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Di passione e di bilancio

Ebbene sì, sono un tifoso ragioniere, di quelli che quando c’è una cessione o un nuovo acquisto va a vedere a che condizioni è stata conclusa l’operazione e poi, nel caso, si arrabbia o gioisce.

“Ma non sono soldi tuoi”. Vero, ma è la squadra del mio cuore, ci tengo al fatto che sia competitiva oggi e che lo rimanga nel tempo, quindi il bilancio conta più del singolo giocatore. Molto di più.

Partite dal seguente assioma: se ciascun dirigente spendesse i soldi con abilità pari a quella di tutti gli altri dirigenti, ovvero pagasse i giocatori esattamente per quel che valgono in campo, la classifica finale la determinerebbe il fatturato.
Intuitivamente è del tutto logico. Nessuno si aspetta che squadre con un budget ridotto possano competere per la vittoria dello scudetto. La griglia di partenza, in fondo, è determinata dai fatturati.

Tempo fa lessi il libro “Tutti i numeri del calcio: perché tutto quello che sapevi sul calcio è sbagliato” e trovai la dimostrazione di questa mia convinzione. Nel libro in questione Chris Anderson, esperto di statistica, e David Sally, economista comportamentale, si sono presi il fastidio (copio/incollo dalla promo di Amazon) di dimostrare “«scientificamente» alcune verità sorprendenti e spiazzanti: non subire gol vale più che segnarne, i calci d’angolo non fruttano granché, la squadra che effettua più tiri in porta vince solo in poco più del 50 per cento dei casi, il peggior giocatore «pesa» più del fuoriclasse, l’allenatore incide sul rendimento complessivo solo per il 15 per cento (cioè, molto meno del caso)“, il fatturato “spiega” all’80% il piazzamento finale in classifica.
Nel caso voleste leggerlo sappiate che è un libro di statistica, di numeri, non di calcio.

Ci sarebbe da parlare per giorni partendo da questi contenuti ma non è questa l’occasione; inoltre non voglio spoilerarvi tutto il libro. L’unica rivelazione che voglio farvi (che @erredantes mi perdoni, ndr) è la seguente: l’allenatore più efficiente, ossia quello che, a parità di soldi spesi, ha ottenuto i migliori piazzamenti in classifica, insomma, il mago della panchina che ciascun manager dovrebbe ingaggiare per massimizzare i ritorni sportivi del suo investimento economico, risponde al nome di Tony Pulis. Andate a vedervi cosa dicono del suo calcio.

Ma torniamo a noi. Il fatturato spiega l’80% dei piazzamenti in classifica. Con un ulteriore corollario: ottenere piazzamenti superiori rispetto al valore del fatturato può essere solo un evento occasionale, saltuario, non duraturo ed è principalmente legato al fatto che altri facciano peggio. Tradotto: se gli altri non sperperano i loro “tanti” danari ti arrivano comunque davanti, per quanto tu sia bravo a spendere i tuoi “pochi” danari. So che susciterò un vespaio ma i dati non lasciano dubbi: le “belle favole” esistono solo per demeriti degli altri, non per meriti propri.

Le belle favole sono tutte Steven Bradbury.

Vediamo come tutto ciò si coniuga con la Juve.
La Juve ha di gran lunga il fatturato più alto d’Italia per cui, se spende i soldi in maniera “normale” e allestisce una squadra “normale”, è in grado di vincere praticamente sempre. Tutto quello che deve fare, quindi, è evitare di sperperare danaro.

Ricordo e ribadisco che, dato il vincolo del pareggio di bilancio, se spendo più soldi per un giocatore, poi ne ho meno per un altro.

Vediamo quindi nello specifico cosa la Juve “non deve fare”.

Pagare 2 allenatori. Quando a bilancio avevamo Sarri e Allegri la Juve spendeva più di 24 mln per la voce “allenatore”, ma solo 11 mln andavano in campo. Gli altri erano soldi “sprecati”. Oggi sprechiamo solo quelli di Pirlo, più la buonuscita che hanno dovuto pagare a Sarri: 5 mln lordi buttati, a stare bassi.

Ricomprare i calciatori. Quando Bonucci è stato venduto al Milan pesava a bilancio per 7,8 mln/anno. Oggi pesa 17,8 mln/anno. Il giocatore è sempre lo stesso ma impiega più del doppio delle risorse disponibili. Stessa storia per Kean. A regime costerà alla Juve circa 8 mln di  ammortamento: per un giocatore del vivaio è una mossa da fuoriclasse. Altri 18 mln buttati.

Comprare giocatori che poi non si utilizzano. Romero (31,3 mln), Kulusevski (44 mln), Pellegrini (22 mln) e compagnia bella sono stati a bilancio per 20 mln di quota ammortamento e non hanno contribuito neanche per un minuto alle prestazioni sportive della Juventus.
Oggi, in prestito, considerando solo i giocatori principali, ci sono: Demiral, Pjaca, D.Costa, Frabotta, Mandragora e Rovella. Questa gente, che non contribuisce minimamente alle prestazioni della squadra, costa più di 20 mln/anno (solo quota ammortamento). E sono stato basso perché, secondo me, gran parte dello stipendio di Douglas Costa al Gremio lo paga la Juve.

Supervalutare i calciatori. Supervalutare un calciatore significa letteralmente “pagarlo più del suo valore”. Ciò comporta come naturale conseguenza che impegno 10 per una cosa che vale e che rende per 5. In rosa abbiamo Arthur, Danilo e Pellegrini: tutti giocatori derivati da scambi e valutati ben oltre il loro valore. Dei 26,3 mln di risorse che impegnano (solo ammortamento), a stare bassi almeno un terzo è frutto della supervalutazione loro riconosciuta. Diciamo altri 9 mln.

Comprare giocatori che si infortunano troppo spesso. Tralasciando i tempi d’oro, oggi abbiamo comunque in rosa Ramsey (10,243 mln/anno), De Sciglio (7,868 €) e Chiellini (6,563 €): altri 24 mln abbondanti su cui non potrai fare affidamento per gran parte della stagione. E poi c’è l’incognita Dybala. Nel 20/21 è stato fuori per infortunio 130 giorni (fonte transfermarkt.it); nel 19/20 56 giorni; nel 18/19 27 giorni e nel 17/18 38 giorni. Spesso per problemi muscolari alla coscia. E quest’anno è di nuovo ai box. E qui mi fermo.

Comprare troppi giocatori nello stesso ruolo. In campo si va in 11 e solo uno per ruolo: tutti quelli in panchina o in tribuna sono risorse sprecate. Bernardeschi, Chiesa, Kulusevski, Cuadrado e Douglas Costa giocano tutti nel ruolo di “ala destra”. 71 mln di costo annuo e non abbiamo un’ala sinistra di ruolo neanche per sbaglio.
Guardando solo al valore tecnico del giocatore, sarei stato molto favorevole a ingaggiare Donnarumma a parametro zero, ma avere in rosa 5 ali destre e 4 portieri mi sarebbe sembrato una tantino folle.

Confondere titolari e panchinari. Lungi da me sindacare le scelte tecniche ma a oggi la squadra titolare della Juve sembra essere la seguente: Szczesny, Alex Sandro, Chiellini, Bonucci, Danilo, Chiesa, Bentancur, Locatelli, Cuadrado, Dybala, Morata. Costo totale: 140 mln/anno. La teorica squadra riserve è così composta: Perin, Pellegrini, Rugani, De Ligt, De Sciglio, Rabiot, Arthur, McKennie, Bernardeschi, Kulusevski, Kean. Costo totale: 130 mln/anno. Guardando i costi, le due squadre dovrebbero essere praticamente equivalenti. A questo pensiero possiamo farci tranquillamente una grassa risata.

Ovviamente è concettualmente sbagliato fare la semplice somma di questi valori ma è solo per farvi toccare con mano la quantità di soldi che sono stati buttati dalla dirigenza della Juventus in questi anni: soldi che per motivi diversi non si sono tradotti e non si tradurranno in “prestazioni sportive”.

Come si è arrivati a questo punto? Beh, non scegliendo. Quando arrivò Ronaldo, uno tra Higuain, Dybala e Mandzukic era palesemente di troppo. Si scelse Higuain; bene, la sua cessione doveva essere propedeutica all’arrivo di CR7. Hai puntato forte su De Ligt? Bonucci (per costi e posizione in campo) doveva partire. Se non parte, De Ligt non arriva. Esattamente come è successo con Donnarumma-Szczesny. Stesso ragionamento per Chiesa o Kulusevski, se il titolare è Cuadrado, e Bernardeschi e Douglas Costa andavano ceduti da secoli. Perin e Szczesny sono due portieri tecnicamente titolari (almeno, li hai pagati come tali): o uno o l’altro. Arthur dovrebbe essere un crack assoluto del centrocampo juventino e rubare il posto a chiunque: dubito avrà mai questo status, pur essendo il secondo giocatore più costoso in rosa. E via di questo passo.

Butta e ributta, la Juventus è arrivata a toccare la fantasmagorica cifra di 197 mln €/anno alla voce “ammortamenti e svalutazioni diritti calciatori”, superando molti top club europei nei soldi spesi per i cartellini dei giocatori: una follia in assoluto e a maggior ragione considerando le limitate risorse della società.

Voi direte: sì ma vuoi mettere il patrimonio tecnico sportivo che abbiamo in casa? Chissà quanto realizzeremmo se decidessimo di vendere questi calciatori! De Ligt, Arthur, Dybala, Morata, Bonucci, Szczesny, Bernardeschi, Danilo e Douglas Costa… Sospendendo il giudizio su De Ligt, che comunque abbiamo pagato più di 85 mln e quindi è da vedere quale potrebbe essere un prezzo di cessione, per tutti gli altri non rientreremo mai dei soldi spesi per il loro cartellino. In una combo mortale tra “ingaggio+costo del cartellino+età del calciatore+durata del contratto” credo sia facile profetizzare un bagno di sangue. E posso continuare con l’elenco: in rosa ci sono solo 4 giocatori per cui a oggi mi sento di affermare che in futuro potremo rientrare dei soldi spesi: Chiesa, Bentancur, Kean e Locatelli. Cinque se aggiungiamo De Ligt. Su circa 30 tesserati. Con una nota di menzione per i capolavori assoluti nella gestione di Morata e Romero, in un ipotetico “player trading” la Juve in questi anni ha bruciato centinaia di milioni di valore.

Di fronte a questi numeri credo sia semplice capire come si è arrivati ad avere un rosso in bilancio di -210 mln e contemporaneamente una rosa non competitiva.

Visto che la malsana idea di finanziare il mercato con le plusvalenze ha ridotto la società in questo stato (per inciso: niente di diverso da quanto successo prima a tutti gli altri che han percorso questa stessa via), in una prossima puntata vedremo quale potrebbe essere la strada da seguire per riportare la Juve ai vertici del calcio italiano, farla restare sempre al top e riuscire ad andare oltre gli ottavi di finale di Champions (possibilmente anche vincerla, visto che vincere è l’unica cosa che conta), sempre partendo dall’evidenza che sono i soldi spesi a fare l’80% delle prestazioni sportive.

#FinoAllaFine

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