

Vorrei partire da questo breve video per una piccola riflessione di calcio giocato.
La cosa più facile da notare nel video, la cosa che giustamente salta subito all’occhio, è la creazione di un rombo (ma sarebbe meglio dire “due triangoli”), con agli angoli un gruppetto di giocatori che si scambiano la palla nel breve, a un tocco (ma sarebbe meglio dire “rapidamente”). Siamo tutti concentrati sui triangoli, i rombi, i passaggini, il tikitaka, insomma, sul possesso palla, quando l’esercizio è in realtà finalizzato ad allenare tempi e modi dell’inserimento del “terzo uomo”, che di solito non partecipa al possesso. Chiunque abbia eseguito o insegnato almeno una volta un esercizio di questo tipo l’avrà subito notato. Non si tratta infatti di niente di nuovo sotto il sole dei campi di pallone, anche di quelli di terra e polvere che tira vento, e poi magari piove.
La riflessione che vorrei fare partendo da qui è un po’ più ampia: vorrei parlare di “principi di gioco”, della “necessità di adattarli alle caratteristiche dei giocatori” e della “necessità di lasciare invece l’iniziativa ai calciatori negli ultimi 30 mt di campo”.
Il “principio di gioco” in questo caso prevede la creazione di una zona forte, ad alta densità di uomini, con giocatori che si scambiano la palla nel breve. La ripetizione di più passaggi brevi e rapidi non è ovviamente fine a se stessa, bensì serve ad attirare la pressione degli avversari in una zona ristretta di campo e a catturarne l’attenzione, in attesa dell’opportunità di lanciare il “terzo uomo”, che si inserisce nello spazio che si è nel frattempo creato proprio in virtù di questo “tiki taka”. In questo caso, l’inserimento avviene in verticale, con la finalità di liberare l’uomo al tiro.
Questo “principio di gioco” richiama subito alla mente il Barcellona di Xavi, Iniesta, Messi e dintorni: siccome il Barcellona di Guardiola è diventato il “paradigma del bel calcio” ai nostri giorni, ecco che in tanti stanno già sbrodolando alla vista di queste immagini. De gustibus non est disputandum.
Come dico sempre fino alla noia, però, il “bel gioco” non ha nulla a che vedere col “giocar bene”: il primo concetto è legato all’estetica, all’appagare il gusto; il secondo invece alla capacità di “creare molte occasioni da gol e concederne poche”, ossia è figlio della necessità di vincere le partite e, in definitiva, della ricerca del risultato. In questo caso la finalità del possesso palla non è certo “piacere ai tifosi”, bensì liberare un uomo al tiro grazie a un inserimento in verticale.
È una scelta: la finalità “creare un’occasione da gol” poteva però essere ricercata in altra maniera, pur mantenendo gli stessi principi di gioco.
Nel Bayern Monaco dello stesso Guardiola, ad esempio, il possesso palla era invece finalizzato a consentire all’esterno alto di trovarsi uno-contro-uno col terzino. Perché questa differenza, a parità di allenatore? Beh, perché nel primo caso Guardiola aveva a disposizione centrocampisti molto bravi a vedere l’imbucata e attaccanti molto bravi nell’inserimento, nel secondo invece ali molto forti nell’uno contro uno e attaccanti più bravi “dentro l’area”. Dati “i principi di gioco” (possesso palla, densità, difesa alta, etc) e la finalità di “creare un’occasione da gol”, Guardiola ha “adattato i principi di gioco alle caratteristiche dei calciatori” che ha trovato a Monaco e a Barcellona. Ovviamente, neanche questo tipo di scelta è così scontata: più la convinzione di un allenatore nei propri principi di gioco è forte, più tenderà a “piegare” i giocatori ai propri princìpi, fino a pretenderne la sostituzione se risultassero del tutto inadatti.
Riportando la riflessione sulla rosa della Juventus, le considerazioni di cui sopra potrebbero spiegare l’inattesa infatuazione di Sarri per Matuidi e Khedira: entrambi sono infatti molto bravi a inserirsi negli spazi.
Torniamo ora al video. Come avete visto, ci sono diverse varianti negli inserimenti. Tutte queste varianti non sono uno “schema preordinato”, sono lasciate all’inventiva dei singoli giocatori, che scelgono la giocata in base alla situazione del campo e del momento.
Quella che vedete nell’immagine che segue è la partenza dell’azione del gol vittoria di Higuain contro l’Inter.
Se tornate al video, la potrete vedere grosso modo al minuto 1′:06″. Ovviamente ci sono delle differenze: Ronaldo è probabilmente al posto del quarto centrocampista (Emre Can è largo a destra, teoricamente fuori posizione) e verosimilmente dovrebbe invece essere posizionato tra i due centrali dell’Inter, in posizione speculare rispetto a Higuain, però l’idea di gioco, benché adattata alla situazione contingente, è facilmente riconoscibile.
E vediamo se riconoscete anche questa: stesso principio ma esecuzione improvvisata.
Minuto 8:00 della conferenza stampa di Sarri post Inter-Juve.
Tornando all’esempio del Bayern di cui sopra, una volta che l’esterno (Robben o Ribery, preferibilmente) si trovava nella posizione prevista, decideva se accentrarsi per il tiro, cercare il fondo per effettuare un cross, provare a saltare in dribbling l’avversario e così via. Tutte scelte lasciate alla libera inventiva del calciatore. “Devo capire come si possa portare con produttività [il mio modo di pensare calcio], non deve essere fine a se stesso. Devo capire quanto posso dare di mio e quanto devo lasciare ai calciatori. Negli ultimi 30 metri lascio molta libertà”. Indovinate voi di chi è la citazione.
Vi lascio un’ultima riflessione, sempre sul tiki taka, che viene direttamente da Guardiola. Durante un’intervista concessa a una televisione inglese ha detto che le lunghe fasi di possesso e i passaggi corti gli servivano per avere il tempo di organizzare la fase difensiva. Di fronte allo sguardo perplesso del conduttore della trasmissione ha spiegato che la sua preferenza (i suoi principi di gioco, se preferite) andava ai passaggi brevi perché sono più facili da fare e i giocatori riescono a essere più precisi, e in questo modo si riduce il numero di palle perse e il rischio di contropiedi. Non solo. Il fatto di avere grande densità di giocatori intorno alla palla permette alla squadra di portare una ri-aggressione immediata, che dovrebbe consentire di riconquistare palla velocemente. Salire lentamente, infine, posizionandosi stabilmente nella metà campo avversaria, consente di riconquistare l’eventuale pallone perso a ridosso dell’area avversaria, in una zona che è ovviamene molto pericolosa. Tutto questo non sarebbe possibile se l’idea di gioco alla base della fase offensiva prevedesse, al contrario, di sfruttare il campo in ampiezza, se si andasse in transizione rapida, se non si consolidasse la fase di possesso con “lunghe” fasi di tiki taka.
Tutto questo “giocar bene”, ovviamente, era finalizzato a “creare tanto e subire poco”, con il solo obiettivo di vincere le partite.
A questo punto, se riuscite a non prendere fuoco per il solo fatto che io nomini Allegri, si potrebbe fare agevolmente un confronto tra le due idee di gioco. Il possesso palla di Allegri era sviluppato prevalentemente in ampiezza ed era finalizzato a far perdere i riferimenti alla difesa avversaria, che doveva scalare continuamente da un lato all’altro, in attesa dell’imbucata vincente; spesso si cercava di creare spazio sull’esterno per il cross dell’ala o del terzino sul secondo palo, dove era appostato un centravanti d’area (mismatch fisico attaccante-terzino); la fase difensiva era, coerentemente con la fase offensiva, bassa e posizionale; le fasi di pressing alto avvenivano su spazi larghi e, per necessità, uomo su uomo. Tutto questo perché Allegri era convinto che questo fosse il modo il modo migliore per vincere le partite. A torto o a ragione non si sa.
A oggi mi pare che nessuno sia riuscito a dimostrare la superiorità di un’idea di gioco su un’altra (forse perché molto dipende dagli interpreti?), per cui il dibattito può serenamente continuare, tenendo però presente che i risultati sono SEMPRE figli di una qualche idea di gioco efficace, indipendentemente dal fatto che appaghi o meno i nostri gusti.
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