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Gemellaggio de che?

Un’idea che circola da tempo nel web bianconero e che mi ha sempre lasciato molto perplesso è quella dell’auspicato gemellaggio con la Lazio. Idea che ha ripreso vigore in questi giorni dopo che la vittoria biancoceleste nel derby ha portato la Juve a pochissimi centimetri dalla leggenda del sesto scudetto consecutivo, forse anche perché si è trattato di una vittoria arrivata in maniera un po’ “juventina” ossia nonostante un paio di episodi arbitrali sfavorevoli davvero clamorosi. Ne è nata addirittura una petizione, l’ennesima (tra l’altro strumento che storicamente ha la stessa utilità di un frigorifero al polo Nord).

Partendo dalla premessa che a me la Lazio è una squadra che sta abbastanza simpatica tutte le volte che riesco a identificarla col suo bravissimo allenatore e con alcuni suoi ottimi giocatori invece che col suo pittoresco (eufemismo) presidente, ricorderei però un paio di episodi di un passato non proprio recentissimo ma nemmeno così lontano da essere cancellato dalla nostra memoria:

1 – lo scudetto dell’anno giubilare 2000, quando il giorno prima del diluvio universale perugino i tifosi biancocelesti avevano celebrato a Roma il “funerale del calcio italiano” (proprio così) davanti alla sede della Figc perché, a loro modo di vedere, il campionato lo stava vincendo la Juventus grazie a numerosi favori arbitrali (traduzione: rubando), ultimo dei quali il “fallo di confusione” fischiato da De Santis la domenica precedente al Delle Alpi, e che ebbe come effetto l’annullamento del goal (in realtà pienamente valido) del pareggio del Parma segnato da Fabio Cannavaro;

2 – solo due anni dopo, 5 maggio 2002: uno stadio interamente nerazzurro, coi tifosi laziali che chiedevano alla loro squadra di perdere la partita (PERDERE LA PARTITA) per evitare che lo scudetto lo vincesse una delle altre due contendenti (la Juventus o, peggio ancora, la Roma) ma finisse nella bacheca dei loro fedeli amici nerazzurri. Un invito a scansarsi per fortuna non raccolto da 3-4 giocatori laziali (e tanto bastò, trattandosi dell’Inter) e che si ripeté con effetti invece ben diversi otto anni dopo, quando la Lazio stese realmente un tappeto rosso all’Inter che era tallonata a brevissima distanza dalla Roma (celebre lo striscione “Oh noooo” esposto dopo il primo goal nerazzurro).

Ciò detto, ci sarebbe poi da ricordare che il concetto di “gemellaggio” è intimamente connesso al mondo ultras, mondo che risponde a logiche (diciamo così) particolari, tipo principalmente l’amicizia tra capi ultrà, che ben poco hanno a che fare con la simpatia verso la squadra gemellata. Ci sono dietro a un gemellaggio ragioni che nulla hanno a che vedere con quelle che auspicherebbero, in questi giorni, una sorta di suggello formale a quella che risulta essere una naturale e probabilmente transitoria simpatia verso la squadra di Simone Inzaghi. Non si capisce quindi chi dovrebbe farlo questo gemellaggio: il web bianconero e quello laziale?

Ho letto addirittura alcuni che si dichiarerebbero felici di una eventuale sconfitta in finale di Coppa Italia. Ora, ribadendo che a me questa Lazio sta realmente simpatica, trovo questa cosa ben oltre i limiti del patetico. Io se mi gioco un trofeo voglio vincerlo, e se non succede mi girano. Poi che gli avversari non siano tutti uguali e la Lazio non è il Milan dell’anno scorso ci può pure stare, ma finisce lì. Inoltre penso che da juventino mi trovo benissimo senza “amici” (in senso sportivo, ovvio) e non sento tutta questa necessità che ci sia una tifoseria che mi tratti bene mentre tutti gli altri mi danno del ladro. Semmai auspico che il calcio venga vissuto da tutti senza vittimismi e dietrologie, come siamo abituati a fare noi juventini (non tutti a dire la verità, ma credo la maggior parte). Una maggiore cultura sportiva, avversari e non nemici, ma senza che tutto ciò debba sfociare in ipocriti “gemellaggi”, che se da un lato non si capisce in cosa debbano consistere nella realtà dall’altro sarebbero del tutto irreali se riferiti a un unicum storico quale è la Juventus nel calcio italiano, squadra divisiva se ce n’è una, che polarizza in maniera estrema sentimenti contrapposti.

Complimenti a Inzaghino, quindi, rivelatosi davvero un signor allenatore, e per la finale solo alcuni auspici: che si giochi a maggio invece che a giugno, che finisca come nel 2015 e che sia l’ultima partita da avversario di Milinkovic Savic.

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