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GRAZIE DI TUTTO MAX, MA E’ MEGLIO FERMARSI QUI

Riceviamo e pubblichiamo.. di Matteo Nuzzo

In 4 anni hai vinto 4 scudetti e 4 coppe Italia, hai fatto 2 finali di Champions. Un’impresa straordinaria, pazzesca, mai vista. Eppure, invece di essere considerato il migliore allenatore della nostra storia o giù di lì, gran parte dei tuoi tifosi, è un dato di fatto, non ti vorrebbe più. D’accordo, parliamo di una tifoseria incontentabile e spesso masochista, ma come si dice in questi casi, io una domandina me la farei.
Considero Allegri un bravo allenatore, non un grande allenatore; non ha inventato calcio né ha avuto la pretesa di farlo. Certamente un grande uomo, e questo se vogliamo è ancora più importante. Un grande uomo perché di allenatori isterici, che si piangono addosso, che cercano alibi, che fanno le manette, che vogliono nemici, che fanno i filosofi, ce ne sono fin troppi. Max invece ha navigato per 4 anni in acque tempestose – perché le grandi squadre sono sempre mari in tempesta – mantenendo una leggerezza e una capacità di sdrammatizzare tutto che dovrebbe far vergognare tutti i Mourinho e discepoli vari. Non ha parlato di arbitri, non si è lamentato, ha sempre ricordato che il calcio alla fine è solo un gioco, non ha risposto alle provocazioni, non si è mai attaccato ai tanti infortuni, non ha sbroccato (quasi) mai neanche di fronte a gente col microfono in mano che non si vergogna a reputarsi giornalista. Di tutto questo non gliene saremo mai grati abbastanza. Ben fatto mister, non scendere mai al loro livello.
Poi viene l’allenatore, come detto un bravo allenatore. Bravo a saper gestire le tante primedonne dello spogliatoio, a lasciare fuori a turno le stelle senza che scoppiasse un putiferio come in altre squadre. Bravo a non essere mai schiavo di un modulo, abile spesso nel saper leggere le partite. Bravo a capire (anche se in ritardo) che se hai tanti attaccanti bravi non ne puoi far giocare solo due. Bravo a mantenere sempre la calma e la lucidità e a trasmetterle di conseguenza ai suoi calciatori. Si è affidato all’inizio al lavoro di Conte, senza farne mistero, poi piano piano ha rivoltato la squadra rendendola innegabilmente una sua creatura, anche perché in quattro anni abbiamo assistito a un ricambio di giocatori senza precedenti. Di sicuro, la duttilità è stata la sua arma vincente.
Ma quel “cagon” sparatogli da Tevez come una pallottola, per quanto ingeneroso ed eccessivo, rende abbastanza bene l’idea di chi ha sempre predicato, nel gioco e persino nelle interviste, il verbo del “primo non prenderle” (assecondato, va detto, dai senatori storici dello spogliatoio, quasi tutti difensori). Il che non sarebbe sempre, come dire, il male assoluto, e anzi la Juve, come l’Italia, in molta parte della sua storia ha fondato i suoi trionfi sulla difesa. Certamente in questi 4 anni non era la filosofia opportuna, non nel campionato italiano, non con la nostra rosa, non contro i nostri avversari. Quando hai la fortuna di disporre di 7-8 tra esterni/punte/mezzepunte tra i migliori al mondo, oltre a centrocampisti dai piedi sopraffini come Pirlo e Pogba prima, e Pjanic ora, allora non dico che devi giocare come il Brasile nel ‘70, ma almeno ci devi provare. Per carità, tanti tra di noi, legittimamente, all’altare del risultato sacrificano tutto; io non sono fra questi, mi piace vincere ma amo il calcio anche nella sua bellezza, ho sempre detto che ai 300 gol di ginocchio di Pippo Inzaghi preferisco i 30 gol di classe di Nick Amoruso, preferisco Messi a Cristiano e preferisco Guardiola a Mourinho. La frase “oggi contava solo vincere” va bene se la dici per una partita davvero decisiva, non se la ripeti con la stessa banalità alla prima giornata, alla penultima e pure nelle amichevoli.

Tornando ad Allegri, oltre al generale atteggiamento mediamente sparagnino anche contro squadracce che andavano prese a pallate dal primo al novantesimo, elenco a memoria alcune nefandezze di questi 4 anni che proprio non riesco a mandare giù: Juve-Siviglia di Champions (0-0 penoso), quando era rimasto incastrato nel 3-5-2 di Conte senza averne gli interpreti adatti, è riuscito a giocare con tre centrali difensivi contro una squadra che giocava senza attaccanti. La Supercoppa col Milan a Doha, ultima partita prima delle vacanze, dominiamo per un quarto d’ora segnando facilmente, dopodiché invece di cercare altri gol senza risparmiarsi, da qualcuno arriva l’ordine: tutti indietro e palla per 70 minuti al Milan, che era almeno due categorie inferiore, come è andata a finire ce lo ricordiamo tutti. L’andata col Tottenham quest’anno, giocata con un 4-2-3-1 più falso di una moneta da 5 euro visto che il Pipita lì davanti era solo come un eremita. Infine l’ultimo Juve-Napoli, una vergogna che nessuno di noi si meritava: scesi in campo per fare 0-0, senza mai tirare in porta, invece di sbattergli in faccia la nostra superiorità come era sempre accaduto allo Stadium negli anni precedenti. Si possono citare anche Spal e Crotone, si può ricordare che persino nelle due epiche e sfortunate eliminazioni di Champions, con Bayern e Real, il buon Max ci ha messo lo zampino rovinando due delle più belle prestazioni di sempre. A Monaco inserisce Mandzukic per Morata arretrando di 40 metri il baricentro, a Madrid dopo lo 0-3 (eravamo al 60’ cazzo!) invece di sfruttare l’inerzia e cercare di chiuderla, di nuovo smetti di giocare e aspetti i supplementari per fare i cambi, e puntualmente vieni punito. Come non ricordare poi alcune vere e proprie perle tattiche che si è inventato, tipo Padoin regista, Dani Alves centrale difensivo, Sturaro terzino.
Questo dunque il mio pensiero: meglio salutarsi ora, riconoscendo a Massimiliano ogni grammo di merito nei nostri trionfi. Ma è tempo di volare più alto, ci meritiamo di provare a dominare tutte le partite che giochiamo, che non significa vincerle tutte, ma giocare sempre per farlo. Vogliamo solo divertirci un po’ di più. Basta con l’ossessione del clean sheet (cit. Nino Ori), si può vincere anche 3-2 e va bene lo stesso, anzi va meglio, io a memoria non ricordo partite del Real in cui non subisca almeno un gol. Tranquilli, non arriverà un altro Maifredi, anche perché per fortuna non c’è Montezemolo. Guardiola? Magari.. ma non ce lo possiamo (ancora) permettere, Klopp a Liverpool se lo tengono stretto, al ritorno di Conte non ci credo, Ancelotti assomiglia ad Allegri, non è uno che inventa calcio, il cholo Simeone non è l’ideale per una squadra votata all’attacco. Sarri forse vale poco come uomo (infatti non lo vorrei) ma con quattro nanerottoli ha fatto vedere un gran bel calcio. Forse il meno improbabile tra i top sarebbe proprio Zizou. Di certo arriverà uno bravo, mi fido di Andrea Agnelli.
Intanto salutiamo Gigi, Licht, Asa (ma perché deve andare all’Inter?), Sturaro, forse Claudio e Manzo, forse Alex Sandro e Sami. Ripartiamo dalle tante stelle che abbiamo, ripartiamo da Caldara e Spinazzola (Darmian no, vi prego!), dal rientro di Pjaca e perché no? di Alvaro, da un paio di grandi centrocampisti da acquistare (ottimo Kovacic, l’ideale sarebbe Verratti, il sogno il ritorno del Polpo). Si va per l’ottava meraviglia, si va per l’ossessione Champions, perché purtroppo è diventata un’ossessione, inutile negarlo. Ma si vada all’attacco, sempre, perché con questa Juve, in questi anni stupendi, sarebbe un peccato mortale guardare le partite senza divertirsi.

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