

Eppure si tratta pur sempre di una palla, di una sfera buffa, bislacca, colorata strana, che colpendola potrebbe prendere traiettorie strane, effettuare rimbalzi pirotecnici, rompere qualche vetro di finestre chiuse, abitualmente riposta negli scaffali di negozi di sport, di giocattoli, oppure di affollati supermercati, in bella mostra dopo il bancone dei salumi e quello dei surgelati. Eppure si tratta pur sempre di un oggetto che dovrebbe regalare felicità tra i bambini delle scuole, momenti di condivisione di giochi, di allegria, di sport, negli oratori, nei campetti di periferia, nei piazzali assolati, durante le feste di compleanno o nei ricreatori.
Invece il pallone è ormai da anni un veicolo di odio autentico, che viene coltivato intensamente tra gli adulti e trasmesso da subito nei giovani che si affacciano nel mondo del calcio e nel mondo del tifo. Siamo ormai a livelli incontrollabili, che fanno vergogna al genere umano. Non farò né nomi e né cognomi, ma ho saputo di allenatori che ai propri giovani atleti fanno sputare sulla maglia della Juve ogni volta che entrano in campo, e non importa contro quale avversario. Come pensate che cresceranno quelle piante travestite da giovani calciatori? Sicuramente malate, con foglie che non diventeranno mai verdi accecanti, ma gialle e pronte a cadere da un momento all’altro sui grigi asfalti di città.
Questo mio pezzo non vuole essere né una preghiera per coloro che seminano odio e violenza, né un atto di accusa verso nessuno, ma solo un’ulteriore documentazione dell’atroce verità, che come un fiume in piena ha rotto gli argini da tempo, inondando il nostro mondo pallonaro di violenze e calunnie, quasi sempre rivolte verso una sola società: quella bianconera, colpevole negli anni di aver vinto troppo. Posso dire di aver vissuto diverse ere del pallone, vari momenti storici del tifo calcistico, a cominciare da quelli romantici degli anni settanta e inizio anni ottanta, quando, ragazzino con sciarpa bianconera al collo, potevo esultare al goal di Scirea o Bettega, tranquillamente seduto sui freddi gradoni della tribuna fiorentina o romanista. L’unico rischio era quello di essere sommerso da offese, ma tutto si arrestava alle grida del tifoso avversario che inveiva contro di te e che si calmava immediatamente dopo il triplice fischio finale. Poi sono arrivati gli anni novanta e l’era contemporanea del nuovo secolo.
Secondo me ci sono due momenti fondamentali nell’inizio dell’odio popolare assurdo verso i colori della Vecchia Signora: ‘il goal di Turone’ e l’avvento delle tv private, con le loro innumerevoli trasmissioni sul calcio, e con l’aumento insensato di opinionisti ben pagati e quasi sempre di parte, che hanno iniziato a ‘dar fiato alle trombe’. Chiaramente, trattandosi di emittenti private, con amministratori non propriamente bianconeri, ecco che è iniziata l’era delle calunnie verso la Juve, la più forte, colpevole di vincere troppo, etichettata ormai come ‘ladrona’ a livello mondiale, utile per poter giustificare gli insuccessi degli altri club.
Siamo passati anche dal ‘rigore di Ronaldo’, episodio determinante solo sulle conferme e sul rafforzamento delle precedenti accuse, facendo passare sotto coperta i passaporti falsi interisti, la piscina di Perugia e lo scudetto romanista in seguito a modifiche sul numero degli stranieri in campo. Ma la punta dell’iceberg di tutto ciò è stata Calciopoli, con le sentenze che, rifiutando le verità processuali, hanno ascoltato e seguito il volere del popolo anti juventino, che non vedeva l’ora di sfogare il suo odio e di vendicarsi delle sconfitte che Madama aveva procurato negli anni alle varie squadre del cuore. Un processo basato sul sentimento popolare, sorretto anche da un’incredibile coincidenza di interessi tra i due mondi, quello esterno e interno alla Juventus, un processo che ha cercato di distruggere una gloriosa società e la sua storia.
Ma torniamo agli anni settanta.
Un’epoca ancora rosa, romantica, quando la Rai trasmetteva solo cinque minuti in tutta la giornata d’immagini dedicate alla tua squadra del cuore. Ho sempre scritto che noi giovani di allora eravamo ‘golosi d’immagini’, che ci mancavano come l’aria da respirare, e di conseguenza anche i commenti erano limitati alle poche parole di professionisti seri che si limitavano al racconto della sola partita. Un’epoca nella quale arrivavi a stimare gli avversari, e magari ad acquistare la VHS dedicata allo scudetto altrui. Nella mia cineteca calcistica conservo gelosamente quelle riguardanti lo scudetto della Lazio di Maestrelli, 1974, e quello dello scudetto granata, 1976, con i suoi gemelli del goal: Pulici e Graziani. Vecchie VHS ingiallite, che ho riversato in dvd: ricordano la mia gioventù e ricordano quel periodo, appunto, in cui stimavi gli avversari e una loro vittoria ti faceva assaporare sino in fondo il futuro trionfo juventino, che, regolare, come un orologio svizzero, sarebbe arrivato puntualmente. Poi Turone decise di segnare di testa in un grigio pomeriggio torinese. Non sono bastate le affermazioni di Carlo Sassi, che ha spesso confessato che le immagini erano state taroccate, e che, con la tecnologia di allora, non era possibile confermare la regolarità o meno di quella segnatura: quel goal è e resterà per sempre uno scandalo mondiale, che confermò finalmente che la Juve rubava.
Erano gli anni in cui Viola e Boniperti si pizzicavano regolarmente, con battute maliziose e divertenti e che venivano affiancate da quelle superbe dell’avvocato. Viola fu veramente un presidente moderno e modello per quel preciso periodo, quando riuscì a portare in alto la sua Roma, facendo aumentare l’audience televisivo nel momento dell’avvento del colore, e di conseguenza anche la Rai dovette adeguarsi a difendere e diffondere i colori della squadra di ‘governo’. Così nacque ‘il goal di Turone’, e tutti dimenticarono in fretta che la Juve in quella stagione subì diversi torti arbitrali, a cominciare da un goal regolarissimo di Tardelli annullato nel derby di ritorno. Questo, secondo il mio giudizio, fu l’inizio dell’era dell’odio, che si è amplificata, ripeto, con l’avvento delle emittenti private e la cascata ininterrotta di trasmissioni, con opinionisti mirati, e quasi mai juventini.
Arrivò improvvisamente Calciopoli e la Juve fu sbattuta in B. Finalmente il calcio era diventato pulito. Ecco che l’avversaria per eccellenza, Prescritta e Certificata, poteva esibire i nuovi scudetti vinti, uno a tavolino e gli altri ‘Made in China’, nel senso che erano stati portati a casa in mancanza di avversari, flagellati da Calciopoli. Rabbia e odio unite per sempre, dunque, ormai senza freni, che arrivano da tutte le città e da tutte le curve nazionali, che non si fermano solo all’aggettivo ‘ladro’ ma vanno oltre, inneggiando l’Heysel, Pessotto, Ale e Ricky, Scirea, dimenticando che dietro a questi defunti ci sono genitori, famiglie, mogli e mariti che ancora piangono e non smetteranno mai.
E’ storia di questi giorni che hanno preceduto Juve-Napoli.
Si è respirata un’aria terribile, pericolosa, con i media che hanno caricato l’ambiente in modo esasperato; ho letto tweet deliranti da parte di tifosi, tipo quello di un’insegnante napoletana che sperava in nuova Heysel con il doppio dei morti. Che pena mi fanno i suoi poveri studenti! Ho letto di giornalisti che volevano arbitri stranieri e sono arrivati a far cambiare il direttore di gara designato; ho letto di Liguori, che all’interno di una trasmissione Mediaset, dal titolo stupido e impronunciabile, ha detto che l’errore a favore della Juve con un certo arbitro è scontato e prevedibile, confermando prima di tutto la sua anti juventinità, beccandosi una bella querela da parte dell’arbitro nominato e dall’AIA. Meno male che qualcuno ha ancora l’abitudine di querelare certi tromboni, istigatori di violenza ben retribuiti, che in altri paesi sarebbero disoccupati.
Poi, meno male, ha parlato il campo, come sempre.
Ha vinto la squadra più attrezzata, più cinica, più abituata ai successi, all’interno di una partita equilibrata, dove la tattica esasperata ha fatto da protagonista. Ha vinto la Juve senza scandali e senza aiuti, come quasi sempre avviene.
Sono arrivato alla fine di questo mio pezzo, un insieme d’inutili parole che nulla cambieranno, ma che fanno prendere coscienza di quello che stiamo vivendo, senza nessuna possibilità di poter stravolgere l’odierna realtà ricca di odio violento, ingiustificato, creato ad arte da incoscienti, pericolosi ultrà dello schermo e della penna. Creatori di mostri, capaci di catturare le attenzioni delle numerose teste calde che frequentano gli stadi, di persone deboli che si realizzano infamando i tifosi avversari, che sperano in un guasto dell’aereo che trasporta la squadra juventina, che inneggiano a una nuova Heysel, che sperano nell’acciaio pericolante dello Stadium… ecc, ecc… Frasi e striscioni che fanno male alle orecchie e al cuore, una vergogna per chi ci guarda da fuori, un odio ingiustificato e incomprensibile per i tifosi stranieri, abituati a mischiarsi nelle tribune con gli avversari, ognuno con la sua sciarpa al collo dai colori diversi ma tutti rispettosi del tifo altrui.
In Italia questo non potrà mai accadere.
Ho visto insultare un bambino con una sciarpa bianconera per mano al proprio genitore, di fronte all’ingresso della Tribuna del Bentegodi, non molto tempo fa: “Ladro, levati la sciarpa”, gli gridò un tizio. Fu bravissimo il genitore a non reagire, mantenendo una calma che gli fece onore come padre. Ma non dimenticherò mai la sua faccia sconvolta e sorpresa di fronte a quell’energumeno, mentre stava offendendo un bambino di circa dieci anni. Poi, con un colpo di testa dopo pochi minuti, ci pensò Martin Caceres a vendicare quel bambino, e a rovinare il pomeriggio di quell’ignobile personaggio, capace di aggredire a brutte parole un bambino dagli occhi impauriti.
Dio Pallone: tu sei la causa di tutto questo, eppure quando ti guardo mi fai sorridere, sei rotondo, simpatico, dai più svariati colori, potrei darti un calcio e farti rotolare in fondo alla strada, sopra il letto di un fiume, in mezzo a un campo e tu non ti opporresti. Nonostante questo sei il frutto di amore intenso che fa abbracciare tanta gente, ma anche di smisurato odio che unisce tre quarti di popolazione calcistica italiana verso una Vecchia Signora.
E tutto ciò è incredibile.
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