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“Coriandoli Bianconeri” di Riccardo Gambelli

A un certo punto del percorso tutti proviamo a tracciare un bilancio di quello che è stato, magari tentando di intuire quello che sarà. Ognuno di noi cerca di fare un collage con le foto più belle o più significative scattate durante la propria vita. Se però provassimo a riunire insieme quei minuscoli rettangolini di carta lanciati in cielo da una curva allo stadio, sicuramente otterremmo il collage della vita di Riccardo Gambelli, autore di Coriandoli bianconeri. Da questa coreografia Gambelli trae ispirazione per il titolo di un libro autobiografico in cui mette a nudo le proprie passioni, quello che chiunque di noi scrive a modo suo, ma pochi sono in grado di raccontare con tale semplicità, franchezza, direi trasparenza d’animo.

Senese e juventino D.O.C. l’autore scorre le pagine della sua vita cercando di catturare i momenti più importanti, quelli da immortalare e conservare nell’album fotografico. In effetti leggendo “Coriandoli bianconeri” si ha l’impressione di trovarsi di fronte ad una serie di istantanee ed alla fine del racconto Gambelli stesso apre gli album e li rivive tutti d’un fiato. Definire Coriandoli bianconeri un “libro sulla Juve” sarebbe riduttivo, semplicistico, errato. Certo, la Juventus è il filo conduttore, dall’infanzia all’età adulta, da quei “gooooooooooo” (senza la L) gridati dal “babbo bianconero” del piccolo Riccardo durante le radiocronache di “tutto il calcio”, a ben altre urla, tutt’altro che gioiose, udite da un Riccardo presente e sopravvissuto a quella Curva Z del maledetto stadio Heysel di Bruxelles, il 29 maggio del 1985.

Ricordi indelebili, come indelebili sono le passioni di Gambelli per l’automobilismo, il Palio di Siena ed i viaggi.

Durante tutto il racconto l’autore non manca mai di sottolineare l’importanza dei suoi compagni di avventure, l’importanza degli affetti e dei legami familiari senza i quali sarebbe impossibile superare gli ostacoli che la vita, inevitabilmente, ci pone innanzi. Si passa dalla realtà di paese (Uopini alle porte di Siena) a quella della città, dagli scherzi tra militanti dell’allora Partito Comunista ed i “missini” (il livello è quello delle “zingarate” di monicelliana memoria) alla vera tensione socio-politica degli anni settanta, dalle dispute tra gruppetti di ragazzini a vere e proprie pugnalate alle spalle nell’ambiente lavorativo. All’interno del libro troviamo anche grandi personaggi del recente passato e del presente, bianconero e non: detto di Gianni Agnelli abbiamo ad esempio Alessandro Nannini, Gaetano Scirea, Ayrton Senna, e Luciano Moggi.

La vicinanza di Gambelli all’ex DG della Juventus raccontata a testa alta merita di essere sottolineata, in un momento in cui non è facile, né comodo, andarne fieri.

L’autore affianca immagini di luoghi cari come la propria scuola elementare a quelle di luoghi mitici come lo stadio Atzeca di Città del Messico in un turbinìo di gioie, dolori, paure, incertezze, delusioni e amori mescolati con sapienza e spontaneità che ci portano a conoscenza di particolari e sentimenti di rara intimità. Gambelli affronta le paure, anche quelle più forti come perdere la vita sull’asfalto o durante il crollo di un casolare o ancora schiacciato dalla folla dell’Heysel e le traduce in parole semplici, impreziosendole con le proprie citazioni preferite.

Da leggere tutto d’un fiato, questo racconto ci “trasporta” da una dimensione infantile alla dimensione adulta, dell’autore ma anche di noi stessi, poiché tra i Coriandoli bianconeri di Riccardo Gambelli potrete trovare sicuramente anche i vostri piccoli tasselli di storia.

Nella sua prefazione Gianni Tiberi (all’epoca Direttore de “La Nazione” per le province di Siena, Arezzo e Grosseto) conlcude con “Il primo e il suo ultimo libro, come Gambelli dice? Speriamo di no, per una duplice ragione: perché torneremmo volentieri a leggerlo e perché vorrà dire che avrà incontrato altri personaggi da farci conoscere, vissuto nuove avventure, trovato nuovi amici”. E’ un auspicio poi avveratosi con “Ali per vivere” ed “Il lisiantus bianco”, ma rende l’idea di come non si possa essere sazi di storie quali quella di Riccardo Gambelli, che si tifi Juventus o meno, se si ama la vita.

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