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Il 4-3-3 e un cerchio ancora da… cuadrare

La premessa d’obbligo è che, non essendo diplomati a Coverciano ma semplici tifosi che guardano le partite provando a capirci qualcosa, ogni volta che si parla di aspetti tattici lo si fa senza la pretesa di spiegare il mestiere a chi per questo viene lautamente pagato: sono opinioni di tifosi, più o meno competenti, e vanno prese in quanto tali.

Facciamo il punto dopo tre mesi di lavoro, mancando cinque partite alla pausa natalizia del Campionato e due a quella invernale della Champions League, e poniamoci la domanda da un milione di dollari: la Juventus e la tanto agognata “quadra” tattica, quanto sono distanti? Si incontreranno prima o poi?

L’aspetto che a mio modo di vedere sta emergendo con forza è che questa quadratura molto difficilmente potrà arrivare col 4-3-3 che abbiamo visto sinora. Un sistema di gioco indotto dall’acquisto di un giocatore come Cuadrado, classica ala che può giocare o da esterno alto, come visto sinora, o in un 4-4-2 in linea che però, oltre a non essere nelle corde di un allenatore che ha sempre utilizzato un centrocampo a tre, comporterebbe la rinuncia in pianta stabile a un elemento tra Khedira, Marchisio e Pogba. Essendo loro tre pilastri di questa squadra, ciò appare quindi assai improbabile.

Il 4-3-3 e le sue contraddizioni, dunque. Sistema che impone di adattare come esterno alto a sinistra una delle quattro punte a disposizione, non essendoci in rosa un giocatore di ruolo che sia catalogabile come omologo mancino di Cuadrado (sarà per questo che, pare, a gennaio si voglia provare ad arruolare Lavezzi?). L’incombenza è toccata a Morata, unico dei quattro attaccanti a possedere alcune delle caratteristiche per ricoprire un ruolo comunque non suo. Lo spagnolo si è sacrificato sobbarcandosi una mole di lavoro anche in fase di copertura e facendolo in alcune circostanze (a Manchester in Champions League e nel derby, ad esempio) con discreti risultati. E’ però questa una soluzione che ne mortifica l’efficacia offensiva, e stiamo parlando del giocatore che la scorsa stagione ci ha letteralmente trascinati, coi suoi goal, fino alla finale di Champions League. Ad Alvaro piace sì svariare, non è la classica prima punta con la residenza nell’area di rigore, ma un conto è il suo modo poco statico di interpretare il ruolo di centravanti, altro è trasformarlo in un esterno offensivo.

Qui si innesta la riflessione su come è stato assortito il nostro parco attaccanti: abbiamo quattro punte centrali con caratteristiche differenti che possono rendere al meglio solo se alternate in un attacco a due (unica combinazione a mio avviso da evitare: Mandzukic-Zaza). D’altro canto, le alternative al sacrificio di Morata esterno appaiono labili:

  • Alex Sandro ci ha giocato nei cinque minuti finali del derby, ha anche fornito un ottimo assist ma un conto è farlo a fine partita, in un contesto tattico estemporaneo, un altro farlo in pianta stabile, dal primo minuto. Rimane comunque un terzino, seppur con buone attitudini offensive, non una punta esterna;
  • Pereyra lo ha fatto nella partita col Genoa, ma anche nel suo caso si tratta di un adattamento momentaneo: il Tucumano ha dimostrato di dare il meglio di sé come mezzala oppure da trequartista atipico, con la libertà di svariare tra le linee dietro le due punte.

Inoltre, ognuna di queste due alternative avrebbe come conseguenza la sovrabbondanza di punte centrali: sarebbero in quattro a contendersi un unico posto in ogni partita. Viceversa, gli esterni non avrebbero alcun sostituto e l’assenza di uno di loro, per infortunio, squalifica o semplice turnover, costringerebbe a cambiare assetto tattico.

Per le ragioni sopra esposte, a mio avviso questa squadra continuerà a dibattersi senza soluzione in un ginepraio di equivoci tattici se vorrà trovare la quadratura tattica definitiva col 4-3-3. Ritengo ineludibile il ritorno al 4-4-2 a rombo, noto anche come 4-3-1-2. Sistema che Allegri ha di recente riproposto nel derby, salvo dover cambiare in corsa in seguito all’infortunio di Khedira, e nella trasferta di Champions a Moenchengladbach. Il problema, a mio avviso, è volerlo fare utilizzando nel delicato ruolo di vertice alto del rombo Hernanes. Il brasiliano ha palesato enormi difficoltà in questo avvio di stagione, ma la sua collocazione migliore è davanti alla difesa. Per il ruolo di trequartista non ha il passo né la velocità di pensiero e d’altronde le sue stagioni migliori in Italia, alla Lazio, le ha vissute da regista, ruolo che ricopriva egregiamente anche nel San Paolo. Uno dei fallimenti del mercato estivo è stato proprio non riuscire portare a Vinovo un giocatore con queste caratteristiche. La rosa è stata costruita male, con molti buoni/ottimi giocatori ma difficilmente amalgamabili. Abbiamo detto di Cuadrado, che al trequartista avrebbe dovuto rappresentare l’alternativa tattica, e delle contraddizioni che il suo impiego si porta dietro per la composizione del parco attaccanti. Per il 4-4-2 a rombo, dunque, bisogna guardare altrove. Le possibilità a mio avviso sono due: una è stata già collaudata l’anno scorso, Pereyra. Attualmente fuori per infortunio, al suo rientro dopo la sosta può rappresentare una soluzione “sicura”. L’altra è un mio pallino da almeno un anno e mezzo, ossia l’avanzamento di Pogba.

So bene che lo stesso Allegri si è espresso in passato in maniera non favorevole rispetto a questa soluzione. La tesi è che il francese, per rendere al meglio, abbia bisogno di trovare spazio per distendere la sua falcata partendo da lontano. Però quest’anno lo stesso Allegri un piccolo cedimento lo ha avuto, quando nella partita casalinga contro l’Atalanta, in seguito all’infortunio di Pereyra, ha deciso di spostare Pogba dandogli ampia libertà di svariare sulla trequarti insieme a Dybala, alle spalle di Mandzukic. E in quella partita sia il numero 10 che il 21 giocarono in maniera egregia, direi addirittura che potrebbe essere considerata la partita migliore di entrambi in questa stagione. A mio avviso Pogba, liberato da incombenze tattiche tipiche della mezzala, portato al centro del gioco, in una posizione dove può toccare molti palloni e con la libertà assoluta di svariare lungo tutto il fronte offensivo negli ultimi trenta metri, potrebbe trovarsi nelle condizioni di far scoccare quella scintilla di cui ha bisogno per far svoltare definitivamente la sua carriera, arrivata adesso ad un bivio che ne separa il destino da giovane con grandissimi mezzi e dal futuro luminoso a star conclamata del calcio internazionale. Inutile sottolineare come i mezzi tecnici da trequartista li abbia tutti (certamente più di un Vidal che lo scorso anno è stato spesso utilizzato da Allegri in quella posizione), il dubbio di alcuni è che possa soffrire eccessivamente le marcature più asfissianti a cui è generalmente sottoposto chi gioca stabilmente negli ultimi trenta metri. A mio avviso le sue doti fisiche e atletiche gli consentirebbero sia di sopportare bene il contatto fisico con l’avversario (cosa che invece fa ancora difetto a Dybala) che di svariare lungo tutto il fronte offensivo non dando punti di riferimento stabili alle difese avversarie.

I vantaggi del ritorno stabile al 4-4-2 a rombo sarebbero molteplici: torneremmo a schierare due punte centrali, una più d’area e l’altra a svariare intorno trovando i giusti automatismi col vertice alto del rombo. Dybala, come visto nella già citata partita contro l’Atalanta, sembrerebbe essere il più portato. Inoltre, è un sistema di gioco che più del 4-3-3 favorirebbe la riscoperta degli inserimenti da dietro delle mezzali, una soluzione che era un punto di forza delle annate precedenti e che purtroppo questa Juve sembra aver abolito. Il gioco si dipana sempre più spesso in maniera statica, poco movimento e troppi giocatori che vogliono il pallone sui piedi invece che sulla corsa. Serve un lavoro coordinato delle due punte e del trequartista fatto di continuo movimento, che crei corridoi invitanti per giocatori come Khedira e Marchisio che hanno nelle loro corde l’inserimento offensivo. Il numero 8 potrebbe così essere riportato nel suo ruolo originario di mezzala, con un mediano più di schermo davanti alla difesa (es. Lemina), oppure continuare a giocare regista col ritorno del redivivo Asamoah nel ruolo di mezzala. Altro giocatore, il ghanese, che se recuperato appieno garantirebbe quel contributo di mobilità che in questo momento ci fa ancora troppo difetto. L’esempio, quando parliamo di movimento senza palla, è quello che sta mostrando in questo scorcio di stagione la Fiorentina di Paulo Sousa: un piacere per gli occhi vedere quanta imprevedibilità derivi dai movimenti continui che gli interni e le punte gigliate sanno produrre in maniera coordinata.

Col 4-4-2 a rombo, inoltre, non si porrebbe il problema della mancanza di sostituti in alcuni ruoli chiave, che come abbiamo visto è uno degli inconvenienti del 4-3-3. Quattro punte centrali si contenderebbero due posti, Pogba e Pereyra potrebbero alternarsi nel ruolo di vertice alto e in mezzo i vari Lemina, Hernanes e Sturaro sarebbero le alternative a Khedira, Marchisio e Asamoah. Rimarrebbe sacrificato il solo Cuadrado, che fuori dal 4-3-3 risulta essere di difficile collocazione. Stiamo comunque parlando di un giocatore attualmente non di nostra proprietà e se il gioco valesse la candela, ossia se la quadratura del cerchio venisse trovata meglio che non con il colombiano il campo, non sarebbe complicato farsene una ragione. Cuadrado tornerebbe utile in alcuni spezzoni di partita se si decidesse di passare al 3-5-2, oppure si dovrebbe riadattare come alternativa alla seconda punta, in appoggio al centravanti.

La ricerca di un assetto stabile e credibile continuerà nelle partite che mancano da qui alla sosta natalizia, e Allegri sarà chiamato a trovare una soluzione definitiva che superi le contraddizioni che nascono da una rosa sicuramente mal costruita ma che comunque non possono costituire a lungo un alibi per un’identità ancora poco definita dopo più di tre mesi di lavoro. Da Cuadrado alla… quadratura (del cerchio), il percorso è ancora difficoltoso ma è arrivato il tempo delle scelte definitive.

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