A margine dell’analisi (?) tecnica (?) del postpartita, come da titolo
1) il (la, lo) Var è, com’era facilmente prevedibile, la rovina del calcio, a maggior ragione in Italia “che si pretende culla del diritto quando ne è la bara” (Sciascia) nel suo affannoso inseguire la frastagliata e inincasellabile casistica di un gioco basato su una palla che rimbalza, e che lo fa in modo strano e bislacco. Da cui, a parte e forse persino prima dell’uso politico dello strumento, mai così smaccato, un proliferare di regole, interpretazioni, sub-interpretazioni, varianti, alla ricerca di un’uniformità impossibile almeno quanto lo è prevedere i suddetti rimbalzi. Cosicché la questione dei falli di mano è diventata una roulette grottesca e insensata, che per togliere ogni rischio dovrebbe prevedere l’impiego in difesa di torsi umani usciti da film quali Freaks (1932) o Crippled masters (trovate spezzoni su youtube)
2) anche se e quando ti fanno una palese carognata, non è ammissibile che una squadra composta per lo più da nazionali pluri-titolati con centinaia di partite alle spalle, in vantaggio di un gol e di 10 punti sulla seconda vada in un così profondo, totale, abissale blackout psicologico. E venitemi a parlare di allenatori, vecchi o nuovi, e della loro effettiva o ipotetica influenza rispetto a fenomeni paranormali di questo tipo. Fatemela, vi prego, una tavola rotonda anzi un webinar sul rapporto fra “i principi di gioco”, “il Calcio Propositivo vs Delegato”, “Gli Schemi vs l’Improvvisazione”, e l’atteggiamento di Alex Sandro quando fa quel passaggio.
3) Possiamo formulare, con cortesia ma con fermezza, un appello a opinion maker juventini, sedicenti, aspiranti o autoproclamati, perché la smettano di stilare bilanci provvisorissimi quando le cose vanno bene solo per tirare l’acqua ai propri insignificanti mulini e ad alimentare faide da asilo nido? Mica per qualcosa: è proprio che portano sfiga.