaki Elkann), innalzando la qualità media dell’unico reparto non all’altezza degli altri due.
La Juve parte di nuovo favorita e Conte dovrà essere in grado di gestire le enormi pressioni che comporta lo storico assalto al terzo scudetto consecutivo.
La palla passa a lui, ma siamo in mani solidissime
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