Boh, forse sarò un inguaribile romantico oppure un sognatore di iperboli, ma quando la Juve atterra a Cagliari, ho sempre l’impressione che vada a giocare contro un’intera regione e non contro 11 giocatori. Sicuramente i ricordi di Giggirriva “rombo di tuono”, di Albertosi e di Nenè, di Cera e di Greatti, di Domenghini e Gori fanno la loro parte nell’impressione che si rinnova ogni volta. I ragazzi di Scopigno erano l’avanguardia di un popolo che si redimeva da secoli di isolamento, nei confronti del “continente”. Avevo 14 anni, ero giovincello davvero, ma non troppo per non stampare emozioni nella memoria.
Di acqua ne è passata sotto i ponti e quanti villaggi turistici sono cresciuti sulla meraviglia delle coste sarde, da allora. Nulla cambia però nel calcio, se è fonte identitaria di popoli e genti. La Juventus resta la squadra del Continente da battere per un riscatto sociale e territoriale, il Cagliari resta il nucleo dello sport sardo. I quattro mori nel fattempo si sono moltiplicati, ma questo è un altro film.
I rossoblù attuali non hanno nulla a che spartire con gli scudettati di cui sopra, anche se sono una compagine dignitosa e di sostanza. La salvezza è l’obiettivo di sempre ed il cammino fino a qui percorso è in pieno rispetto delle attese. Anzi, se proprio si vuole essere precisi, pare che la squadra di Lopez sia più produttiva in trasferta che nel nuovo stadio, sorto dentro il vecchio Sant’Elia. Chissà che fine ha fatto l’Amsicora?
Arriva una Juve in salute, fresca semifinalista di Coppa Italia a spese di un Toro non pervenuto e forte di un ventaglio di soluzioni tattiche e di scelte tecniche invidiabili. Tant’è che con ogni probabilità, Allegri apporterà per l’ennesima volta una serie di variazioni di interpreti del 4 – 3 – 3 di recente invenzione e di soddisfacente realizzazione.
Facilmente gli esacampioni d’Italia si presenteranno con Szczesny in porta; Lichtsteiner (Barzagli), Chiellini, Benatia ed Alex Sandro linea di difesa; Khedira, Pjanic e Matuidi in mezzo; Bernardeschi con Dybala a ridosso di Higuaín. Parte dalla panchina Mandzukic, della serie “Allegri non lo sostituisce mai”. Insomma, il mister preferisce schierare una formazione solida e compatta, per annullare le possibili folate cagliaritane: gli entusiasmi vanno tranciati sul nascere, senza limitare però l’estro là davanti.
La squadra isolana è reduce da una vittoria di spessore in quel di Bergamo, risultato di prestigio visto il livello degli orobici, ma Diego Lopez sa benissimo che la Juve non va affrontata a viso aperto, onde evitare figure barbine. Cagliari dunque coperto e sornione, pronto a sfruttare le occasione che si presenteranno.
Secondo il 3 – 5 – 2 consueto, ci sarà Rafael tra i pali; Romagna (ex primavera), Ceppitelli e Pisacane in linea difensiva; laterali Faragò e Padoin (più scudettato lui di Napoli e Roma messe insieme!), con Cigarini in regia affiancato da Ionita e Barella (attenti a costui); Sau seconda punta con Pavoletti punta centrale.
Il Napoli gioca in casa col Verona e, a meno di cataclismi, con i 3 punti già in tasca. Occorre dunque una vittoria in terra sarda, per non perdere contatto con il Brasile di Fuorigrotta. La cosa appare alla portata della Juve, ma non sarà facile. Occhio e ancora occhio, le trappole sono dietro l’angolo.