Connect
To Top

Di Costa e di Berna

Ormai, come da tradizione, devo dire la mia sulla stagione che si è appena aperta. Premetto, delle tre partite ufficiali finora disputate, ne parlerò zero. Non aggiungono o tolgono nulla al ragionamento. Passerò invece da Cardiff, lo premetto. Ma solo per andare più lontano (in Ucraina per esempio, dicono ci siano belle donne…). Cardiff serve per analizzare i possibili margini di miglioramento della Juve, trovare un filo logico con questa sessione di mercato e valutarne la declinazione in campo, in termini di scelte di uomini e soluzioni tattiche.

Cosa è successo alla Juve a Cardiff? E cosa sta succedendo e cosa potrà succedere alla Juve dopo Cardiff? Dopo svariate analisi, riflessioni, pareri, scontri, salite e discese dal carro e viceversa, fossi, trincee e patenti di tifo, una sembra la costante: la squadra ha avuto un evidente crollo (psico)- fisico alla fine del primo tempo, poi esploso nel corso del secondo tempo. Per quanto mi riguarda, appartengo al partito delle zero colpe ai calciatori, che siano esse di natura mentale, di approccio, fisica, tattica che dir si voglia. La finale di Champions è l’ultima partita stagionale, la affronti con i giocatori che hai, con le conoscenze che hai e con le forze che hai. Ammesso e non concesso che ci siano state colpe (ovvio che sì, visto che si è perso e visto soprattutto il modo con cui si è perso…) è probabile siano a monte (preparazione atletica, assetti tattici, scelte di mercato o, ancora più alla radice, valori dello spogliatoio e principi di gioco). Ma ne parleremo dopo.

Molti (me compreso) ritenevano che l’evidente differenza di freschezza, reattività, dinamismo fra le due compagini fosse figlio di un differente impiego nel corso della stagione dei giocatori, dando per scontato che la Juventus avesse “spremuto” i propri titolari, soprattutto quelli dal centrocampo in su, mentre il Real Madrid fosse riuscito a “preservarli” grazie a una rosa più profonda e qualitativamente più affidabile.

Ma un’analisi comparativa dei dati relativi al minutaggio delle due compagini (dati di base: whoscored.it – elaborazione: juveatrestelle.it) effettuata su un campione (significativo) di calciatori appartenenti alle due rose dimostra una differenza minimale, sia in relazione al dato medio, sia relativamente al dato puntuale di ciascun giocatore. Si è deciso di analizzare tale campione sia in relazione all’intera stagione, sia per ciò che riguarda i dati del trimestre immediatamente precedente alla finale (marzo-maggio).

 

Real Madrid
Liga UCL Totale intera stagione* Minutaggio mar-mag
Presenze Minuti Presenze Minuti Presenze Minuti tutte le comp.
Kroos 28(1) 2501 11(1) 1027 58 4098 1425
C. Ronaldo 29 2544 13 1200 60 4369 1423
Modric 22(3) 1892 11 983 49 3147 1298
Marcelo 26(4) 2277 11 1001 45 3278 1383
S. Ramos 28 2489 11 1001 55 3850 1697
Benzema 23(6) 1914 12(1) 952 46 2866 1084
Isco 18(12) 1638 5(1) 386 46 2024 889
*Comprese le nazionali e coppe nazionali
Media         51,3 3376,0 1314,1

 

Juventus
Serie A UCL Totale intera stagione* Minutaggio mar-mag
Presenze Minuti Presenze Minuti Presenze Minuti tutte le comp.
Higuain 32(6) 2968 12 1039 59 4007 1634
Bonucci 26(3) 2406 11 968 60 3854 1458
Dybala 26(5) 2154 10(1) 797 47 2951 1339
Pjanic 25(5) 2173 11(1) 908 56 3081 1136
Mandzukic 28(6) 2488 10(1) 914 62 3670 1553
A. Sandro 25(2) 2310 9(2) 854 43 3164 820
Khedira 31 2548 11 895 58 3784 1000
*Comprese le nazionali e coppe nazionali
Media 55,0 3501,6 1277,1

 

Come si vede, il dato medio di minutaggio medio stagionale della Juventus è superiore di circa 130 unità, dato pressoché irrilevante. Mentre, addirittura, focalizzando l’analisi al trimestre precedente la partita, la media superiore è quella del Real, comunque sempre con una differenza irrilevante. La conclusione che possiamo trarre, dunque, è che il minutaggio sulle spalle dei calciatori sia più o meno irrilevante. Con due eccezioni, probabilmente. Quelle di Higuaín e Mandzukic relativamente all’ultimo trimestre , ma non serviva di certo un’analisi puntuale per saperlo. Questi due giocatori sono probabilmente arrivati a Cardiff fisicamente spremuti per il “troppo” utilizzo nel periodo antecedente. C’erano alternative? No. Allegri non poteva non farli giocare perché in rosa non aveva alternative sia in termini strettamente di ruolo, sia in termini di compiti, soprattutto nel caso di Mandzukic.

Ma allora perché i nostri sono fisicamente crollati già intorno al 40° del primo tempo, confermando fra l’altro precisi segnali d’allarme che, col senno di poi, risultavano già evidenti nelle ultime partite del campionato di Serie A? Ho due risposte, chiaramente puramente ipotetiche e fondate su deduzioni e impressioni, ma che ritengo abbastanza plausibili:

  • programmazione fisico-atletica,
  • “qualità” dell’impiego in funzione dei principi di gioco e dei compiti richiesti.

Per quanto riguarda il primo fattore, ho visto il Real e la Juve di febbraio, così come ho visto il Real e la Juve di maggio. Se nei primi c’è stata, a mio avviso, una tendenziale crescita di condizione fino a Cardiff, nei secondi c’è stata una sorta di curva gaussiana, in cui il top della forma è stato raggiunto nel periodo marzo/aprile, per poi decrescere inarrestabilmente fino al 3 giugno. È così fuori dal mondo pensare che ci siano scelte precise di programmazione fisico-atletica dietro? È così irrealistico ipotizzare che il Real Madrid, nel pianificare la propria preparazione atletica, ponga a gennaio nel mirino la finale di Champions e noi gli ottavi e i quarti e le eventuali semifinali? Non ho ovviamente la risposta.

A proposito della qualità dell’impiego, ritengo questo secondo fattore almeno ugualmente rilevante rispetto al primo. L’assetto tattico della Juventus targata 2016/17 ha richiesto un notevole spirito di sacrificio a tutti i propri attori in campo. Sia ai giocatori tipicamente “di forza”, quelli che fanno del dinamismo il fattore principale della loro forza, sia ai giocatori maggiormente tecnici. Solo e unicamente per meglio spiegare ciò che intendo, anche in relazione all’analisi del minutaggio sopra esposta, siamo sicuri che i 90 minuti di Cristiano Ronaldo pesano nella stessa maniera dei 90 minuti di Higuaín? Il lavoro che la squadra chiede a entrambi è paragonabile? E qui entriamo in un annoso tema, da sempre un dibattito aperto almeno a livello di noi tifosi bianconeri, sul valore o meno del talento asservito al sacrificio. In fondo, l’obiezione di Alves (che nelle sue recenti uscite ha certamente sbagliato tempi e modi, ma forse ha introdotto un tema di discussione serio) è riconducibile a questo ragionamento: se hai del talento, sfruttalo e ponilo al servizio solo e unicamente della vittoria. Alla Juve invece, storicamente, si pone innanzi a tutto l’equilibrio di squadra e il lavoro di sacrificio come le garanzie più solide per il raggiungimento degli obiettivi.

Non esistono risposte certe e comunque guai a denigrare quel sacrificio e quello spirito di abnegazione; quanti nostri successi ne sono figli? Ma a questo punto serve “attenuare” quell’approccio militaristico per innalzare la capacità dell’undici in campo di trovare “colpi”. La mia opinione per rendere più redditizio il gioco della Juve in chiave Europea è non tanto (o almeno, non semplicemente) accrescere il peso dell’attacco, quanto innalzare l’incidenza di giocatori che posseggano quelli che in gergo vengono definiti “colpi”. Cioè giocatori che abbiano nel loro set giocate non banali (che sia un key pass, un dribbling, un tiro o un inserimento in grado di aprire la difesa).

Dunque, proseguendo il progetto tattico dello scorso anno e dando così finalmente continuità, la scelta più ovvia è incrementare e “potenziare” il roster che copre i 4 ruoli offensivi, ma soprattutto e per quanto possibile liberarli in maniera ragionevole di stretti compiti tattici. Certo, alcune cessioni hanno “problematizzato” il disegno d’insieme, ma sono eventi che devi mettere in conto (soprattutto in questo calcio) e a mio avviso non in grado di mettere in crisi il progetto nel suo insieme.

Ovviamente i giusti equilibri vanno comunque trovati. E la soluzione è/era stata trovata nella costruzione di un centrocampo adeguatamente assortito per svolgere il compito assegnatogli. Ora, vien da sè che se questo è/era il progetto ed essendo una delle due posizioni di centrocampo già coperta da Pianjc, il profilo del giocatore da affiancargli è abbastanza definito. Forte fisicamente, ordinato tatticamente nel leggere il campo e in grado di coprire con efficacia, soprattutto in non possesso, la più ampia zona di campo possibile. Come detto in questo articolo, arruolare un giocatore con tali caratteristiche è/era fondamentale e non ha senso tornare sulla questione del perché non si sia immediatamente arruolato. Direi solo che, eufemisticamente, è quantomeno probabile che ci abbiano provato.

In caso di un suo mancato arrivo e al netto di una rilettura sorprendente delle skills di Matuidi, l’alternativa è mantenere gli attuali equilibri richiedendo il fantomatico “sacrificio” agli esterni; ciò significa vedere poco impiegato Bernardeschi e raramente Costa, abbastanza incompatibili con stringenti compiti di copertura (soprattutto il secondo). E l’obiezione che Allegri debba “farli crescere” non la voglio nemmeno considerare: si tornerebbe all’errore di arruolare prioritariamente i giocatori alla causa,  piuttosto che porre la valorizzazione delle loro caratteristiche al centro delle scelte.

Nel caso in cui non arrivasse quel determinato profilo, (purtroppo?) è probabile che Allegri debba trovare dei correttivi. Come da più parti vociferato, è molto probabile che nel corso della stagione, quando l’inerzia del 4231 sarà ritenuta dal mister conclusa, si passi a un centrocampo a tre e a soluzioni tecnico/tattiche più ortodosse. È probabile che, a questo punto, Allegri disegni una Juve ad albero più o meno simmetrico con due trequartisti dietro Higuaín. Sia Costa, sia Bernardeschi possono ricoprire il ruolo accanto a Dybala, ovviamente con caratteristiche diverse. Entrambi, comunque, sono perfettamente in grado di giocare “dentro” il campo e sfruttare gli half-spaces, a differenza di quanto si possa comunemente pensare.

Ribadiamo ancora una volta, qua non si tratta “semplicemente” di assemblare una squadra forte, bensì di abbassare lo scarto che discosta una finalista di Champions perdente a una vincente. È quell’ultimo gradino di una scala a complessità crescente. In questo senso, il tentativo di questo articolo è stato il trovare una linea di coerenza fra la lettura delle aree di miglioramento della capacità di competere, gli interventi di mercato che ne sono derivati o che ne deriveranno (!) e le implicazioni tattiche che ne scaturiranno.

Comunque vadano questi ultimi giorni di mercato, abbiamo una Juve forte in ogni sua componente. Gli Juventini possono avere questa certezza. Non è poco.

5 Comments

Lascia il tuo commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Opinioni

  • I vivi e i morti

    “Saremo amati dopo la morte/ci è toccata questa sorte/il destino un poco infame/ci regala queste pene” (Roberto “Freak” Antoni”) In morte...

    Massimiliano Mingioni8 Gennaio 2023
  • La Juve che sarà

    A poco più di una settimana dalla fine del calciomercato, dopo la prima partita di campionato, con la seconda alle porte,...

    Francesco Di Castri19 Agosto 2022