“Per un caldo Natale, brucia un gobbo”. Questa vergogna di striscione campeggiava qualche anno fa nella curva dei tifosi più accesi del Bologna. Ovviamente, poichè non si trattava che di una bravata folkloristica di alcuni buontemponi e non di una proditoria e reiterata “merda” di bambini juventini travestiti da Starwars, passò nell’oblio presso il Giudice Sportivo.
Non è però passata inosservata nell’animo di civili persone che hanno avuto della città delle torri gemelle una reputazione convinta e fondata. La città che vide nascere una delle Università più antiche e gloriose del Medioevo, che diede i natali a Marcello Malpighi, che fu comunemente denominata “La dotta”, che ha tutt’oggi nella maschera di Balanzone la satira bonaria della cultura e che ha tracciato con Respighi la via della musica seria del ‘900, è scaduta a far mostra di sè nell’ignoranza crassa di figli degeneri. E, quel che fa più male, senza conseguenza alcuna, nell’indifferenza più colpevole.
Bologna – Juventus era sinonimo di spettacolo, di grandi giocatori, di “università” del calcio, da godere insieme, come spesso mi è capitato al Comunale, in Maratona, mescolati e parlando emiliano, io figlio di “pramzàn” col “lilòr ad Bulegna”. Poi qualcosa è andato storto. Forse qualche bollicina di Idrolitina è salita su per il naso del conte Gazzoni Frascara che, per occultare le proprie incapacità ha imboccato la via facile del sollevamento di polveroni. D’altronde, trattasi di sport nazionale: è sempre colpa della Juventus.
Risultato è che in questa bolgia priva di fondamento, ma tremendamente reale, oggi approda la truppa di Allegri, per una delle trasferte più delicate dell’anno, di ogni anno, per cornice ambiantale e accoglienza. Conta solo il campo, grazie al Cielo e su questo versante, la differenza tra le due compagini è notevole, anche se i rossoblù di Donadoni si fanno rispettare e vantano un ruolino di marcia più che dignitoso. Poi, si sa, quando arriva la Juve…
Questa è una giornata in cui approfittare dello scivolone del “Barcellona della Bovisa”, oltre a mantenere inalterata la distanza da Napoli (passato facilmente su un tappeto rosso, anzi granata, a Torino) e Roma (che adora vincere con giochi di mano, giochi di FAZZIO, come avrebbe pronunciato la mai tanto compianta Anna Marchesini).
L’orientamento sembra essere quello di rinunciare ancora una volta a Dybala, preferendo Douglas Costa (Cuadrado non convocato) e Mandzukic a sinistra, con Gonzalo insostituibile. Il 4 – 3 – 3 prevede un centrocampo con il trio Matuidi, Pjanic e Khedira, salvo sorprese dell’ultima ora. Dietro, De Sciglio, Barzagli, Benatia e Alex Sandro confermatissimi, davanti a Szczesny, ormai quasi titolare, per il prolungato forfait di Gigi. Bentornato, Marko Pjaca anche se solo in panca.
Donadoni oppone Mirante (ex del post Calciopoli); Torosidis, Gonzales, Helader e Masina; Poli, Pulgar, Donsah; Verdi (attento a costui!), Destro e Krejci; insieme a una stadio che si accende solo quando vede bianconero.
Meglio non parlare di Banti. La parola d’ordine è “tre punti per la classifica e per quelli là, che si trovino altro combustibile da bruciare nella stufa”.