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Buoni e cattivi

Ne “Il letto a tre piazze”, ad un certo punto il professor Castagnano (Peppino de Filippo) costringe il “reduce” Antonio (Totò) ad accompagnarlo a scuola e lo presenta al preside come un suo assistente. Peppino è costretto ad assentarsi dall’aula, lasciando quindi a Totò l’onere di tenere l’ordine tra le sue allieve.

Totò decide di passare a una valutazione delle studentesse, e utilizza la lavagna per una particolare classificazione; invece della tradizionale ripartizione tra “buoni” e “cattivi”, un vero classico nei ricordi scolastici di tutti noi, impone una classificazione tra “bone” e “cattive”. Passa quindi in rassegna tutte le ragazze; arriva la prima, una maggiorata, e Totò commenta:

“Quanto è buona lei! Lo leggo nei suoi occhi, lei è buona. Oddio non esageriamo, bisogna saperla prendere, ed io saprei prenderla  e prendendola per il suo verso lei è la bontà personificata!”.

A parte che oggi ci sarebbe una censura maggiore che nel 1960 su certe frasi (pensate a che livelli siamo arrivati), e dato che la maggior parte dei lettori di questo blog non sa neanche cosa sia una lavagna (parlo delle lavagne di ardesia; oggi si usano altri supporti, come le lavagne bianche del tipo “Velleda”), stilerò una TABELLA, con da una parte le cose positive, e dall’altra le cose negative di questa stagione di serie A.

Non sarà semplice, ma cercherò di essere il più obiettivo possibile. E non sarà semplice perché una stagione così complessa, con tre mesi di stop nel mezzo, non era mai successa.

Mi tolgo subito il sassolino Sarri.

A chi lo accusava di essere un talebano, ha dimostrato che non è così, giocando sia con il 4-3-1-2 (15 volte), sia con il 4-3-3 (17 volte), ma anche con il 4-4-2 (2 volte) o con il 4-1-2-1-2 (2 volte).

E secondo me ha gestito bene anche lo spogliatoio, che, nonostante il cammino differente rispetto allo scorso anno (lo scudetto si era vinto praticamente a dicembre), non ha dato segni di cedimento.

Quello che non è andato bene, secondo me, è la gestione dei cambi: sempre ruolo su ruolo (escluso il cambio Rugani-Dybala nel finale della partita di ritorno con la Lazio). Quindi è il singolo che deve dare il cambio di marcia e non l’allenatore.

Certamente Sarri non ha avuto un inizio facile, con la polmonite che lo ha tenuto fuori un mese e con alcune dichiarazioni non “juventine”, come quella sui “secondi posti” che non sarebbero da disdegnare.

Ma la comunicazione del tecnico toscano è stata in crescendo (escludendo le toccate di palle scaramantiche), perché ha sempre parlato di calcio, nelle conferenze stampa. Sarri si è anche leggermente “ingobbito”, perché si è reso conto che, a differenza di altre parti del mondo, in Italia chi vince perché è più forte non riceve complimenti, ma odio.

A proposito di questo, piccola digressione.

La Juventus, domenica 26 luglio, ha vinto il nono scudetto consecutivo e per la trentottesima volta è arrivata in testa alla classifica di “prima categoria”. La Serie A è nata nel 1929 ma per la federazione si contano anche i campionati precedenti, quindi i conti sono quelli.

Tra domenica e lunedì, solo il Pescara Calcio e la Pro Vercelli hanno fatto i complimenti alla Juventus. Nessun’altra squadra di calcio. Vi sembra normale?

La Juventus sta dominando, esattamente come il Bayern in Germania e il PSG in Francia, ma mentre lì riconoscono i meriti, e gli avversari fanno i complimenti, da noi impera l’antijuventinismo.

Tutti (tranne i tifosi della Juve, e neanche tutti, a dire il vero) a dire che lo scudetto è stato vinto più per demeriti altrui che per meriti dei bianconeri.

Ma quando, dico QUANDO, riusciremo ad accettare le sconfitte in maniera serena e ad accettare le altrui vittorie?

La Juventus è l’unica squadra di serie A che ha un’intera area di proprietà con stadio, centro sportivo, albergo, centro medico, e chi più ne ha, più ne metta.

È una società che ha fatturato il doppio della terza in classifica delle italiane (Fonte: Deloitte Football Money League 2020), cioè 459 milioni di euro.

Ha una solida base societaria, con una presidenza praticamente presente da più di novant’anni nella storia della società.

Riconoscerne i meriti sarebbe così strano?

Molti mi dicono, “sì, ma in Europa?”.

A parte il fatto che in Europa, tranne l’anno in cui la Roma fece un turno più di noi, negli ultimi dieci anni siamo sempre andati meglio di tutte le altre italiane, ma voi avete capito cos’è quella roba che si chiama Champions League?

È una cosa che è difficilissima da vincere. Guardate il Bayern, ad esempio.

Domina in Germania da anni, riesce sempre a comprare i migliori giocatori tedeschi prima di tutti, tant’è vero che la nazionale è all’80% composta da giocatori del Bayern. Ha un fatturato di 660 milioni di euro.

Eppure, negli ultimi 15 anni, ha vinto solo una Champions, nel 2012-2013, ed in maniera anche abbastanza fortunosa (gol di Robben all’89°).

Ecco, cos’è la Champions.

Ma tornando ai fatti italiani, invece di dire: “rinforziamoci, investiamo, spendiamo meglio i soldi”, le altre squadre dicono “troviamo un modo per ostacolare la Juventus”.

E allora inventano la “Goal line technology”, il (la) VAR, modificano il protocollo, ipotizzano i playoff e concepiscono l’algoritmo. Chissà cosa inventeranno l’anno prossimo.

Torniamo alla nostra tabella.

Parlato di Sarri, tocca alla società.

Vince da nove anni consecutivi lo scudetto. Andrea Agnelli è il Presidente con più trofei della storia. Ha, come dicevo, un fatturato da record. Ha un’area sportiva praticamente di proprietà.

Eppure, è schiava delle plusvalenze. Ha un monte stipendi altissimo, e molti giocatori poco piazzabili.

Ma io mi sento di dire che alla società non possa essere imputato alcunché. È la Juventus, e da che mondo è mondo, alla Juventus funziona così.

Ah. Quella storia che la società ha cambiato allenatore per dare un gioco spettacolare alla squadra, scordatevelo. È fuffa.

Il tifoso è importantissimo, per le società di calcio, ma pensare che le decisioni vengano prese per soddisfarne il palato, vuol dire non aver capito nulla del calcio di oggi.

Ultimo, la costruzione della rosa, che per i motivi di cui sopra (plusvalenze e ingaggi) è stata fatta un po’ alla pene di segugio.

Parliamo della squadra.

Ronaldo: 31 gol (e 4 assist) in 32 presenze in serie A 2019/2020. Basta? A me sì. E non dico neanche che ha raggiunto Gerd Müller a quota 735 gol in carriera, entrando nella top 5 assoluto dei migliori marcatori di sempre.

Dybala, di nuovo lui, in attacco, e spesso decisivo: 11 gol e 7 assist, ma soprattutto la sensazione di vivere la maglia come una seconda pelle.

Bentancur, cresciuto tantissimo, e che ancora tanto deve crescere.

De Ligt, un guerriero, che a soli vent’anni, arrivato in un campionato molto più complesso di quello olandese, viene buttato nella mischia giocoforza e si prende in mano la difesa. Con una spalla lussata per mesi…

Szczesny, che con alcune parate è stato molto più che decisivo, ed ha anche iniziato ad urlare ai colleghi di reparto.

Cuadrado, che pur di indossare quella maglia si è messo a fare il terzino.

Bonucci, che, nonostante le immense lacune tecniche (parlo solo del ruolo di difensore centrale, autocitandomi, Bonucci non sarà mai un Montero) ha messo la fascia di capitano e l’ha onorata.

Gigi, immenso Gigi. Che pur di stare in gruppo è tornato a fare da riserva al polacco. E che riserva!

Demiral e Chiellini, sfortunati, ma che molto presto dimostreranno il loro valore.

Sugli altri non mi pronuncio. Ma il loro rendimento non è stato sempre all’altezza della Juventus.

Che altro dire? Riusciamo a goderci questo nono scudetto consecutivo, adesso?

EL TABELÙN COSE BUONE COSE NON BUONE
Sarri Talebano? No, grazie Cambi ruolo su ruolo
Spogliatoio in controllo Polmonite
Ingobbimento Dichiarazioni iniziali
Società Vince da nove anni Plusvalenze
Andrea Agnelli Monte ingaggi
Fatturato Esuberi
Area della Continassa Costruzione della rosa
Squadra CR7 Alex Sandro
Dybala Danilo
Bentancur De Sciglio
De Ligt Ramsey
Szczesny Khedira
Cuadrado Rabiot
Bonucci Matuidi
Buffon Higuain
Chiellini Bernardeschi
Demiral Douglas Costa
Pinsoglio Rugani
Pjanic
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