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È davvero tutta colpa di Sarri?

Da quest’estate, con il cambio allenatore fatto con quelle modalità, ho evitato di commentare, tranne pochi accenni in questo blog, perché ci sto capendo davvero poco.

Ci ho capito poco, in realtà, fin da quando Marotta è stato “licenziato”.

Mi pare chiaro, poi, che tra rifare la squadra e cambiare allenatore sia stata scelta la seconda opzione, con tutto quello che ciò comporta.

Faccio una considerazione, che non so se potrà essere utile, ma magari può essere di spunto.

Quasi nessuna squadra di quelle con “cicli” vincenti era composta da soli campioni: la Juve del Trap, aveva sì un sacco di campioni, ma mi sento di dire che alcuni di quelli erano giustamente degli ottimi gregari e nulla più, inseriti in un contesto di gioco che però funzionava. Penso a Favero (ma se ne potrebbero fare altri, di nomi).

O nel ciclo di Lippi, in cui onesti pedatori erano di supporto a campioni di livello internazionale. Ma lo stesso all’inizio di questo ciclo (rileggendo alcune formazioni di 8 anni fa si capisce cosa intendo).

E questa cosa non vale solo per la Juve, ma per tutte quelle squadre che hanno vinto qualcosa.

Il progetto “Zidanes e Pavones” di Florentino Perez a inizio del secolo fu abbastanza deludente, volendo unire campioni celebrati e campioncini della primavera. Ma gregari, gente che sputava il sangue per i campioni, non ce n’erano, e il Real dovette aspettare 12 anni per vincere la “decima”.

Secondo me, al di là delle scelte societarie, al di là dell’allenatore, della tattica, il problema è che ci sono troppi “campioni”, o presunti tali.

L’unico che realmente potrebbe autodefinirsi “campione”, Cristiano, è quello che ci sta tenendo a galla in questo periodo, segnando 10 dei 13 gol realizzati da inizio anno.

L’altro che può definirsi campione è ai box dalla seconda giornata, gli altri sono o potenziali (Bentancur e De Ligt) o sopravvalutati (Pjanic e Bonucci) o infortunati (Douglas Costa e Khedira).

Dybala, che è l’unico con il quale la definizione “campione” non è un abuso, parte spesso dalla panchina (un motivo ci sarà).

Gli unici “polmoni” con un po’ di tecnica (Mandzukic e Emre Can) sono stati svenduti, quindi a farsi il mazzo là in mezzo ce ne sono davvero pochi (il povero Matuidi, che dovendo fare avanti e indietro cento volte a partita perde lucidità ogni volta che il pallone va dalla sua parte).

Secondo me è questo, il vero problema.

Che poi, è anche vero che noi juventini siamo abituati bene: nel periodo 1986-1994, in cui si vinsero “solo” una Coppa Italia e due Coppe Uefa, uno dei periodi più lunghi senza vittorie in campionato della Juve da quando esiste il girone unico, mica eravamo messi così (ma non esistevano i social).

E i tifosi del Milan cosa dovrebbero fare? E quelli della Roma, o del Napoli?

La verità è che lo sport, ed in primis il calcio, non è più uno spettacolo di cui godere, ma un business.

E non mi addentro sull’antijuventinismo imperante, perché ce ne sarebbe, da scrivere…

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