Abbiamo già visto gli scenari interni ed esterni che hanno portato a calciopoli. Stavolta ci concentriamo su quanto accaduto all’interno.
Nell’incontro precedente sullo sfondo avevamo Moggi e Giraudo che guardavano lontano. Ora abbiamo Franzo Grande Stevens (presidente Juventus, esecutore testamentario dell’Avvocato), Gianluigi Gabetti (presidente Giovanni Agnelli & c. Sapa, l’accomandita), Luca Cordero di Montezemolo (presidente Fiat, Ferrari, Confindustria), tre protagonisti di questa storia.
Juventus: vittima, carnefice o complice?
In molti si chiedono se la Juventus sia stata vittima dell’Inter e delle istituzioni del calcio. O se addirittura la proprietà della Juventus abbia essa stessa organizzato calciopoli.
O se invece, pur di eliminare Giraudo e Moggi, abbia accettato troppo passivamente ciò che le accadeva intorno, sottostimandone le conseguenze.
Molte conversazioni telefoniche descrivono bene il clima creatosi in quegli anni intorno alla dirigenza bianconera. Chi vuole può trovare tutte queste intercettazioni sul sito Ju29ro (grazie al lavoro del collegio difensivo di Moggi), e nel pezzo (di gennaio 2016) su Juveatrestelle: “Le date di calciopoli e il ruolo della proprietà“.
Luciano Moggi e Antonio Giraudo, agosto 2004. Moggi riporta a Giraudo una voce dall’entourage di Bergamo: “Tanto alla fine dell’anno, Moggi e Giraudo, Montezemolo li manda via“.
Alessandro e Luciano Moggi, settembre 2004. Alessandro Moggi riporta al padre una confidenza di Preziosi: “Non vi fidate di Montezemolo: alla Juve vogliono far fuori tutti“.
Mauro Sandreani e Franco Zavaglia, dicembre 2004. Sandreani riporta a Zavaglia (Gea) la voce di un amico di Baldini (Roma): “A Torino entra Franco Baldini, lo porta Montezemolo, e fa piazza pulita di tutti“.
Marcello Lippi e Luciano Moggi, marzo 2005. Lippi: “Viene tutto strumentalizzato: accusano per giustificare il loro lavoro fatto male“. Moggi: “Chi sbaglia tutto si vuol giustificare, e offendono gli altri“.
Luciano Moggi e Giorgio Tosatti, aprile 2005. Tosatti: “Perfino la Stampa è contro di voi. Non c’è un intervento della proprietà a vostro favore. Voi dovete andare via“. Moggi: “Qui, morti l’Avvocato e il Dottore, è terra bruciata“.
Franco Baldini e Innocenzo Mazzini, giugno 2005. Baldini annuncia a Mazzini (Figc) l’imminente ribaltone: “Lo farò, io vivo per quello: fare il ribaltone, buttar tutti di sotto dalla poltrona“.
7 maggio 2006, al Delle Alpi, Juventus-Palermo. Andrea Agnelli si reca come sempre sul campo di gioco per stringere la mano a Capello e ai dirigenti, da alcuni giorni sulla graticola mediatica. Nel contempo, John Elkann risponde davanti alle telecamere, quando gli chiedono se la Famiglia sia vicina alla Triade. “Siamo qui per testimoniare la nostra vicinanza alla squadra e all’allenatore”. Non ai dirigenti, evidentemente. Perché?
Perché, molto prima dei processi, il rappresentante dell’azionista di maggioranza, scarica i dirigenti, abbandonandoli al loro destino? Invece di sostenere e difendere i propri dirigenti come farebbe qualunque azienda al mondo, a maggior ragione se si tratta di una SpA quotata in borsa. In quel momento i nostri dirigenti non sono ancora né colpevoli né imputati, e nemmeno indagati, ma solamente chiacchierati.
Prosegue l’attacco mediatico, nel quale le testate che più attaccano la Juve, anziché difenderla, sono quelle in teoria più vicine al gruppo. La Stampa (giornale di famiglia), il CorSera e la Gazzetta, in cui la proprietà della Juventus all’epoca figura come azionista di maggioranza relativa. E infine La Repubblica e L’Espresso, fondati da Carlo Caracciolo, fratello della vedova di Gianni Agnelli. Perché?
Perché l’avv. Cesare Zaccone, uno tra i migliori penalisti italiani, legale della Juventus (presieduta da Franzo Grande Stevens), oppone una difesa così debole nel processo sportivo?
La mancata difesa nelle vicende processuali. Davanti all’assoluta mancanza di illeciti, l’avv. Zaccone oppone una difesa debolissima: addirittura patteggia col giudice Ruperto (procedura irrituale). Accetta di fatto la colpevolezza della sua assistita, anziché professarne l’innocenza (come farebbe qualsiasi avvocato, anche neofita). Perché?
31 agosto 2006. La Juventus dell’allora presidente Cobolli Gigli, che nei giorni precedenti aveva annunciato l’impugnazione delle sentenze sportive, fa marcia indietro.
Rinuncia al ricorso al Tar del Lazio. In quel momento, le inique sentenze sportive, già definitive in quanto passate in giudicato, vengono confermate. La società (dopo la riunione del Cda) annuncia il ritiro di quel sacrosanto ricorso che, se accolto, le eviterebbe la sottrazione degli scudetti, la retrocessione e gli immensi danni economici e d’immagine. Perché?
Nel dicembre 2007, Luca Cordero di Montezemolo viene poi ringraziato dal grande capo della Fifa, Sepp Blatter, proprio per il suo ruolo attivo nell’ottenere il ritiro di quel ricorso.
“Nel 2006, Luca di Montezemolo svolse un importantissimo ruolo di moderatore. In gran parte, è merito suo se la Juventus non si rivolse ai tribunali ordinari dopo le sanzioni“.
Per tutti i comportamenti elencati non sono mai state fornite spiegazioni credibili. E, in assenza di risposte e spiegazioni credibili, diventa difficile sostenere che la proprietà sia estranea alla vicenda. Non vittima, non carnefice. Probabilmente complice, nell’aver sottostimato le conseguenze di ciò che le accadeva intorno.
In sostanza, l’inside job sembra essere stato fondamentale per la realizzazione di calciopoli: una condizione necessaria (anche se non sufficiente) per spiegare l’accaduto.
Come già detto, la Juventus di Agnelli nulla ha a che spartire con quella del 2006. Diversi gli obiettivi, il contesto, le persone, i comportamenti. Tanto per la Juventus quanto per l’azionista di riferimento. Una evidente coincidenza di interessi (tra il mondo esterno e quello interno alla Juventus) come quella del periodo 2004-2006 resta un fatto storicamente tanto anomalo quanto irripetibile.
Una dozzina di “trasmissioni brevi” di 12-13 minuti l’una. Nel decennale di calciopoli, ne ripercorreremo la storia evidenziandone i punti salienti. Circa...
Lo scandalo viene costruito mediaticamente. Nessuno ne sa nulla, ma tutti ne parlano… e tutti sanno come deve andare a finire....
Nino Ori14 Gennaio 2017
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