

Inutile cercare di svincolarsi dalla logica del bilancio di fine anno, chi più chi meno ci si casca tutti, puntualmente, inevitabilmente, ineluttabilmente. Il 2016 è stato un “anno bisesto, anno funesto” se ce n’è mai stato uno e molti italiani non vedono l’ora di buttare definitivamente alle spalle questi trecentosessantasei giorni, in larga parte tristi, difficili, durissimi. Trecentosessantasei giorni da ponderare, con un piatto della bilancia molto più greve dell’altro e l’augurio che l’anno nuovo sia, al contrario, il più lieve possibile per chi è stato costretto a sopportare il peso di quello che sta per concludersi.
2016 da sogno
Per nostra fortuna dal punto di vista sportivo non possiamo proprio lamentarci. O almeno non dovremmo farlo, visto che la Juventus ha conquistato due trofei su tre disponibili nella stagione 2015/2016 chiusa a giugno, dopo aver compiuto una rimonta strepitosa, troppo presto catalogata nell’ambito della normalità da parte dei tifosi. E dopo essere uscita troppo presto dalla Champions, avendo duellato alla pari contro una delle favorite per la conquista della coppa dalle grandi orecchie, quel Bayern del Guru Guardiola che nell’arco dei 180 minuti non è riuscito ad avere ragione della Juve.
Vero è che alla Juventus il trofeo più bello è quello che deve ancora essere conquistato, una filosofia vincente che non prevede festeggiamenti prolungati dopo aver alzato i trofei e non prevede di cullarsi su comodi allori o vivere di rendita. Ma questi sono aspetti che ai tifosi devono interessare poco e dovrebbero anzi fungere da calmante, una sorta di bromuro per placare i bollenti spiriti di alcuni. Dobbiamo sempre tenere presente che alla Juventus c’è chi lavora con l’unico obiettivo di vincere e lo fa con armi che in Italia sono merce rara: professionalità, competenza, lungimiranza, programmazione.
Armi che hanno fruttato uno scudetto (il trentaquattresimo) e una Coppa Italia (l’undicesima), la bellezza di 100 punti in Serie A nell’anno solare (con una partita rinviata a causa della Supercoppa), il 100% di vittorie casalinghe, il titolo di campione d’inverno acquisito in anticipo rispetto… all’arrivo dell’inverno e il primo posto nel girone di Champions. 51 partite in totale di cui 40 vinte, 5 pareggi e solo 6 sconfitte, delle quali una oltre il 90′ (a Monaco ai supplementari). Sconfitte che fanno sempre male, sia chiaro, ma che non possono in alcun modo intaccare il sapore dei trionfi e le gioie che questa squadra ha saputo regalarci.
Un nuovo inizio
La nuova avventura comincia col botto e la stagione 2016/2017 rappresenta una sorta di anno zero nella politica societaria e sportiva della Juventus. I massicci investimenti compiuti in estate sul mercato hanno generato, attorno ai bianconeri, curiosità e aspettative enormi: arriva Pjanic ma soprattutto Higuaín, operazioni che possiamo definire atipiche in casa Juve (con pagamento della clausola rescissoria), assieme a Pjaca, Benatia, Cuadrado e Dani Alves. Per contro esce Pogba e si muovono centinaia di milioni in un vortice che fa girare la testa a tutti, tifosi in primis. I dubbi sono tanti ma la certezza è che questa squadra ha l’obbligo di puntare in alto.
La prima parte di stagione è stata contrassegnata dai mugugni di una tifoseria che non ha mai completamente metabolizzato il proprio allenatore, per via dei suoi trascorsi milanesi/milanisti. Una tifoseria mai entusiasta del gioco, dell’atteggiamento, dei cambi, nemmeno delle vittorie. Figuriamoci dopo una sconfitta come quella patita nella Supercoppa italiana contro il Milan. Una tifoseria che dovrebbe entusiasmarsi quando si guarda il risultato a fine partita e soprattutto la classifica a fine stagione nonché i trofei in bacheca. Il risultato e la vittoria sono l’unico metro di giudizio oggettivo per valutare l’operato di una dirigenza, di un allenatore e di un gruppo di giocatori.
Ma vincere il campionato è ormai diventato un atto dovuto, per convincere i tifosi bisogna stravincerlo. Poco importa che ciò stia avvenendo da più di cinque anni a questa parte. E il girone di Champions? Girone abbordabile, che ve lo diciamo a fare, da vincere senza se e senza ma. Contemporaneamente, secondo questi benpensanti che hanno ancora l’ardire di definirsi tifosi, la società viene amministrata da una combriccola di peracottari che non è in grado di gestirne le finanze (bilancio in utile dopo anni e record di fatturato per il calcio italiano), tantomeno di costruire una squadra all’altezza (che però vince da cinque anni lo scudetto e in Europa combatte alla pari contro corazzate che fatturano il doppio). Sono gli stessi “tifosi” che intasano le bacheche dei social con sperticati elogi a una ben nota squadra inglese, ma quando vince la Juve tacciono. Ma il mondo è bello perché è vario, almeno così si dice.
Sicuramente in questi primi mesi la squadra non ha espresso tutto il potenziale di cui è capace, un avvio in sordina segnato dalle due brutte sconfitte a Milano, da quella di Genova e dalla trasferta in Qatar. Un avvio che lascia un retrogusto agrodolce perché, indubbiamente, si poteva fare di meglio, perché si può sempre fare di meglio e alla Juventus fare meglio è l’obiettivo primario da sempre. Ma se qualcuno pensa di vedere la Juve concedersi alla platea sbaglia di grosso: questa è una squadra pratica, che bada al sodo, senza fronzoli e orpelli stilistici. Figlia della mentalità del proprio allenatore secondo cui – e diamogli torto – viene prima il risultato e poi, se c’è tempo ma solo in aggiunta, lo spettacolo.
Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta. La Juve è prima in campionato e si è qualificata agli ottavi di Champions League come prima nel proprio girone. In definitiva, la Juventus ha vinto nella scorsa stagione e ha cominciato la nuova stagione vincendo.
Le sfide del 2017
Un bilancio dell’anno che sta per concludersi non può che terminare con le aspettative e gli auspici per l’anno successivo. Il 2017 sarà un anno di grandi sfide per la Juventus, dal Presidente in giù tutti sono attesi da una serie di impegni probanti.
Il piano della discussione, ora, si sposta sul futuro, su cosa questa Juventus voglia fare “da grande” dal punto di vista sportivo. Sì perché è innegabile che da anni questa squadra si presenta ai blocchi di partenza da favorita per la vittoria in Serie A, grazie alla società migliore, all’allenatore più abile e ai giocatori più forti. Se viene a mancare una di queste componenti l’equazione non viene soddisfatta e i trofei non arrivano. Higuaín e Marotta, dopo la partita contro la Roma, hanno più o meno ribadito che il sogno Champions viene cullato in casa Juve, ma che l’obiettivo primario resta la conquista del sesto scudetto consecutivo, record assoluto nella storia del calcio italiano.
Se pensiamo alla finale di Berlino è evidente che, a parità di reparto difensivo, il centrocampo di allora era più forte di quello attuale e che la società nel frattempo ha puntato al rafforzamento tramite l’acquisto di giocatori dalle caratteristiche offensive come Dybala, Pjanic, Alex Sandro, Dani Alves e lo stesso Higuaín. L’unico giocatore in grado di garantire spessore internazionale e sostanza in mezzo al campo, assieme a Marchisio, è Khedira che però pecca in dinamismo e grinta, doti di cui abbondava il centrocampo versione 2014 con Vidal e Pogba.
La sfida “tecnica” per la Juventus sarà, dunque, quella di andare a completare il reparto nevralgico con l’inserimento di giocatori che abbinino qualità fisiche e tecniche, oltre che umane, per colmare un gap che ad oggi sembra sussistere con le due o tre superpotenze del calcio mondiale. C’è curiosità anche riguardo a una possibile preparazione atletica con benefici a lungo termine, che restano tutti da verificare e che tutti nell’ambiente bianconero sembrano attendere con ottimismo.
La sfida sul piano economico-finanziario consisterà, invece, nel riuscire ad assorbire e rendere compatibili con gli equilibri di bilancio i pesanti investimenti effettuati in sede di calciomercato. Le strade sono due, una più semplice da percorrere ma allo stesso tempo assai più rischiosa: alimentare il mercato e il bilancio con le plusvalenze derivanti dalle cessioni, stile Pogba, proprio come faceva Moggi. L’altra strada, più difficile da percorrere ma allo stesso tempo più sicura, consiste nell’incremento del fatturato per consentire alla gestione sportiva una maggiore capacità di investimento, aumentando la cosiddetta “potenza di fuoco“. La ricerca di sponsor regionali e la valorizzazione del marchio, attraverso la gestione diretta del merchandising e del licensing, fanno pensare che in Corso Galileo Ferraris abbiano intrapreso la strada giusta, tra le due.
La sfida sul piano politico sarà a totale appannaggio di Andrea Agnelli. In vista ci sono le elezioni FIGC e il numero uno bianconero punta a ottenere, dai vertici del calcio italiano, quelle riforme strutturali che ritiene indispensabili per lo sviluppo delle strategie future della Juventus. Diritti TV, squadre B, contratti dei calciatori, giustizia sportiva: questi i principali argomenti con i quali Andrea Agnelli vorrà apparecchiare il tavolo delle trattative.
A questo tavolo, sembra, saranno presenti anche coloro i quali fino ad oggi hanno osteggiato il progresso del calcio italiano, con politiche che definire giurassiche sarebbe un eufemismo; nulla è scontato vista l’aria di burrasca che si intravede all’orizzonte con Tavecchio, Galliani e il ventilato ritorno di Abete quale candidato per la presidenza federale. Vedremo se Andrea Agnelli si dimostrerà capace, oltre che a livello manageriale, anche a livello politico, riuscendo a portare avanti le riforme attraverso la creazione di una base di consenso indispensabile all’attuazione delle proprie proposte.
Infine, il 2017 sarà l’anno che aprirà alla Juventus le porte del futuro, grazie all’inaugurazione del J|Village alla Continassa. Con il completamento dei primi lotti, tra cui spicca il Training Center, la prima squadra trasferirà tutte le attività, sia amministrative che agonistiche, in un raggio di poche centinaia di metri: il centro in cui effettuare le visite mediche, la sede in cui firmare i contratti, i campi di allenamento, l’hotel in cui andare in ritiro e lo Juventus Stadium, si troveranno praticamente a distanza pedonale l’uno dall’altro. In aggiunta ci saranno centri commerciali, il Media Centre, un centro fitness/wellness, ristoranti e una scuola superiore di respiro internazionale, a costituire una vera e propria cittadella juventina.
Buon 2017 amici bianconeri e fino alla fine forza Juventus!
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