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Dagli allo juventino ladro!

E così ci risiamo. No, non mi riferisco al 2006, state/stiamo tranquilli, perché oggi a differenza di allora non sussiste nella maniera più assoluta quell’irripetibile concomitanza di “fattori interni ed esterni” a innescare il processo che si concluse con la retrocessione della Juventus in serie B. Però ci risiamo perché per l’ennesima volta la Juve è costretta, suo malgrado, a doversi difendere da accuse surreali quanto grottesche da parte di una giustizia sportiva sempre inflessibile quando vede bianconero, meno quando certe “stranezze” si vedono da altre parti. Il ricordo va inevitabilmente alla trattativa tra l’allora prefetto di Roma, il Dott. Pecoraro, e il capo ultrà Genny ‘a carogna durante la finale di coppa Italia Napoli – Fiorentina nel maggio del 2014. Il fischio d’inizio venne ritardato poiché gli ultras del Napoli misero in atto una vera e propria sommossa in seguito all’agguato subito da un supporter partenopeo  – Ciro Esposito, poi deceduto – all’esterno dell’Olimpico, da parte di un gruppo di “tifosi” romanisti. ‘A Carogna, indossando una maglia in cui campeggiava la scritta “SPEZIALE LIBERO” in riferimento all’omicida del poliziotto Filippo Raciti, diede il via libera (…) affinché la partita venisse disputata. Due anni prima (2012) sempre in Coppa Italia, dopo la vittoria del Napoli, Genny scese in campo alzando addirittura la coppa. La giustizia sportiva, in entrambi i casi, prese decisioni davvero drastiche nei confronti del Nap… ah no scusate devo essermi confuso, la giustizia sportiva non fece “una beata minchia” (cit.).

Il Dott. Pecoraro riveste oggi la carica di Procuratore Federale e come ben sappiamo ha appena deferito il Presidente della Juventus Andrea Agnelli, assieme ad altri funzionari bianconeri, per aver intrattenuto presunti rapporti con esponenti della ‘ndrangheta, nell’ambito delle attività di bagarinaggio allo Juventus Stadium. L’aspetto quanto meno curioso, per usare un eufemismo e tralasciando valutazioni sulla coerenza di Pecoraro, è che dalle indagini sulle infiltrazioni mafiose nell’alto Piemonte compiute dalla Procura della Repubblica di Torino , anch’essa storicamente molto “attenta” e meticolosa quando si parla di Juventus, non è emerso nessun coinvolgimento attivo dei vertici bianconeri, anzi gli inquirenti dipingono un quadro in cui i dirigenti di Corso Galileo Ferraris sembrerebbero piuttosto recitare la parte dell’agnello (scusate ma non trovavo un’altra metafora) al cospetto del lupo. Al termine delle attività investigative e al termine di tre anni di intercettazioni anche a carico di Andrea Agnelli, non c’è stato alcun rinvio a giudizio ai danni di nessun dirigente juventino, eppure nelle oltre cinquemila pagine acquisite da parte della Procura Federale c’è qualcosa che ha indotto Pecoraro a istruire un processo sportivo ai danni della Juventus.

Ma cosa rischia la Juventus? E cosa rischiano i suoi dirigenti? Innanzitutto Andrea Agnelli è stato deferito “per la violazione dei principi di lealtà, correttezza e probità e dell’obbligo di osservanza delle norme e degli atti federali di cui all’art.1bis, comma 1, del Codice di Giustizia Sportiva e dell’art. 12, commi 1, 2, 3 e 9 stesso Codice“. Qualora fosse dichiarato colpevole, le sanzioni potrebbero essere le seguenti:

Per la violazione dell’art.1bis, comma 1:
a) ammonizione;
b) ammonizione con diffida;
c) ammenda;
d) ammenda con diffida;
f) squalifica a tempo determinato, nel rispetto del principio di afflittività della sanzione;
g) divieto di accedere agli impianti sportivi in cui si svolgono manifestazioni o gare calcistiche, anche amichevoli, nell’ambito della FIGC, con eventuale richiesta di estensione in ambito UEFA e FIFA;
h) inibizione temporanea a svolgere ogni attività in seno alla FIGC, con eventuale richiesta di estensione in ambito UEFA e FIFA, a ricoprire cariche federali e a rappresentare le società nell’ambito federale, indipendentemente dall’eventuale rapporto di lavoro.

Per la violazione dell’art. 12, commi 1, 2, 3 e 9:
Per la violazione del divieto di cui al comma 1, si applica la sanzione dell’ammenda nelle seguenti misure: ammenda da € 10.000,00 ad € 50.000,00; nei casi di recidiva è imposto inoltre l’obbligo di disputare una o più gare a porte chiuse.
Per le violazioni di cui ai commi 2 e 3, si applica la sanzione dell’ammenda nelle misure indicate al precedente capoverso; nei casi più gravi, da valutare in modo particolare con riguardo alla recidiva, sono inflitte, congiuntamente o disgiuntamente in considerazione delle concrete circostanze del fatto, anche le sanzioni previste dalle lettere d), e), f) dell’art. 18, comma 1. Ossia:
d) obbligo di disputare una o più gare a porte chiuse;
e) obbligo di disputare una o più gare con uno o più settori privi di spettatori;
f) squalifica del campo per una o più giornate di gara o a tempo determinato, fino a due anni;

Per la violazione del comma 9:
d) ammenda con diffida;
e) squalifica per una o più giornate di gara; in caso di condotta di particolare violenza o di particolare gravità la squalifica non è inferiore a quattro giornate di gara;
h) inibizione temporanea a svolgere ogni attività in seno alla FIGC, con eventuale richiesta di estensione in ambito UEFA e FIFA, a ricoprire cariche federali e a rappresentare le società nell’ambito federale, indipendentemente dall’eventuale rapporto di lavoro.

La società JUVENTUS F.C. S.P.A. è stata deferita a titolo di responsabilità diretta, ai sensi dell’art. 12, commi 1, 2 e 3, del C.G.S., in ordine agli addebiti contestati al suo Presidente, e a titolo di responsabilità oggettiva, ai sensi degli art. 12, commi 1, 2 e 3, del C.G.S., in ordine agli addebiti contestati ai Sigg.ri Francesco CALVO (oggi non più dipendente Juventus, n.d.r.), Alessandro Nicola D’ANGELO e Stefano MERULLA.

Ossia:
Per la violazione dell’art. 12, commi 1, 2, 3:
Per la violazione del divieto di cui al comma 1, si applica la sanzione dell’ammenda nelle seguenti misure: ammenda da € 10.000,00 ad € 50.000,00; nei casi di recidiva è imposto inoltre l’obbligo di disputare una o più gare a porte chiuse.
Per le violazioni di cui ai commi 2 e 3, si applica la sanzione dell’ammenda nelle misure indicate al precedente capoverso; nei casi più gravi, da valutare in modo particolare con riguardo alla recidiva, sono inflitte, congiuntamente o disgiuntamente in considerazione delle concrete circostanze del fatto, anche le sanzioni previste dalle lettere d), e), f) dell’art. 18, comma 1. Ossia:
d) obbligo di disputare una o più gare a porte chiuse;
e) obbligo di disputare una o più gare con uno o più settori privi di spettatori;
f) squalifica del campo per una o più giornate di gara o a tempo determinato, fino a due anni.

Ma la Juventus è già stata punita, ancor prima che si celebri l’ennesima farsa nelle aule degli pseudotribunali della FIGC, con una colata di fango (gli eufemismi si sprecano) e conseguente danno di immagine difficilmente quantificabile, perché adesso il nome dei bianconeri è inserito in un sistema a tre equazioni, tutte verificate a suon di prime pagine e sentito dire:

Juventus = Ladri

Juventus = Dopati

Juventus = Mafiosi

Epperò questa volta la risposta è stata adeguata all’attacco, e Andrea Agnelli si è presentato davanti alle telecamere mettendoci la faccia, facendo sapere a tutti che oggi la Juve non è quella di undici anni fa e che “questo gruppo dirigente ha intenzione di continuare a far crescere la Juventus ancora per parecchio tempo” con buona pace di chi paventava presunte rivoluzioni al vertice dovute a dissidi con John Elkann. Il numero uno di Exor ha subito ribadito la “totale fiducia nell’operato di mio cugino Andrea, che ha guidato la Società e il suo gruppo dirigente fino ad oggi e che continuerà a farlo anche in futuro” mettendo una lapide sulle speranze di qualcuno, anche all’interno dell’ambiente. Dall’altra parte è ormai evidente il coming out delle istituzioni sportive nei confronti della Juventus e ora è tutto alla luce del sole, compreso il fatto che viene ammesso il “tifo contro” da parte di alti funzionari delle procure, senza remore, senza filtri, come se anziché dover amministrare imparzialmente la giustizia si trovassero in curva a sbandierare la loro fede calcistica. In tutto ciò la Juventus ha, a mio avviso in maniera un po’ tafazziana, contribuito alla rielezione di Tavecchio più per mancanza di alternative che per incondizionata fiducia nel delfino di Lotito, quel Tavecchio che sembra essere ben disposto a dare il via alle tanto attese riforme ma che non più tardi di qualche mese fa ha nominato Pecoraro a capo della Procura Federale, giusto per dare quella sferzata di novità che tanto serviva al calcio italiano. Quello sì, tafazziano senza se e senza ma. Un calcio capace di svilire, infamare e affossare il suo fiore all’occhiello, il modello da seguire, il traino al quale agganciarsi per cercare di tornare protagonista.

In questo clima pestilenziale da caccia alle streghe, o meglio al ladro, arriva la prima scintilla: un blitz di tipo militare per mano di un vero e proprio commando di tifosi napoletani, i quali hanno addirittura bloccato una carreggiata dell’autostrada per aggredire un bus di tifosi juventini partito dalla Campania per andare in trasferta a Genova in occasione di Sampdoria Juve. Ed è proprio in questo clima che la Juventus si appresta ad affrontare la fase più delicata della stagione, con i quarti di Champions e due, pericolosissime, trasferte a Napoli nel giro di poche ore. Pericolosissime non tanto dal punto di vista sportivo, quanto dal punto di vista ambientale, con l’etere e il web pieni di veleno, un clima alimentato in primis dagli addetti ai lavori, dirigenti partenopei e giornalisti compresi. Dopo la sconfitta di Torino in Coppa Italia, in cui sono stati fischiati due rigori sacrosanti a favore della Juventus, è partita una campagna mediatica diffamatoria con pochi precedenti, seguita dalle polemiche milaniste – anche in questo caso fondate sul nulla – culminate con atti vandalici dei giocatori rossoneri negli spogliatoi dello Stadium.

Ovviamente la Procura Federale in questi casi si è ben guardata dall’intervenire, perché in fondo, hey! Mica è la Juve! Alla Juventus viene chiesto di nuotare in un mare di escrementi senza sporcarsi nemmeno la punta di un dito, mentre gli altri possono continuare a cagarci addosso impunemente. Nell’aria si respira qualcosa di brutto, un odoraccio di putrido che non può portare a nulla di buono, se non a una spirale di odio e violenza, perché non parliamo delle Suore Orsoline ma di gente che di mestiere fa il tifoso e che non ha certo bisogno di essere pungolata per dare il peggio di sé. E non parlo solo degli altri ma anche dei nostri tifosi. Il problema di fondo è che la Procura Federale non vuole ripulire le curve, così come non voleva ripulire il calcio italiano nel 2006 o così come non voleva debellare il calcioscommesse nel 2012. Oggi, come allora, sembra palese, conclamato e dichiarato, l’unico e solo intento di rompere i coglioni alla Juventus, la cui unica colpa è quella di essere la società migliore, anni luce all’avanguardia rispetto a un calcio messo in ridicolo da una superiorità così evidente sia dal punto di vista manageriale che di conseguenza da quello sportivo, una vera e propria dittatura instaurata a partire dal 2011 in poi.

Il “sistema calcio” non ritiene accettabile un simile dominio da parte della Juventus, che ha conquistato vittorie e trofei nella maniera più odiosa possibile: lavorando tanto e bene. Quindi, visto che non si hanno le capacità per lavorare altrettanto bene né tanto meno l’umiltà per ammetterlo e cercare di trarre un insegnamento proficuo, si ricorre alle uniche armi a disposizione: fango, invidia, starnazzi, odio incondizionato, cieco, ignorante e violento. Sì dai, è più facile ululare un bel “LADRI!” piuttosto che fermarsi e riflettere, magari ammettendo “Mamma mia quanto sono forti! Come diavolo hanno fatto? Priviamoci anche noi!”. Ogni qualvolta si ripresentano situazioni come questa ci auguriamo che l’abisso sia stato raggiunto, ma evidentemente in Italia siamo bravissimi a scavare.

Con la collaborazione di Stefano Moscarda.

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