La cosa più bella di questa lunga vigilia di Juventus-Napoli è che finalmente stanno cadendo i veli e le inibizioni su un aspetto che per troppo tempo è stato mascherato da un’eccessiva ipocrisia: nei media è in corso un meraviglioso coming out di antijuventinità. Era ora!
Molti ora diranno: ma non era già chiaro prima? Eh no, amici. Cioè sì, era chiarissimo, ma un conto è quando le cose le capisci perché non hai l’anello al naso, un altro quando sono gli stessi protagonisti a farne candida ammissione. Mi piace pensare che sia tutto merito della nostra squadra che, dopo quattro anni di dominio incontrastato in Italia, quest’anno li aveva illusi per due mesi. E così, dopo essersi fatti la bocca all’idea che finalmente questo Campionato non sarebbe andato come i precedenti, l’improvvisa risalita bianconera, con gli avversari che venivano rapidamente raggiunti e superati grazie a una cavalcata poderosa che dura da tre mesi e mezzo, li ha mandati fuori di testa e convinti a tirare giù l’ultimo velo: adesso dichiarano apertamente di essere antijuventini o quanto meno di augurarsi che il campionato lo vinca il Napoli e non la Juventus. Non ce la fanno più, sono esplosi!
Ha iniziato Paolo Liguori: le recriminazioni preventive sull’arbitraggio di Rizzoli già le conoscete ma è la sua palese dichiarazione di essere antijuventino (forse ancor prima che romanista, cosa del resto comune a quel 70% di Italia che ci odia) che ho particolarmente apprezzato. Ripeto: non che servisse una pubblica ammissione, ma gli voglio quasi rendere omaggio se, come sembra, diventerà pioniere di una generalizzata caduta dei veli di ipocrisia che per troppi anni hanno coperto l’antijuventinità che domina incontrastata le redazioni di televisioni e giornali. I primi nomi che mi vengono in mente: Varriale, Ziliani, Sconcerti, Pistocchi, tutta la pletora di giornalisti tifosi di Inter, Milan, Roma, Napoli, Fiorentina che popolano giornali e tv; prendete esempio dal buon Liguori, fate come ha fatto proprio oggi Fabio Caressa, direttore di Sky Calcio, che ha ammesso senza pudicizia di sperare nello scudetto del Napoli, coprendo questa affermazione con improbabili e patetiche ragioni di rinascita del calcio italiano, del tessuto sociale e chi più ne ha più ne metta.
È bello quindi sperare che da questa settimana, caratterizzata dal lamento preventivo e dalla malcelata volontà generalizzata di mettere pressione a Rizzoli affinché applichi il celeberrimo teorema Carraro (“Se deve sbagliare, che non sia a favore della Juventus”), possa almeno scaturire qualcosa di positivo, se in tanti decidessero di battere la strada aperta da Liguori e Caressa: giochiamo a carte scoperte, basta con questa finta equidistanza professionale, tanto nessuno ormai ci crede da anni. Venite allo scoperto, è iniziato quello che potrebbe essere il più grande coming out che il giornalismo sportivo italiano ricordi: ammettete pubblicamente di essere dei veri e fieri antijuventini, di essere giornalisti-tifosi e quindi, in quanto tali, non essendo tifosi della Juventus ma di altre squadre, di odiare visceralmente la nostra squadra. E’ giusto che quelli di noi più ingenuotti o meno sgamati sappiano finalmente quali pulsioni muovono le vostre penne o orientano i vostri microfoni. E alla fine vedrete che vi sentirete meglio anche voi, vi sarete tolti un peso come sicuramente sarà successo all’ottimo Liguori. Noi juventini saremo i primi ad esserne contenti, tanto siamo abituati da anni a confrontarci nei bar, nei luoghi di lavoro o finanche in famiglia con chi vive il calcio esattamente come voi. Che poi è più o meno come lo viviamo noi: non lo sapete, ma abbiamo molto in comune. Viviamo tutti il calcio in funzione della Juventus: noi perché ne siamo perdutamente innamorati, voi perché la (e ci) odiate. È bellissimo, vero? Cosa resterebbe del calcio se non ci fosse la nostra squadra? Noi non lo seguiremmo, voi non sapreste più come orientarvi.
Suvvia allora, serve solo un po’ di coraggio. Giù le maschere e “se non ora, quando?” (cit): dieci, cento, mille paoliliguori!
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