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E’ la Juve, è la Juve

Cosa interessa realmente, alla fine? Poche, maledette cose, essenziali: che la Juve abbia perso, che gli juventini siano delinquenti, che alla Juve facciano qualcosa: chiudano un settore, uno stadio, un negozio, per una due tre partite, che vietino delle trasferte, che facciano qualcosa alla Juve. Non è la soluzione a nulla, succederà ancora, è solo forte balsamo per le frustrazioni.

E’ la Juve, è la Juve. Dovete solo prendervi la briga di grattare la patina di ipocrisia per guardare sotto. “La Juve senza tifosi” auspicio titolistico di chi a un certo punto, dopo qualche ora di patema per colpa di un pm che non vuole capire, decide che tanto vale mandare affanculo le apparenze. Mica avrete davvero creduto che il problema fosse la sicurezza negli stadi, cacciare i delinquenti, riportare un poco di legalità dopo decenni di chiacchiere. Non è perché dentro gli stadi entri materiale esplosivo, come si può, come si fa, cosa si deve fare. Avete sentito dibattiti su questo? Chissenefrega, dai sul serio. Aprite un sito qualsiasi. E’ la guerra dei video per dimostrare che quella bomba è venuta da lì e non da là. E’ l’atto eversivo, la pena esemplare, lo stadio da chiudere, è il colpevole perfetto almeno fino a quel pm che chissà cosa gli è venuto in mente, è la coscienza a posto e le mani lavate fino alla prossima puntata. O davvero avete creduto che gliene fotta qualcosa di tutto il resto? Oh, Babbo Natale non esiste.

Una società si affretta a condannare qualsiasi atto di violenza, un’altra avesse detto mezza parola contro i suoi di teppisti. Microfono sotto la bocca del presidente: è la Juve che dà il brutto esempio contando 32 scudetti. E’ la Juve, è la Juve. “Ma come presidente, che cazzo sta dicendo? Quelli hanno tirato di tutto contro il pullman e lei parla degli scudetti della Juve?”. No, aspè, è un virgolettato ipotetico il mio. Mica gliel’ha chiesto quello col microfono. Mica se lo sono chiesti, poi, quelli in studio. E’ la Juve, è la Juve.

Due articoli di parte, contrapposti, per presentare il derby. Il derby visto dagli intellettuali, dicono. Uno, lo juventino, parla della Juve. L’altro, il granata, parla della Juve. Della Juve che ruba, nello specifico, chiaro. No aspè, è satira eh. Gioco di prestigio. Sì sì, ci mancherebbe. Se devi parlare del derby, del tuo derby, come puoi non parlare dei rigori del Principato? E’ la satira, bellezza, dice. Ma non era il derby mio contro il tuo? Sì, ma il mio è il mio, il tuo è da sempre lo specchio del mio. E’ la Juve, è la Juve. Sono anni che avvelenano i pozzi del calcio italiano in questo modo, il vecchio granata come tutti i suoi colleghi di ogni testata. E se poi di fronte alla delinquenza, notoriamente senza colore, a nessuno frega un cazzo di nulla che non sia dimostrare a qualsiasi costo che la bomba è andata da qui a là e non da là a qui, perché poi si deve chiudere lo stadio, la curva, il museo, lo store, qualcosa della Juve, dov’è la novità?

E’ la Juve, è la Juve. La Juve è il problema del calcio italiano, non fate finta che non si così. Se qualcuno devasta i bagni del settore ospiti per poi regalarli un pezzo per volta a quelli dei settori vicini avete mai visto la guerra dei video, mai letto di fatti eversivi? Semmai del goal che era in fuorigioco di due tre cinque otto centimetri. Quello sì, realmente eversivo. Come lo sarebbe stato un affossamento del centravanti e un fallo di mano in area, se le cose domenica in campo fossero andate come nei venti anni precedenti. Il vecchio granata avrebbe avuto altri giochi di prestigio di cui parlare, il giovane presentatore una scaletta da rivoluzionare, l’azzimato presidente non avrebbe più pontificato di decisioni da accettare e di cattivi esempi. Le accettino gli altri, le decisioni. Le accetti la Juve. E’ la Juve, è la Juve.

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