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Distrutti!

Quando lo stadio cantava: “Chi non salta non ci crede”, per onestà intellettuale, sarei dovuto restare seduto, fossi stato presente. Non ci credevo, non c’era un solo aspetto che lasciava intravedere il barlume di una speranza. Pur consapevole della forza di questa squadra, essa sembrava svanita nel nulla. Un allenatore alla frutta, giocatori abulici e coi riflessi azzerati, il Presidente che cena con l’allenatore e che sembra aver fatto partire i contatti con questo o quell’altro e, per non farsi mancare nulla, una tifoseria spaccata e già proiettata alla prossima stagione.

No, non nutrivo molte speranze e, in uno slancio di coraggio, avevo detto agli amici più vicini che sarebbe stato difficile anche vincerla, la partita.
Cosa sia accaduto a Madrid non lo so, ma mentre per la forma fisica si intravedevano dei tiepidi segnali di ripresa, per quella mentale non avevo quasi più dubbi: col campionato vinto, la squadra e l’allenatore avevano mollato di testa.
E non è mica detto che non fosse così, vallo a sapere.
Oppure, molto più semplicemente, la partita di Madrid era stata preparata male e disputata peggio, con l’aggiunta dell’infortunio last minute a Khedira, papabile titolare, mentre a Napoli si erano viste quelle che Allegri ha chiamato “scorie” del Wanda e che si è fatto fatica a smaltire.

Fatto sta che ieri, martedì 12 marzo 2019, dalle 21.00 alle 23.00, il popolo juventino ha vissuto una di quelle serate memorabili e impossibili da dimenticare. Per difficoltà e intensità, una vittoria persino più appagante del 3-0 al Barcellona di due anni fa, che già era stata fantastica; perché quella era la partita di andata mentre ieri doveva andare in onda una rimonta che alla Juventus non era mai riuscita e anche perché quel Barcellona aveva sì un attacco stratosferico ma sapevamo che la difesa era il loro punto debole (ricordate Mathieu?), mentre pensare di fare 3 gol al bunker dell’Atletico era al limite dello sciocco. A meno che…

A meno che, in estate, la tua società non decide e riesce a portare dalla tua parte IL MARZIANO, l’uomo di ferro, il Re, come lo ha definito Caressa in telecronaca. Mi ha fatto specie, a fine partita, ascoltarlo mentre rispondeva alla domanda su come fosse riuscita, la Juve, nell’impresa: “Mi hanno comprato per questo.”
Detto così, senza superbia, come se nulla fosse. Perché per Cristiano Ronaldo fare 3 gol e condurre una rimonta al limite dell’epocale è una cosa normale. E ce lo aveva anche detto, qualche giorno fa: “Credeteci, venite allo stadio, ci divertiremo.”
Diciamolo chiaramente (delle scelte di Allegri parliamo dopo), i 2 gol che hanno pareggiato il conto se li è quasi inventati lui da solo. La Juve ha dominato la partita in lungo e in largo, ha creato molte occasioni, alcune più nitide altre meno, ma quei 2 gol sono arrivati su 2 colpi di testa, la specialità della casa avversaria. Dei tanti cross fatti in partita, ben 36, solo Chiellini su calcio d’angolo ha impensierito la contraerea madrilena. Chiellini e lui, il Re.
Sul primo gol è bravissimo a cercare lo spazio alle spalle di Juanfran (non abituato a difendere a sinistra), il secondo è invece un capolavoro di atletismo, forza, elevazione.
In testa a Godin, uno dei più forti in quel fondamentale.
E poi il rigore, un macigno per chiunque, credo anche per lui se ancora possiede un cuore e un cervello che pompano adrenalina nei vasi sanguigni. E invece no, portiere spiazzato e rimonta completata.
Fantastico!

Ora veniamo a lui, all’oggetto del contendere tra noi tifosi: Massimiliano Allegri.
Non ero sceso dal carro di chi lo ritiene uno dei migliori ma, viste le circostanze, pensavo che la sua esperienza alla Juve fosse giunta al capolinea, grazie di tutto, ti vorrò sempre bene ma è ora di voltare pagina. E invece…
Un rigurgito di orgoglio?
Ha avuto “solo” un passaggio a vuoto?
È accaduto qualcosa che non sappiamo?
Non avendo pretese di conoscenza, un bel “chissenefotte” e andiamo avanti: la stagione è tutt’altro che finita, anzi. Il divertimento vero potrebbe cominciare solo ora.

Prevedibile o meno che fosse, la scelta di mettere Emre Can accanto a Bonucci e Chiellini si è rivelata decisiva. In quella posizione il tedesco faceva 3 cose, una più importante dell’altra e, soprattutto, le ha fatte tutte molto bene. La prima, ha praticamente marcato a uomo Morata quando il nostro ex passava da quelle parti. Anticipi, colpi di testa, tacchetti e tutto quel repertorio gentilesco (nel senso di Claudio Gentile) che era mancato a tutta la squadra nella gara di andata. La seconda, dare protezione a Cancelo quando il portoghese spingeva in avanti e, visti gli errori che ha commesso il numero 20 in fase di impostazione, mai scelta fu più appropriata. La terza ce l’ha svelata proprio Allegri nelle interviste post partita. Gli servivano 2 uomini che entrassero in campo con la palla a scombinare il compatto muro difensivo avversario. E anche in questo Emre Can è molto bravo, molto più di un Khedira, giusto per capire il livello (per me Sami è un maestro di tattica e posizionamento in campo, quindi ho fatto un gran complimento al suo “gemello”, per intenderci). Un lavoro simile credo lo potesse fare solo Can.

Altra scelta indovinata, quella di far giocare Bernardeschi. Tornato finalmente a livelli di forma di inizio stagione, quella di Federico potrebbe essere davvero la partita della consacrazione: assist per il primo gol, azione personale di pura prepotenza fisica in occasione del rigore procurato, una serie infinita di scatti e proponimenti per tutti i 90 minuti.
Dispiace per Dybala ma il raffronto con le sue prestazioni in quel ruolo sono impietose. E prima che qualcuno s’inalberi, accetto subito l’obiezione: quello non è il ruolo naturale di Dybala.
Obiezione accolta.
Come detto nell’articolo di presentazione della sfida, il numero 10 bianconero è il vero e proprio rebus irrisolto di Allegri da 2 anni a questa parte. Vedremo che cosa si inventano nei prossimi mesi.

E, infine, Leonardo Spinazzola.
La scelta di giocare a 3 dietro in fase di impostazione credo sia dovuta anche alla contemporanea assenza di Alex Sandro e De Sciglio. Spinazzola non ha ancora acquisito tutti i movimenti e le scelte corrette di una linea a 4, lo si è visto anche ieri in alcuni frangenti. Era giusto fornire pure a lui, con Chiellini e Matuidi, la stessa scorta data al suo corrispondente di destra.
Lo show fornito dall’ex atalantino in fase di spinta, però, è stato quasi commovente, soprattutto tenendo conto che si trattava del suo esordio in Champions League. La fiducia dell’allenatore è stata ripagata ampiamente con una prestazione molto coraggiosa. Da quella parte, lui e Ronaldo hanno fatto vedere i sorci verdi a Koke e Arias, creando spesso superiorità insieme a Matuidi o grazie a dribbling e scatti molto incoraggianti per il prosieguo della stagione.

Li abbiamo distrutti e vinto una battaglia a casa nostra ma utilizzando le armi in cui loro erano i maestri incontrastati fino a ieri sera: pressing, corsa, inserimenti, cattiveria agonistica, cinismo.
Una serata semplicemente fantastica, grazie altresì all’apporto di tutto lo stadio, magnifico in ogni settore (durerà?).
Allo stesso modo molti dei nostri, a fine partita, erano distrutti fisicamente, ed era anche ora di vederli così, finalmente. Distrutti ma ebbri di gioia e orgoglio.
Quelli veramente distrutti, però, erano i calciatori dell’Atletico e il loro allenatore (quasi in lacrime, mi è parso di vedere). È stato meraviglioso sottrargli dalle mani, un po’ alla volta ma senza mai mollare la presa, la qualificazione che pensavano in cassaforte, immagino.
Tuttavia gli va riconosciuto l’onore delle armi, perché non so in quanti avrebbero ammesso la superiorità della Juventus senza appellarsi all’alibi del rigore concesso. Perché qualcuno ci ha provato, a mettere in dubbio il fallo di Correa, tanto plateale quanto stupido, ma non loro. Nessuno. Eppure in entrambe le conferenze stampa della vigilia, due giornalisti italiani avevano preparato benissimo il terreno per eventuali polemiche. A Madrid avevano chiesto a Simeone se fosse preoccupato per il peso politico della società torinese, mentre a Torino hanno addirittura dissepolto l’episodio di Iulianoronaldo (ormai divenuta una parola unica, tanto siamo abituati a citarli insieme) e se Simeone nutrisse ancora rancori per quello scudetto mancato. A porre questo secondo e assurdo interrogativo Francesco Repice! Mi sono cadute le braccia ad ascoltarlo, che delusione.
Nonostante ciò nessun colchonero ha messo in discussione la superiorità della Juventus di Allegri e Cristiano Ronaldo.
Per tutto quanto vissuto in questi 20 assurdi giorni, è stato un piacere battersi con loro.
E vincere, ovviamente.

Avanti il prossimo, in alto i cuori, la Juve c’è e non muore mai.

 

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