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Hic sunt Lyonnais – il rinvio

Avevo preparato un pezzo sulla rimonta della Juve con il Lione, devo essere sincero.

Come devo essere sincero di un’altra cosa: quando finirà questa storia del coronavirus (non voglio dire “se finirà”, per non sembrare eccessivamente pessimista), il mondo non sarà più come prima.

L’impatto sulla vita sociale, lavorativa ed economica è molto profondo, e ci vorrà del tempo per risanare la ferita.

Certo, se tutti le Nazioni si mettessero d’accordo, secondo me la crisi finirebbe in un momento.

Ma non ci si mette d’accordo nemmeno su come terminare le stagioni calcistiche, figurarsi il resto…

Proprio a proposito di calcio, cerchiamo di capire cosa potrebbe accadere.

La Uefa nei giorni scorsi ha deciso due cose importanti:

  • la prima, che l’Europeo “itinerante” non si svolgerà quest’anno, ma il prossimo;
  • la seconda, che non sarà possibile cambiare in corsa le regole dei campionati sospesi, quindi un chiaro “NO” ai play-off/play-out, che qualcuno auspicava (eh già, bisogna arrivare primi…).

In realtà, la UEFA è molto più preoccupata degli introiti derivanti dai diritti TV che dai diritti dei club, ma questo si sa.

In Inghilterra hanno giocato 28-29 partite su 38, in Spagna 27 su 38, in Italia 25-26 su 38, in Germania 25 su 34, in Francia 27-28 su 38. Troppi punti ancora da assegnare e troppe partite ancora da giocare.

Questi campionati, i maggiori del continente, sono tutti sospesi almeno fino ai primi di aprile, ma se tutte le previsioni del Governo dovessero confermarsi, ritengo che non sia una stupidaggine considerare i primi di maggio più veritieri.

Visto però che i campionati europei non si disputeranno, i tempi per lo svolgimento di campionati potranno allungarsi. Vediamo come.

Come detto, allo stato attuale è impossibile prevedere quando l’emergenza sanitaria sarà rientrata e tutti potremo tornare a condurre una vita normale.

Il discorso ovviamente vale anche per il calcio e per tutte le manifestazioni sportive.

Le date proposte dalla Lega di serie A prevederebbero far ripartire il campionato sabato 2 maggio e completarlo entro domenica 28 giugno.

Tra le due date ci sono 9 weekend (quindi insufficienti per la Serie A, che, come detto deve disputare ancora 12 (e in alcuni casi 13) turni.

Non solo: ci sono le coppe europee.

Rimangono da disputare sette fasi sia di Champions che di Europa League: il ritorno degli ottavi di finale (per qualcuno anche l’andata), l’andata e il ritorno dei quarti, l’andata e il ritorno delle semifinali, e la finale.

L’UEFA avrebbe già fissato l’obiettivo: finale di Europa League a Danzica il 24 giugno, finale di Champions a Istanbul il 27 giugno.

La cosa funzionerebbe solo se si ricominciassero le coppe europee entro e non oltre martedì 5 maggio, con sfide di andata e ritorno concentrate nell’arco di una settimana.

Un altro problema è che tutte le stagioni nazionali si dovrebbero concludere entro il 30 giugno, come indicato dalla stessa Uefa quale termine ultimo.

Sia perché i contratti dei calciatori terminano in quella data, sia perché è il termine ultimo per sistemarsi con il FPP, sia perché di mezzo c’è anche una pausa per le nazionali a inizio giugno, che Ceferin punta a far disputare regolarmente visto che si parla anche di spareggi per gli Europei 2021 con quattro nazioni che ancora devono qualificarsi.

Come abbiamo detto, tra il 2 maggio e il 28 giugno ci sono 8 settimane e mezza, quindi, poiché in Serie A è vietato dal contratto collettivo l’ipotesi di giocare ogni due giorni, dodici turni di serie A più sette di Coppe (sempre che qualche italiana vada avanti fino alla fine) sono difficilissimi da incastrare.

La Juve ha fin qui disputato 37 partite, tra campionato e coppe.

Gliene mancano un minimo di 14 (12 di campionato, il ritorno con il Lione in Champions e il ritorno con il Milan in Coppa Italia), che potrebbero arrivare a 20 se arrivasse in fondo a tutte e due le coppe.

La matematica non è un’opinione: dal 2 maggio al 28 giugno ci sono 58 giorni, e 58 diviso 20 fa 2,9. Giocare ogni 3 giorni non sarà una scelta, ma l’unica possibilità.

Anche nella malaugurata ipotesi (tiè) che la Juve perda con Lione e con Milan, 58/14 fa 4,14. Cambia poco.

Comunque vada, mi auguro che lo sport ricominci, non per il principio ben noto al quale si rifacevano i latini (panem et circenses), ma perché se ricomincia lo sport, vuol dire che è ricominciata la vita.

E poi, comunque, la produzione complessiva del calcio italiano è di un valore di costo pari a 4 miliardi e 257,9 milioni di euro, cioè il 7% del PIL.

Il 73% di tale cifra (equivalente a 2,6 miliardi di euro) è merito dei campionati professionistici.

Quindi ricominciare vorrebbe dire rivedere la luce in fondo al tunnel.

Detto questo, che possibilità ha la Juve di andare avanti nelle competizioni in cui è impegnata?

Al di là delle singole prestazioni, per me è la favorita in Campionato e una delle favorite in Champions.

Perché? Presto detto: la profondità della rosa.

Se le squadre dovranno giocare per due mesi ogni tre giorni, la Juve è l’unica che ha la possibilità di avere quasi due giocatori per ogni ruolo.

Quindi è una delle poche a poter ruotare i giocatori per tenerli in forma per tutto il periodo. Purché chi deve farlo, lo faccia.

Vediamo le partite di campionato che mancano:

Bologna – Juventus *
Juventus – Lecce *
Genoa – Juventus *
Juventus – Torino **
Milan – Juventus **
Juventus – Atalanta ***
Sassuolo – Juventus *
Juventus – Lazio ***
Udinese – Juventus *
Juventus – Sampdoria *
Cagliari – Juventus *
Juventus – Roma **

 

Sinceramente, non lo ritengo un calendario impossibile. Il trittico derby-Milan-Atalanta ci dirà molto. Oltre la gara interna con la Lazio, l’unica sicura di dover disputare solo le 12 partite di campionato.

Un’altra considerazione, giacché parlo di Juve da tifoso della Juve.

Ho avuto un’accesa discussione con un “antijuventino” sul fatto di non essere obiettivo. Chissenefrega. Come dice l’amico Nino, a chi non gli sta bene, vada da qualche altra parte.

Sono tifoso della Juve, parlo della Juve e seguo la Juve e, soprattutto, tifo la Juve. Delle altre squadre non mi interessano le dinamiche societarie, di campo, e men che meno i tifosi.

Certo, guardo anche le altre partite, ma con lo stesso spirito con cui guardavo un incontro tra Lendl e Borg (tifavo McEnroe).

Detto questo, mi sono fatto un’idea del perché la Juve vinca in Italia e molti di noi ritengano più importante il campionato della Champions (e io sono tra quelli).

La Juventus è nata ed è cresciuta in un territorio, quello piemontese, che ha sempre ritenuto imperativo essere i primi della classe, anche se non necessariamente a livello internazionale.

Torino è stata Capitale, non dimentichiamolo.

Avere il primato rispetto al resto del Paese è sempre stato più che sufficiente.

Ad un certo punto, l’accoppiata Boniperti-Trapattoni ha fatto che così non fosse, o meglio, ha aumentato l’appeal, come si dice ora, vincendo tutto quello che c’era da vincere in Europa.

In quel periodo, infatti, la Juve ha vinto l’80% delle finali continentali disputate.

Poi basta. Anche dopo, quando è nata la Triade + Lippi, in finale ci si arrivava, perché la squadra era obbiettivamente forte, ma quella mentalità sabauda è tornata fuori.

In quel periodo, infatti, la Juve ha perso l’80% delle finali continentali disputate.

La Juve dell’ultimo ciclo, Andrea Agnelli + Conte/Allegri, ha confermato il trend “sabaudo”, come lo chiamo io.

Non cito Sarri, perché è poco che è arrivato, e secondo me di sabaudo ha davvero poco.

La crescita di Pirlo come tecnico e il suo innesto già dal prossimo anno alla guida dell’Under 23 mi fanno capire che la direzione è quella, la “sabauda”.

Perché vincere non è importante. È l’unica cosa che conta.

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