La grande Juventus di Carlo Carcano, quella del famoso quinquennio, entrò nella leggenda mettendo nella propria bacheca cinque scudetti consecutivi dal 1931 al 1935. Non era mai accaduto in passato e mai sarebbe più accaduto nel futuro, al netto ovviamente di quella farsa che fu il titolo 2005/06 sottratto con mano lesta ai legittimi vincitori da un colpo di stato calcistico.
Prima del quinquennio ci andò molto vicina la Pro Vercelli, squadra nobile che insieme al Genoa spadroneggiava nel periodo che va dagli albori del calcio in Italia fino all’immediato primo dopoguerra. Erano campionati che si vincevano nell’arco di pochi giorni o settimane, non c’era ancora il torneo a girone unico ma gli albi d’oro ci raccontano di cinque successi in sei anni dal 1908 al 1913, interrotti solo nel 1910 dal primo scudetto conquistato dalla seconda squadra milanese con modalità che diremo “disinvolte” e che evidentemente rientravano nel dna di quel sodalizio già agli albori (vedi qui). Sarebbero stati sei titoli consecutivi, un record.
Una volta istituito il torneo a girone unico, dopo il già citato quinquennio d’oro venne il turno del Grande Torino, cui solo la guerra e l’infausto destino sottrassero la possibilità di ampliare la striscia di quattro vittorie consecutive apertasi nel 1943, interrottasi per tre anni a causa del conflitto e poi ripresa dal 1947 fino a quel tragico 4 maggio 1949. Si arriva quindi ai giorni nostri, a quei quattro campionati costruiti sulle fondamenta di uno scandalo fasullo e sulla cui nobiltà è meglio stendere il pietoso velo del silenzio.
Bisognerà quindi fermarsi un attimo a riflettere sull’impresa compiuta da questa Juventus degli anni Dieci del Duemila, questi quattro scudetti consecutivi che innalzano questi giocatori e questa società fino a sfiorare veri e propri totem della Storia del calcio italiano come la Juventus del quinquennio e il Grande Torino. Di solito ci si accorge della portata storica di un periodo vincente una volta concluso, quando il tempo trascorso e la pancia vuota fanno meglio apprezzare la grandezza di quanto si è vissuto come fosse normale routine. Quest’anno si aggiunge inoltre l’attesa per un epilogo europeo ancora tutto da scrivere, ma a maggior ragione è giusto fermarsi prima di sapere come andrà a finire, per rendere il giusto omaggio a dei giocatori che entrano oggi di diritto nella Leggenda del calcio italiano, prima che magari un esito infausto della campagna europea porti qualche osservatore (ma soprattutto qualche tifoso) distratto a degradare il tutto a normale amministrazione.
Sarà bene quindi entrare nell’ordine di idee che, da oggi, il posto dei vari Buffon, Pirlo, Bonucci, Vidal, Barzagli, Marchisio, Chiellini, Lichtsteiner ecc. non sarà troppo distante da quello dei Combi, Rosetta e Caligaris, dei Cesarini, Ferrari e Orsi, dei Valentino Mazzola, Bacigalupo, Maroso e Ossola. Quattro scudetti consecutivi sono una enormità, un traguardo che consegna all’immortalità soprattutto se si considera che lo si è iniziato a costruire a soli sei anni da quel tentativo di distruzione fallito miseramente. E soprattutto è un traguardo che non è detto sia ancora quello finale, perché questa squadra ha ancora dentro di sé le energie per far sì che la Storia non si concluda qui, checché ne potesse pensare dieci mesi fa qualcuno il cui ego gigantesco impediva di guardare lontano.
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