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CALCIOPOLARIO – 9. RELAZIONE DI PALAZZI

A partire dal 31 marzo 2010, su Ju29ro e su altre testate giornalistiche, inizia la pubblicazione di alcune delle intercettazioni dimenticate (o occultate?) nel 2006.
In data 1 aprile 2010, la Procura federale apre un fascicolo di indagine sui fatti emersi a seguito della pubblicazione delle “nuove” intercettazioni.


Poche settimane dopo, due eventi importanti in casa Juve. Il 10 maggio (a pochi giorni dalla conclusione della presidenza di Jean Claude Blanc), la presentazione di un esposto contro lo scudetto “cartonato” del 2006. Il 19 maggio, l’inizio della presidenza di Andrea Agnelli.
I fatti cui si riferisce l’indagine del Pf Palazzi sono relativi al campionato 2004/05. Secondo il Cgs in vigore all’epoca, la prescrizione scatterà a maggio 2011. Un anno di tempo. La relazione con le conclusioni della Procura federale arriverà in data 1 luglio 2011.


La prescrizione, in relazione all’esposto presentato dalla Juventus, non c’entra comunque nulla. L’obiettivo dell’esposto della Juventus non è quello di far incriminare l’Inter o altri, ma quello di evidenziare il fatto che quello scudetto era stato assegnato a qualcuno che non aveva quei requisiti etici che erano stati espressamente richiesti dai tre saggi interpellati dal Commissario straordinario della Figc Guido Rossi.


In data 1 luglio 2011, dopo un’indagine durata 15 mesi, viene presentata “la relazione di Palazzi”. 72 pagine che certificano, al di là della punibilità (o meno) dei comportamenti esaminati, che non esisteva nessun rapporto esclusivo o riservato dei nostri dirigenti con i designatori, e che quanto mostrato nel 2006 era meno che parziale. I designatori parlavano (come da essi stessi dichiarato) con tutti i dirigenti.


L’indagine aveva per oggetto i comportamenti di 19 persone. 14 dirigenti di 11 società, 9 delle quali erano “pulite” nel 2006 (Inter, Palermo, Atalanta, Cagliari, Chievo, Udinese, Vicenza, Empoli, Livorno). L’arbitro De Santis, i designatori Bergamo, Pairetto e Mazzei, il presidente dell’Aia Lanese.


In tre vengono prosciolti perché non sussistono fatti di rilevanza disciplinare: Zamparini (Palermo), Zanzi (Atalanta), l’arbitro De Santis.
Per tutti gli altri si ravvisano elementi di reato sportivo non perseguibili solo per sopraggiunta prescrizione. Per Foti (Reggina) si tratta di fatti sui quali è già stato giudicato. Per Meani (Milan) ci sono fatti nuovi che, qualora conosciuti per tempo, ne avrebbero aggravato la posizione.


Il processo sportivo del 2006 è quindi stato monco: se la Procura avesse messo a disposizione tutte le telefonate, sarebbe dovuta andare a processo quasi tutta la serie A: potenzialmente, per almeno 13 squadre ci sarebbe dovuto essere il deferimento. Ne consegue che l’unico campionato davvero falsato è stato il 2006/07, quello successivo ai processi sportivi: altre società avrebbero dovuto essere deferite, giudicate, punite, penalizzate, magari retrocesse. Sarebbe certamente stata diversa la classifica finale, ma in alcuni casi sarebbero stati diversi addirittura i nomi delle squadre partecipanti.


Nella relazione si afferma che l’Inter (per mano dei propri dirigenti) ha commesso atti da deferimento per art.6 (illecito sportivo). Non necessariamente sarebbe stata condannata, ma sarebbe comunque dovuta andare a processo. Lo scudetto 2006 deve quindi esserle tolto: non ha i requisiti etici espressamente richiesti dai tre saggi chiamati in causa da Guido Rossi. Giancarlo Abete, presidente della Figc, sostiene che l’etica non va in prescrizione. Nei fatti, non darà seguito alle dichiarazioni d’intenti.


Le responsabilità di quanto accaduto nel 2006 sono certamente da ascriversi alla Figc, ma anche ad Attilio Auricchio, capo degli investigatori, e alla Procura di Napoli (per la selezione delle telefonate).
L’intero procedimento viene comunque archiviato: 3 degli indagati sono prosciolti, gli altri 16 non sono più perseguibili, per sopraggiunta prescrizione.


Nell’estate del 2006: 15 giorni per distruggere la Juventus.
Dal 2010 al 2011: 15 mesi per non decidere nulla.


Nel 2006 bastarono poche settimane per disintegrare la Juventus, sulla base di informative di indagine diffuse illegalmente e contenenti trascrizioni non certificate.
Nel 2011, 15 mesi per non decidere nulla sui rappresentanti di ben 9 società di calcio (più due già punite nel 2006), sulla base di atti legittimi e certificati.


Dai comportamenti tenuti dalla Figc nel 2006 derivano la disparità di trattamento e i danni economici e sportivi patiti dalle società di calcio penalizzate dalle sentenze sportive 2006, cagionati dalle sentenze stesse.


Tutte le azioni legali messe in campo dalla Juventus a partire dal luglio 2011 sono conseguenti all’esposto del maggio 2010. Avevano e hanno per oggetto la disparità di trattamento della quale la Juventus è stata vittima a opera della Figc. La base è comunque sempre lo scudetto assegnato all’Inter nel 2006.
Le mancate risposte di Commissione disciplinare e Consiglio federale (incompetenza) hanno determinato il ricorso al Tnas.
Prime azioni: ricorsi/esposti a Tnas, Corte dei Conti, Prefettura di Roma, Comitato esecutivo dell’Uefa, Controllo di gestione del Coni, etc… l’esito è stato per ognuno una sostanziale dichiarazione di incompetenza.
Azioni successive: ricorso alla Corte d’Appello di Roma (incompetenza) e ricorso al Tar del Lazio (respinto, con successiva impugnazione presso il Consiglio di Stato).
Nulla di questo ha a che fare con la richiesta di riassegnazione degli scudetti… per la quale, come già detto, serve altro.


Puntate precedenti del Calciopolario:
1. COS’È CALCIOPOLI
2. LA FARSA
3. IL PROCESSO SPORTIVO
4. LE CONDANNE
5. GLI SCUDETTI
6. LA CUPOLA
7. LA GENESI
8. RUOLO DELLA JUVENTUS

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