Premesso ed assodato che non abbiamo (ancora) vinto (ma neanche perso) nulla, né in Italia né all’estero, il momento storico della squadra, culminato con la pesante (per il modo in cui è maturata) sconfitta di domenica sera, ha sollecitato alcune osservazioni che penso di condividere con la maggior parte dei tifosi bianconeri. La Juve è in evidente calo fisico da un mese e mezzo abbondante. Dopo la sosta natalizia (Roma a parte) si è assistito ad un crescendo di prestazioni insufficienti dal punto di vista del gioco, mascherate soltanto dai risultati che comunque continuavano ad arrivare. In particolare era abissale la differenza che intercorreva fra i primi tempi e le riprese nelle quali si assisteva ad un black out generalizzato che coinvolgeva tutti o quasi i protagonisti in campo. Si ripeteva da più parti “le squadre di Conte soffrono dopo la sosta per via del richiamo di preparazione che il mister fa svolgere”; verissimo, infatti sia l’anno scorso che quello precedente tale situazione si era puntualmente verificata. Quindi, si era, tutto sommato, “tranquilli” del fatto che si trattasse solo di una questione temporanea.
Purtroppo, però, siamo arrivati ad aprile e non sembra che la squadra dia segnali di ripresa; la testimonianza di ciò è datta dalla partita contro il Parma in cui c’è stato da soffrire anche in superiorità numerica. Conte, che evidentemente conosce la situazione meglio di chiunque altro, a mio modestissimo parere, ha cercato di ovviare a tale situazione modificando l’impostazione tattica delle ultime gare nelle quali non si vedeva più la Juve partire a razzo ma, piuttosto, lasciare il pallino del gioco agli avversari per poi uscire fuori alla distanza e dunque calibrare le energie. San Siro con il Milan e il ritorno di Europa League con la Viola ne sono esempi lampanti.
Questo stato di cose è stato ulteriormente aggravato dalla serie di infortuni che ha colpito la squadra sia in alcuni uomini cardine (Barzagli, Vucinic) sia nelle seconde linee (Ogbonna, Peluso) le quali non hanno potuto consentire una valida rotazione dei giocatori proprio nel momento clou della stagione. Che sia stato sbagliato il “richiamo” fisico di gennaio? Non siamo certamente dei tecnici per stabilirlo, anche se qualche dubbio può sorgere atteso che il calo riguarda pressoché tutta la squadra.
Domenica è arrivata una brutta sconfitta (sottolineo, solo per il modo) che ha provocato allarmismi secondo me eccessivi, in quanto non bisogna dimenticare che la squadra veniva da 22 risultati utili consecutivi, 43 partite in cui andava regolarmente a segno, che, in fin dei conti, una sconfitta a Napoli la si può anche mettere in conto nell’arco di un campionato dominato sino ad ora.
Calma e razionalità non devono mancare in questi momenti.
C’è un vantaggio ancora cospicuo su cui poter contare ed un calendario che nelle prossime 4 partite può consentire di fare bottino pieno con la sola insidia della trasferta di Udine; senza dimenticare che, nello stesso periodo, i giallorossi dovranno affrontare la difficile trasferta di Firenze ed il Milan in casa. La strada è sicuramente ancora lunga ma, per lo meno, non è così in salita come si possa pensare a patto di non avere l’assillo (per me ingiustificato) dei 100 punti.
Discorso diverso, invece, per ciò che riguarda l’Europa dove, com’è ben noto, il minimo errore si paga con l’eliminazione ma dove conta anche la “testa” dei giocatori, la capacità di reggere la pressione di una competizione dove, inutile nasconderlo, considerate le avversarie rimaste, la Juve deve essere per forza di cose considerata la favorita numero uno, vuoi anche per la finale in programma allo Stadium. Ecco, forse la preoccupazione maggiore è legata proprio alle partite di coppa, durante le quali si potrebbe correre il rischio di “pagare” le conseguenze di questo logorio fisico fatto che nessuno di noi, naturalmente, si augura.