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“A me mi” piace il calciomercato

“Per quest’anno non cambiare, stessa spiaggia, stesso mare…”

Tale Piero Focaccia (così adesso sapete a chi dare la colpa) per anni ha fatto ballare l’Italia con questa canzone ma tu hai sempre pensato che queste fossero cavolate buone per vecchi bacucchi con l’artrosi e la sciatica. Invece, puntuale, ci sei cascato alla grande. Hai applicato quell’incipit alla lettera, come si applica un teorema a una formula matematica. Vuoi perché tua moglie ha fatto amicizia con la vicina di sdraio e ti lascia respirare almeno per mezzora, vuoi perché la prole si diverte, è libera di scorrazzare e sfogare il proprio istinto omicida in un ambiente familiare. Vuoi, soprattutto, perché anche tu sei diventato un abitudinario con poca voglia di cambiamento e tanta voglia di non pensare.

E dopo le immancabili discussioni ti ritrovi sempre nello stesso posto, quarantacinque gradi all’ombra, con il tuo mezzo metro quadrato di paradiso, da condividere con una mandria di caproni affetta da una strana allergia al deodorante; patologia che non puoi fare a meno di notare, data la predisposizione alla socializzazione dimostrata da alcuni esemplari, facenti parte della suddetta mandria, nei tuoi confronti.

Durante l’anno hai la tua vita, le tue certezze, la tua routine consolidata, fatta di lavoro, eventualmente famiglia, pochi momenti liberi. In estate tutto ciò viene meno e ti ritrovi, inaspettatamente, a dover decidere cosa fare in quel piccolo lasso di tempo tutto per te.

La soluzione è ovvia, comoda, in certi casi economica: sedia pieghevole, bagnasciuga e giornale sportivo.

Tutti gli anni riproponi a te stesso di non farti risucchiare dal vortice del calcio estivo (se è per questo anche di non ritornare nello stesso posto), se di calcio si può parlare. In realtà è il nulla, un cumulo di sciocchezze, illazioni, supposizioni, boutade, voci di corridoio create ad arte per farti spendere quell’euricino e spiccioli. Eppure tu sei ancora li, ancora una volta immerso nella lettura. Sai benissimo che in questo periodo anche il giornalista più equilibrato, se mai sia esistita tale “entità”, esercita il proprio diritto di prelazione sulla cazzata, insindacabile, quasi previsto dal contratto collettivo.

Ti arriva una pallata nel polpaccio destro e quasi non ci fai caso. I due tizi che giocano a racchettoni poco più in là ti considerano come un elemento del paesaggio. Stai rosolando sotto il sole e un bambino ti schizza addosso quella che sembra acqua gelida, se confrontata con la temperatura della tua pelle. Ma la tortura peggiore è quella mentale alla quale ti stai sottoponendo di tua spontanea volontà. Ti incazzi, anche perché il diesse della tua squadra del cuore non riesce a concludere la trattativa, intavolata mesi fa, per quel terzino destro che serve come il pane! Nemmeno il tizio accanto che urla al cellulare riesce a distrarti. Lo guardi, ti guarda, indica il giornale e fa: “Anche a me mi piace il calciomercato. Chi ha preso l’Ascoli?”. Fai un cenno, abbozzi un sorriso, pensi a quella volta in cui tua madre maestra ti ricoprì amorevolmente di ceffoni per aver detto “a me mi” alla tenera età di tre anni (fatto che ti sconsigliò in seguito di perseverare nell’errore) e torni alla lettura, tanto quello nel frattempo sta di nuovo sbraitando con chissacchì al telefonino.

Il tormentone estivo del mercato di compravendita dei calciatori si trasforma per molti in un incubo, tanto che parecchi preferiscono staccare la spina. In realtà, se considerato dal giusto punto di vista, ovvero apprezzando gli spunti burleschi che solo questo baraccone sa offrire, può diventare un vero e proprio divertimento. C’è proprio tutto, dai nani alla donna barbuta, pagliacci in quantità industriale, giocolieri e trapezisti, mangiatori di fuoco, zucchero filato e animali delle più svariate razze. I procuratori che depistano, i dirigenti che abbozzano, i giocatori che protestano e i polli da spennare. Certo i polli per eccellenza sono quelli che alimentano tutto il circo (uno di questi lo conosci bene).

Quasi tutti hanno un canale riservato con i media, attraverso il quale riescono a far trapelare notizie più o meno vere, a proprio uso e consumo, magari con lo scopo di ottenere un aumento dell’ingaggio per il proprio assistito, o per riuscire a sbolognare qualche bidone al boccalone di turno. Fioccano le trasmissioni televisive sull’argomento, si moltiplicano le pagine di giornali e magazine in merito e nascono addirittura nuove professioni: il famigerato “agente FIFA” o il bieco “consulente di mercato”, personaggi che ruotano attorno alle attività di procuratori e società senza che si capisca esattamente l’esatto ruolo ricoperto. Non li vedi ma sono a frotte, sai che ci sono come gli impiegati del catasto (rispetto per la categoria) anche se non ne percepisci l’utilità.

Stai per voltare pagina quando vieni riportato alla realtà da tua moglie, è ora di andare.

Non sei soddisfatto, sempre le solite balle ripetute ciclicamente ogni anno, sempre la stessa tiritera, mai una novità. Sembra di rivedere lo stesso film, magari restaurato e con le scene tagliate, ma il finale è sempre quello.
Ripieghi quel che resta del giornale alla bell’e meglio, zeppo com’è di sabbia e schizzi d’acqua salata, mentre ti avvii, sotto il sole ancora cocente, verso il parcheggio.

Distrattamente ti cade l’occhio sulla pagina rimasta all’esterno, mentre cerchi di aggiustare il borsone a tracolla e ci leggi sopra: “Moratti: l’Inter lotterà per lo scudetto”.

Scopri che ti ha fottuto anche l’edicolante. Ti ha rifilato una copia dell’anno scorso.

“…e come l’anno scorso… e come l’anno prima…”

Appunto.

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