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Il destino di Paul

Quando ci si mette anche il destino, allora non puoi farci proprio nulla. L’estate 2015 dev’essere (e verrà) ricordata come la rivoluzione Juventus, il cambio, anche generazionale, col quale i bianconeri affronteranno le stagioni future. Si è chiuso un ciclo, se ne riapre un altro, spero subito. Cessioni eccellenti, partenze di senatori (alcuni), arrivi di giovani che, tra l’incoscienza della voglia di fare e la caparbietà di chi sa cosa vuole, saranno chiamati a non far rimpiangere il passato. Tra i giovani c’è anche un senatore, Paul Pogba: elemento di raccordo tra vecchio e nuovo, perno sul quale la Juventus costruirà le sue future vittorie. Ed è senza dubbio lui il protagonista, perché idealmente la Juve si stringe attorno al francese in un momento di transizione, dal vecchio al nuovo. Gli addii di Vidal, Pirlo e Tevez hanno lasciato un vuoto incolmabile in termini di personalità: ineguagliabili, gente che ha giocato finali champions, mondiali, gente che sa come si vince, sa come venirne fuori in quei momenti in cui tutto sembra essere buio. Il francese è chiamato anche a questo, a dar mostra della sua personalità. Evra, non a caso uno con le palle quadrate, glielo ha ricordato. A questo si aggiunge l’investitura ufficiale con la numero 10: da Tevez a Pogba, maglia pesantissima da onorare tutti i giorni, e Paul lo sa, perché è stato lui stesso a chiederla: con la 10 della Juventus si entra nella storia, e Pogba è uno che la storia la può scrivere, ha tutto per farlo. Ogni squadra al mondo si identifica con un giocatore, e la Juventus lo ha fatto proprio assegnando la 10 a Paul: come per dire sono andati via alcuni giocatori, ma i campioni noi li abbiamo ancora in casa. Ad oggi, con l’infortunio di Marchisio, altro senatore, Pogba sembra davvero quell’ancora cui la Juventus si aggrappa, tra nuovi orizzonti di mercato e vecchie abitudini vincenti: Pogba resta la chiave della nuova Juventus, anche se dovesse arrivare il trequartista.

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