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Delitto perfetto a S.Siro

Scrivo questo articolo perché ho un problema: digerisco male le sconfitte.
Lo so che è un fastidio che condivido con molti di voi, amici lettori gobbi, e per di più il malessere è aumentato negli ultimi anni vista la quantità esigua di sconfitte (alcune tremendamente pesanti) della nostra amata squadra.
Ma c’è sconfitta e sconfitta.
C’è quella netta che ti porta a dire: “E vabbè, cosa potevamo fare di più?”.
C’è quella che ti fa bestemmiare perché la squadra non è scesa in campo.
C’è quella che non riesci a spiegarti perché sfugge a ogni logica.
Infine, c’è la sconfitta di sabato scorso a Milano.

Lo ammetto, brucia da far paura e più passa il tempo più l’arrabbiatura aumenta al punto da sperare di non vedere  tifosi milanisti in giro onde evitare litigi.
Brucia per la prestazione della squadra, ancora alla ricerca di se stessa dopo i tanti cambi di questa estate, con problemi a centrocampo (e non cominciate con il solito tran tran del “siamo pochi a centrocampo” che vi mando Hernanes a casa vostra a colazione, pranzo e cena), ma soprattutto dopo l’arrivo di tanti fuoriclasse che hanno alterato un equilibrio e un modo di pensare che resisteva fino a pochi mesi fa, ma il punto è un altro.
Sì, la sconfitta brucia perché è frutto di un cosiddetto delitto perfetto: o meglio, perfetto fino ad un certo punto perché tutti noi gobbi, a parte i “dajuventino”, hanno visto il colpevole, hanno visto bene il delitto ma a nessuno interessa.
Sabato c’hanno ammazzato ma chissenefrega, anzi meglio almeno ci si diverte di più, sai che barba che noia, che vita vuota che vuota vita sarebbe questo campionato?
Brucia non solo per il torto subito, un gol regolarissimo convalidato da un guardalinee che aveva visto giusto e annullato da un arbitro di porta e da un arbitro messi sotto pressione dai giocatori del Milan, ma perché come sempre dobbiamo stare zitti, pena i soliti ritornelli:
“Eh, ma allora il gol di Muntari?”
“Eh, ma allora Catania?”
“Eh, ma allora Chiellini?” (c’entra niente Chiellini ma funziona sempre).

Bene, allora spiegatemi subito una cosa: perché quando vinciamo o pareggiamo con un episodio arbitrale a favore è tutto un coro di “Vergognatevi a vincere così!” con tanto di dajuventini che se ne escono con un “Da juventino ammetto di essermi vergognato oggi, non è bello vincere rubando” e sabato tutto S.Siro alla fine della partita festeggiava?
Avete sentito un Diego Abatantuono dire “Oh pobbacc che schifezz di vittoria quella di staser contro la Giuventus!”?
Avete visto un Galliani esultare in modo pacato in tribuna sabato sera?
Avete letto tifosi milanisti che dicevano “Da milanista non esulto per questa vittoria!”?
No?
Ecco, neanche io.
Questo discorso implica il concetto, più volte riportato da molti di noi, riassumibile in “A parti invertite, se ci fosse stata la Juventus…”: bene, lasciamo perdere, mettiamo in naftalina questi discorsi perché è inutile usare i ma e i se.
Inutile perché nel calcio italiano vige una regola da decenni:
“Contro la Juve tutto è lecito.”
Batti la Juve con un gol in fuorigioco dalle dimensioni a la John Holmes? Tranquillo, passa tutto in cavalleria.
La Juve vince 3-0 surclassando una diretta concorrente per il titolo con il gol dell’1-0 in posizione dubbia? Partita falsata, campionato falsato, dagli contro a quelle “merdacce” (cit. Boys San) dei gobbi.

Questa è la realtà, non stiamo a piangerci addosso né tantomeno a invocare interventi della società, ma neanche a millantare presunte superiorità rispetto ad altri tifosi: spiacenti, ma dopo una sconfitta come quella di sabato, leggere “Io non mi attacco agli errori arbitrali come fanno altre tifoserie, l’arbitro può sbagliare ecc…” mi fa andare il sangue al cervello perché quella non è superiorità, ma voler negare l’evidenza.
Vogliamo dirlo che quell’errore ha cambiato il corso della partita in modo decisivo?
Poi, certo, sono d’accordo sulla prestazione sottotono della squadra e sull’atteggiamento molle del secondo tempo (per non parlare del caos che vige negli ultimi 16 metri), ma quel gol regolare c’avrebbe fatto vedere un’altra partita da parte nostra, punto.

Infine, last but not least, un episodio che nessuno ha sottolineato: a pochi minuti dalla fine, su un cross di Dani Alves, Donnarumma in uscita è stato colpito da Pjanic e la palla è stata scaraventata in fallo laterale dai difensori milanisti: a me è sembrato un normale rinvio della difesa per togliere dall’area di rigore una palla pericolosa, ma tant’è.
Fatto sta che sul fallo laterale successivo, dopo che Donnarumma era stato soccorso, il Milan e tutto il S.Siro rossonero volevano la restituzione della palla che non è avvenuta: da lì un fallo loro e una punizione per noi che poi non abbiamo sfruttato.
Ecco, io ero lì che pregavo di segnare per vedere che putiferio sarebbe saltato fuori dopo (e già c’erano state proteste prima della punizione).
Ma ve lo immaginate?
La Juve che pareggia a pochi minuti dalla fine dopo che non aveva restituito la palla all’avversario!
Una cosa mai vista su un campo di calcio.

Anzi no, una volta è successo.
Coppa Italia 1989-1990, Atalanta – Milan: bergamaschi in vantaggio a pochi minuti dalla fine, il Milan invece di restituire la palla dopo che Stromberg l’aveva mandata fuori, si guadagna un rigore che Baresi, sportivamente, realizza pareggiando i conti e permettendo al Milan di passare il turno.
Il Milan del profeta Sacchi, colui che lamenta in Italia “la mancanza della cultura della sconfitta”.
Il Milan di Baresi, grande bandiera del calcio corretto, che trasforma un rigore che non doveva manco esserci.
Il Milan di Berlusconi, che la sera stessa si dichiara pronto a restituire la vittoria all’Atalanta.
Pensate un po’ a quante volte si è parlato di questo episodio negli ultimi 26 anni.
Sì, esatto, pochissime volte e ci fa capire una volta ancora come funziona il calcio in Italia e chi è davvero che comanda.

E allora, prima di mettere in croce la nostra squadra per la sconfitta di sabato, pensate contro chi abbiamo perso, come mai abbiamo perso e sono convinto che dal profondo del vostro cuore, ma anche dal vostro colon, un bel VAFFANCULO (maiuscolo in quanto urlato) nei confronti di quella società dai colori rossoneri, che tante ne ha combinate, si alzerà imperioso e devastante.
Poi, come sempre, torneremo a fare le pulci alla nostra squadra che non va.
Come sempre, guardiamo avanti.
Keep the faith alive e Forza Juve.

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