A distanza di 6 mesi, domani avremo il remake della finale di Coppa Italia, andiamo allora ad analizzare il loro modo di giocare. Sebbene non siano cambiati molti giocatori del Milan, la novità più evidente è la differente gestione della rosa da parte di Vincenzo Montella che ha modificato il proprio credo, fatto di possesso palla e gestione della stessa preferibilmente a terra, in funzione delle armi a disposizione e della cifra tecnica, invero modesta, di molti elementi.
Fase di possesso palla
Lontani dagli svolazzi della gestione fiorentina, la fase di possesso palla ricerca velocemente le due ali d’attacco, preferibilmente Niang a sinistra e l’imprescindibile Suso a destra, configurando un 4-3-3 piuttosto elastico. Molte azioni pericolose e buona parte dei goal prendono origine dal lato dell’ex Genoa, ottimi fondamentali e decisivo negli uno contro uno, dove tende a cercare di liberare il proprio sinistro per conclusioni a giro. Quando ciò non è possibile converge verso la punta centrale.

I movimenti della stessa punta, a inizio campionato Carlos Bacca ma soprattutto negli ultimi tempi Lapadula, vanno in profondità per poter ricreare le condizioni ideali allo sgusciante spagnolo di accendere la luce.
Come detto prima, dall’altro lato Niang ha il cambio di passo necessario per portare veloci contropiede, anche se spesso la sua è un’arma sfruttata nei secondi tempi, in funzione dell’avanzamento di Bonaventura come guastatore. L’ex atalantino viene però sfruttato anche come interno di centrocampo, libero di svariare ed entrare negli spazi creati dal movimento degli avanti.

Nei tre di centrocampo, sebbene la stampa stia glorificando Locatelli come nuovo “messia”, è invece lo slovacco Kucka il giocatore deputato alla ricerca del recupero alto del pallone e della fase decisiva del giro palla negli ultimi 30 metri.

Ma è soprattutto dalla gestione dei piazzati che si sono originati preziosi mattoni per la classifica attuale dei rossoneri.
A inizio anno i corner offensivi vedevano la ricerca di isolamento in area di Paletta, prettamente in zona centrale. Con lo spazio riservato nelle ultime partite a Pasalic, lo stesso italo-argentino è invece utilizzato come preziosa sponda e spostato, anche nei piazzati più laterali, in posizione esterna per approfittare della sua capacità di inserimento, mentre il giovane croato resta in mezzo per usare la sua stazza (uno dei pochi in rosa sopra il metro e 85).


Fase di non possesso: la difesa
Veniamo invece alla fase di non possesso rossonera dove appare molto apprezzabile il lavoro di Montella, soprattutto se teniamo conto del punto di partenza (catastrofico) dello scorso anno. A parte il duo centrale Paletta-Romagnoli che ha una certa consistenza, il resto del reparto di difesa soffre di molte lacune, sebbene annoveri due nazionali come Abate e De Sciglio.
Possiamo notare, nei match precedenti, come questi ultimi due restino sfasati rispetto alla linea centrale, con Paletta, inoltre, che va a salire in aggressione anche quando dovrebbe temporeggiare.

Contro la linea difensiva che potete ammirare nella foto sopra (Romagnoli sale ad aggredire il portatore mentre Paletta resta in marcatura col risultato di avere 3 giocatori del Pescara liberi e in posizione regolare) possiamo immaginare come giocatori dotati di passaggio filtrante e capacità di movimento tra le linee, come Dybala e Pjanic, possano essere davvero pericolosi.
Tornando sui terzini, in particolare il destro: Abate finisce spesso fuori tempo nelle uscite e ha l’infausta tendenza a rientrare poco per coprire il lato debole, permettendo agli avversari di poter avere a disposizione doppie soluzioni (palo corto e lungo) verso la porta avversaria.

Anche qui, come visto per il lato sinistro difensivo della Roma nella scorsa occasione, la scarsa organizzazione in fascia può creare i presupposti giusti di un break in grado di dare superiorità numerica sul loro lato destro, anche con semplici triangolazioni a tagliare il primo pressing.
Il centrocampo
Montella dopo le prime partite ha dato le chiavi della mediana al giovane Locatelli a cui ha concesso una certa licenza al fallo tattico sistematico. Molto è dovuto alla poca mobilità laterale del prodotto del vivaio rossonero a cui si aggiunge l’inesperienza della gioventù (normale per un ’98 alle prime armi) e la leggerezza della costituzione fisica: tutto insieme rende il profilo generale ancora inadatto a calcare i palcoscenici più esigenti.
Qui sotto un pressing del Crotone, a inizio partita, permette di recuperare una palla sebbene Locatelli avesse a disposizione comodi scarichi verso i compagni.

Nel derby, invece, notiamo quanto spazio venga concesso a Candreva senza che nessuno si preoccupi di contrastarlo, nonostante il giocatore nerazzurro sia riconosciuto come uno degli stoccatori più pericolosi della serie A.

Superfluo qualsiasi confronto con un centrocampista di alto livello come Nainggolan, che ha deciso l’ultimo Roma-Milan passeggiando sul giovane centrocampista: troppo il divario tecnico-fisico tra i due.

Come le scorse partite, starà ai nostri compiere quello che deve essere fatto, visto che loro il jolly l’hanno già sfoderato in campionato durante il nostro periodo terribile e la differenza di valori pare essere molto chiara.