1 ottobre, 22 ottobre e 29 ottobre. Cosa hanno in comune queste date? Semplice, la Juventus ha affrontato Atletico Madrid, Olympiacos e Genoa tutte di mercoledì, tutte in trasferta, tutte partite perse per 1-0 con gli avversari che tirano una volta nello specchio della porta (o quasi, visto che l’Olympiacos è stato più pericoloso, ma c’era Pirlo che gli faceva gli assist) e in quel tiro trovano il goal. Questa risulta essere una piccola curiosità, che però fa della Juventus una squadra perdente in tutte le ultime tre partite giocate di mercoledì, decisamente troppo. Tutte e tre le partite hanno avuto grande intensità, soprattutto nel primo tempo e se è vero che con l’Atletico Madrid la Juventus ha sempre gestito bene la partita (ma creando poco) e solo un errore è costato il goal, è vero anche che con l’Olympiacos e con il Genoa abbiamo assistito a dei match dove la prima è riuscita a farci male, ma sfruttando soltanto i nostri tanti disimpegni errati, mentre la seconda raramente si è avvicinata alla nostra area di rigore. Il pareggio contro il Sassuolo, per esempio, ha visto un altro primo tempo molto intenso, la Juventus che subisce poco, ma al primo tiro ancora una volta goal degli avversari e partita in salita. C’è chi dice che la Juventus soffra le squadre che fanno del ritmo la propria idea principale di gioco, ma io non ho mai visto una squadra (non tiriamo fuori le squadre che sono anni luce da noi…) non soffrire i ritmi alti. Da tutto questo però ne emerge una verità incontrovertibile: la Juventus non subisce mai gli avversari, non subisce tiri pericolosi, Buffon è sempre con in mano una tazzina di caffè a chiedersi se ne valga la pena rinnovare il contratto se non gli fanno fare manco più il portiere…
Di queste quattro partite, le ultime quattro fuori casa, gli unici avversari a mettere in difficoltà la retroguardia bianconera sono stati i greci, che però a parte i primi cinque minuti, hanno avuto il merito soltanto di approfittare della caterva di errori in posizioni cruciali di due giocatori bianconeri: Andrea Pirlo e Carlos Tevez. Una volta che la Juventus è riuscita a bilanciarsi non ha concesso più nulla ed è andata vicina al goal più e più volte. Atletico Madrid, Sassuolo e Genoa hanno avuto il merito di che cosa per la precisione? Di sfruttare l’unico (o quasi) errore della difesa bianconera, che ha il difetto di essere perfetta per gran parte della partita, ma di concedere poi sempre quel goal incredibile agli avversari; quel goal che ti fa sempre dare la responsabilità alla Juventus e che non ti fa mai dire “Sono stati bravi loro”. La Juventus è ancora una squadra solida e continuerà a esserlo a meno di cataclismi: crea occasioni, riesce a stare sempre dietro gli avversari anche quando si alzano tanto i ritmi (Sassuolo, Roma, Olympiacos, Genoa) subisce sempre poco le iniziative di chi ha di fronte (come dimenticare il Milan, la stessa Roma, o magari l’Udinese che è terza in classifica, perfino l’Atletico Madrid, qualsiasi squadra in pratica, non riuscire a proporsi pericolosamente con costanza) e conta poco fare confronti con lo scorso anno, visto che eravamo esattamente nella medesima situazione, ma qualcosa si può sottolineare: un punto in meno in Champions League, stessi punti in campionato, -5 dalla vetta e ben 6 goal concessi in più!
Ricordiamo tutti la punizione di Pirlo l’anno scorso contro il Genoa al minuto 88. E quella è probabilmente l’unica cosa buona di quella partita, dove il Genoa meritava di vincere e le occasioni per poterlo fare le aveva anche create. Analizzando esclusivamente questi due match, si può dire come ieri la Juventus abbia disputato un incontro migliore rispetto a quello di qualche mese fa, con la differenza che lì si aveva Pirlo che con una magia piazzava il pallone sotto l’incrocio dei pali e faceva dimenticare tutti i 90 minuti di sofferenza precedenti, a oggi invece Andrea manda i greci in porta più volte e Perin e Roberto non fanno passare neanche l’aria.
Però appellarsi a sfortuna e portieri, a campo malridotto e arbitri non è da squadra vincente, non è da tifosi nobili e non aiuta a migliorarsi. Quello che si evince da questa prima Juve di Allegri è che la squadra è quella dello scorso anno, con qualche ritocco qua e là nel modo in cui si costruisce la manovra, forse meno verticale, con una sicurezza difensiva addirittura migliore, considerando che mancano Caceres e Barzagli che faceva da solo una difesa intera; qualcuno dimentica che giochiamo con un Ogbonna (il peggior difensore nostro della scorsa stagione) sul centrodestra, anche si sta comunque comportando bene… Volendo andare avanti abbiamo un Llorente che sembra quello di metà stagione scorsa, dove era involuto sia a livello di gioco che a livello di goal, per poi riprendersi nel finale; un Vidal che deve ancora crescere (anche se qualcuno esagera sempre nei giudizi negativi), un Pirlo che manca come il pane: ci manca il suo piede, ci manca la sua visione di gioco e ci mancano le sue punizioni; di sicuro non ci manca la sua capacità di recupero, che lo rende, quando non è in forma, addirittura dannoso per la squadra, motivo per il quale in questo periodo è da preferirgli Marchisio. A sinistra Asamoah lo si sta vedendo un poco indeciso, mentre Evra può e deve fare di più. Sulla destra ha giocato sempre Lichtsteiner per via degli infortuni di Romulo, e lo svizzero merita riposo ogni tanto.
Ci sono due uomini che a oggi possono aumentare la qualità di questa squadra: uno è Morata, che ha fatto sempre bene e con questo Llorente è clamoroso lasciarlo in panchina, l’altro è Pereyra, che sembra molto reattivo e in grado di saltare con continuità l’uomo, aumentando l’imprevedibilità nella metà campo avversaria; può e deve approfittare di un periodo non straordinario di Vidal e Pirlo. Successivamente si aspettano i rientri di Barzagli e Caceres, per forse rivedere quell’atteggiamento che era piaciuto molto, dove la difesa a tre diventava una sorta di difesa a quattro, con Asamoah più basso, Lichtsteiner sulla destra a fare quasi l’ala e il centrodestra dei tre centrali difensivi teorici a fare quasi il terzino. In più è inutile negarlo, ci manca brillantezza, che a inizio stagione era decisamente più presente e speriamo di recuperarla, magari già dalla prossima partita. Inutile accusare Allegri, così come sarebbe inutile accusare tutti gli allenatori del mondo, si fa solo del male alla squadra. L’allenatore bianconero ha colpe come tutti, ma non più di tutti. A chi dice che sta vivendo di rendita e a chi suggerisce di giocare con il “suo” modulo, come se i moduli avessero proprietari, Allegri risponderà sul campo, che è l’unico giudice. L’anno scorso dopo la partita con la Fiorentina la gente voleva la testa di Conte, voleva il cambio di modulo, parlava di motivazioni perse, di campionato finito, squadra disfatta. Ieri non si è fatta eccezione, con l’aggravante che da quel famoso 15 luglio pure il più ottimista della razza juventina è diventato uno che, appena vede una sconfitta all’ultimo minuto, rocambolesca e assolutamente immeritata, non vede più la luce in fondo al tunnel.
Molti, forse tutti, dovrebbero capire che anche con una squadra migliore e un gioco migliore (e nessuno sta dicendo che è così), la possibilità di rifare quello che si è fatto l’anno scorso, è praticamente impossibile. L’anno scorso giocavi un po’ di volte male, vincevi, facevi 102 punti e dimenticavi tutto. Quest’anno magari giochi alla stessa maniera, forse anche meglio, la palla non entra, la giocata vincente non arriva e all’ultimo ti beffano. Ma questo non vuol dire fare male in senso assoluto, vuol dire sbagliare a fare il paragone con l’eccezione, con qualcosa di irripetibile e giudicare male di conseguenza. Ora è importante trasformare tutto in rabbia, vincere assolutamente la prossima con l’Empoli e cominciare a dimostrare che questa è una squadra viva e che solo qualche episodio sfortunato più la mancanza di un pizzico di bravura in più ci ha negato la vittoria.