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Il “bel gioco” IMHO

Non ho resistito alla tentazione di inserire nel titolo l’acronimo IMHO (in my humble opinion). Un po’ per rompere le palle a qualche mio caro amico e un po’ perché, più seriamente, quello su cui si discute è per definizione estremamente soggettivo e legato al proprio modo di vedere il calcio.

In linea di massima, su ciò che sia il bel calcio per ciascuno di noi è inutile discuterne, anzi direi addirittura che sarebbe un abominio farlo. Ogni giudizio sul “bello” è fuor di dubbio figlio della personale concezione estetica di ognuno e dei parametri con i quali la si misura. A qualcuno può piacere un calcio in cui la giocata estremamente tecnica è assurta a opera d’arte, ad altri un calcio in cui l’agonismo e le maglie infangate provocano spinte onaniste incontrollabili; altri ancora provano puro godimento nel vedere movimenti dei calciatori perfettamente coordinati e sincroni. Dunque, risulta impossibile trovare una sintesi. Direi che sia addirittura sbagliato cercarla.

Per esempio, nel calcio per me ha molto più senso l’espressione del “giocare (giohare) bene” piuttosto che “fare un bel calcio”, perchè nel primo caso è implicita l’esistenza di un fine “altro” da raggiungere. Ma siccome il tema è caldo e ahimè attuale, va affrontato.

Allora proviamo a correggere il tiro, abbassando il livello di pretese. Più che di una definizione del “bel calcio”, valida in senso assoluto, proviamo a trovarci d’accordo su una declinazione più specifica del concetto di bellezza, calata nel calcio o, comunque, nello sport. Potremmo definire tale bellezza come funzionale, cioè una bellezza in cui il valore estetico di un progetto o oggetto sia misurabile in funzione degli obiettivi che ci si è prefissi di raggiungere. Il calcio, qualunque sport, è sfida per raggiungere un obiettivo. Dunque potremmo dire che l’unica bellezza di cui ha senso parlare, in ambito sportivo, è una sorta di bellezza ergonomica.

Ma se nel design di qualsiasi oggetto l’ergonomia si traduce in facilità e/o logicità di utilizzo in funzione dello scopo per il quale quell’oggetto è stato creato, nel calcio la bellezza ergonomica è certamente quella che conduce a migliorare le probabilità di vittoria nella competizione. La bellezza funzionale alla vittoria.

Ora, se della bellezza fine a se stessa, non avendo capisaldi riconosciuti e soprattutto definitivi, possono parlarne tutti poichè il margine di discrezionalità è per definizione amplissimo (per esempio, ne possono parlare con una certa autorevolezza persino soggetti come Pistocchi o Zazzaroni …..) nel caso di quella che abbiamo definito come bellezza ergonomica forse il cerchio si restringe: occorre avere una certa dimestichezza con il contesto di riferimento, a cosa si applica, quali sono le materie prime utilizzate, quali gli scopi ultimi.

Quindi, avendo stabilito (forse) di quale bellezza si dibatte e quali potrebbero essere i canoni con il quale misurarla, la Juventus dell’attuale stagione è bella?

A tal proposito, è giusto che ognuno si faccia la propria opinione, cercando per quanto possibile però di non farsi influenzare da concetti e parole vuote di cui i giornali e i dibattiti sportivi sono purtroppo pieni.

Imho (mi diverto tantissimo, lo ammetto) è che la Juve ora è caratterizzata da una bellezza adolescenziale, in cui è possibile riscontrare i tratti embrionali della bella donna/bell’uomo (per carità, non si dica che siamo sessisti ….) ma ancora acerbi, grezzi, tipici di una giovinezza ancora violentemente attuale.

La soluzione del puzzle, a mio avviso, deve ancora essere trovata, l’abito completato, gli interpreti ancora da coinvolgere pienamente.

Vedremo dunque come crescerà l’adolescente (grazie a Dio, sostantivo asessuato ….), l’importante è che i tempi siano compatibili con il concorso di bellezza a cui sta partecipando e che i giudici del concorso suddetto (i giornalisti?) e gli spettatori (noi tifosi?) se ne occupino in modo pertinente.

 

Fino alla fine forza Juventus

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