

Grazie alle anticipazioni contenute nel bilancio Exor, si è scoperto che la Juventus chiuderà il secondo semestre con una perdita di 26,7 mln €. Niente di strano: rispetto all’utile di 30,3 mln € del primo semestre mancano all’appello le plusvalenze derivanti dalle cessioni dei calciatori e rispetto all’utile di 10,2 mln €, relativo allo stesso periodo del 2014/15, mancano i proventi della Champions League, perché la Juve è stata eliminata agli ottavi, mentre due anni fa è arrivata in finale.
La notizia è oggettivamente una buona, perché significa che la Juve chiuderà il bilancio con un utile pre tasse di circa 3 mln € (invece che con una perdita) e un risultato operativo (EBIT) ampiamente positivo.
Tanto per darvi un’idea della portata storica di quel numerino apparentemente insignificante, vi segnalo che due anni fa l’utile operativo (EBIT) arrivò grazie a una finale “inaspettata” di Champions League (“inaspettata” nel senso che non era certo stata messa a budget a inizio stagione, quindi i relativi ricavi li possiamo considerare “straordinari”) e nella prossima stagione arriverà grazie alle “straordinarie” plusvalenze relative alla cessione dei calciatori; quest’anno invece arriva al termine di una stagione “normale”, facilmente ripetibile e altrettanto facilmente migliorabile (parlo a livello di ricavi eh, non di risultati sportivi; che se definissi “normale” vincere 5 scudetti consecutivi sarei da internare!!!). Considerando che anche la stagione 2016/17 chiuderà in positivo e che pure quella 2013/14 vide un margine operativo pari a +8,8 mln €, abbiamo la bellezza di 4 esercizi consecutivi con EBIT positivo. Per trovare qualcosa di analogo bisogna andare indietro alle stagioni precedenti al 2001/02: fu quella l’ultima della gestione Moggi/Giraudo a vedere il segno “più” nella gestione ordinaria. In pratica, bisogna tornare indietro di quasi 20 anni. Solo che oggi c’è qualcos’altro: ci sono anche risultati sportivi decisamente superiori a quelli di allora. Il quadriennio 1998/99-2001/02 infatti vide solo la vittoria di una coppa Intertoto e di uno scudetto, con risultati europei assolutamente irrilevanti: capite bene allora perché definisco questo un momento “storico”.
Sinceramente poi non pensavo ci si potesse lamentare pure del fatto che la Juve chiuderà il bilancio in utile; invece, grazie ai social, ho fatto anche questa simpatica scoperta.
Ora.
Il bilancio della Juve chiuderà in leggero utile. Qual è l’alternativa? Che chiuda in leggera perdita? E cosa cambierebbe se fosse -3 invece che +3 mln? Niente. Ma se non cambia niente, cosa ve ne frega? Perché dovete per forza avere qualcosa da ridire? Tanto abbiamo visto che è lo stesso, o no? E comunque secondo me meglio avere in tasca 100 euro che un buco. Se preferite il buco non so che dirvi.
Oppure avreste preferito che il bilancio della Juve chiudesse in pesante perdita? Ma a che pro? Per fare tipo Inter, Milan, Roma e compagnia bella? Loro sì che vincono… Quindi perché?
Eh, lo so io perché…. Però vi chiedo: se alla Juve sfondassero il bilancio, avremmo la garanzia di vincere la Champions? NO. Volete sostenere il contrario? Perché, se non ve ne siete accorti, vi avviso che di garanzie non ce n’è. L’idea è copiare l’Inter di Moratti? Quella che perculiamo da anni e che è additata come l’esempio del peggio della gestione aziendale? Un patrimonio speso per una scopata con una puttana e poi una vita a curarvi la sifilide? Col serio rischio che la suddetta puttana si riveli essere un viados? Partecipare partecipate, la sifilide ve la beccate lo stesso, ma magari il “godimento” non è esattamente quello che avevate preventivato. Perché, fuor di metafora, le squadre che hanno vinto la Champions negli ultimi anni hanno tutte bilanci in perfetto ordine e macinano fior di utili: l’unica che fa eccezione è stata appunto l’Inter di Moratti. Credo però sia superfluo rimarcare il lungo elenco di episodi assolutamente casuali e fortunati (compresa un’eruzione vulcanica) che l’hanno portata alla vittoria: se credete che sia quella la giusta via allora compratevi dei talismani propiziatori e lasciate stare il bilancio, che tanto non serve.
“Ma mica son soldi tuoi, che te ne frega?” Questa è l’obiezione che un comico “savonese” definirebbe “esser finocchi col culo degli altri”. In buona sostanza, l’idea sarebbe quella di aggregarsi a quello ricco (e scemo?), che sperpera il suo patrimonio per organizzare orge con i suddetti mignottoni, a cui voi siete invitati a partecipare “aggratis”: lui paga e tutti si gode. Purtroppo, gli Agnelli non sono così. Non lo sono mai stati nei quasi 100 anni da quando gestiscono la Juve. Scoprirlo adesso, quanto meno, non è sintomo di grande perspicacia… comunque in giro c’è qualche squadra gestita così, e non mi pare che vinca più di noi…
Detto questo, mi auguro e spero che questa obiezione non venga da chi non è disposto neanche a comprare le patatine per le suddette feste. Nuovamente fuor di metafora: se la richiesta di spendere e spandere senza ritegno arrivasse da gente che non va allo Stadium, compra merchandising tarocco e non sa neanche cos’è la tessera Premium Member (no, non è quella di Mediaset), ho paura che l’ipocrisometro andrebbe fuori scala…
Ma “un bilancio in attivo significa che gli Agnelli non investono!” Detto di una società che ha costruito lo stadio, il museo, il centro medico, quello sportivo, il college, che ha in programma un intervento come quello della Continassa… niente, non so come commentare una simile idiozia.
“Ma non investono nel calcio! A loro interessano solo le speculazioni immobiliari!!!” Oh bella. Questa convinzione nasce probabilmente dal fatto che gli Agnelli non staccano assegni tutti gli anni per ripianare le ingenti perdite, che necessariamente dovrebbero verificarsi qualora la società “investisse” davvero. Se non ci sono perdite, non ci sono stati investimenti.
Puttanate.
Intanto precisiamo che “staccare assegni” (ossia fare aumenti di capitale) non è “investire”. Un aumento di capitale si può fare per due motivi: per ripianare le perdite di precedenti investimenti andati a puttane oppure per mettere a disposizione della società le risorse per farne di nuovi. Ma non è l’unico modo: i soldi si possono anche prendere a prestito (ricorrendo all’indebitamento) o ricorrendo ai “pagherò”. Cioè, magari quelle signorine là non li accettano, ma in finanza si può fare. Gli aumenti di capitale, quindi, sono antecedenti o conseguenti agli investimenti, ma non sono investimenti e non sono neanche l’unico modo per farli.
La presenza di perdite dimostra solo che si è in presenza di una cattiva gestione; dimostra che i costi sono superiori ai ricavi; in alcuni casi potrebbero perfino dimostrare la totale assenza di investimenti e, al massimo, dimostrano che gli investimenti non hanno dato il ritorno sperato, ma non provano l’esistenza o meno degli stessi.
Già perché un’altra caratteristica degli “investimenti” è che dovrebbero avere un ritorno superiore alla spesa iniziale. Questo li rende profondamente diversi dall’andare a puttane, dove il “ritorno” è di altro tipo (in questo secondo caso infatti sarebbe più giusto parlare di “spese voluttuarie”).
Al di là del fatto che gli Agnelli (insieme agli altri azionisti) hanno versato 120 mln € nella società nel gennaio 2012 ed altri 105 nel luglio 2007 senza avere alcun ritorno (e sono serviti per coprire le perdite causate da calciopoli e dagli investimenti del “quadrumvirato” Secco&Blanc&Cobolli&Gigli), basta leggere un qualsiasi bilancio per sapere quanto investe la Juve nel calcio. A solo titolo di esempio: “Le operazioni perfezionate nella prima fase della Campagna Trasferimenti 2015/2016 hanno comportato complessivamente un aumento del capitale investito di € 118,5 milioni derivante da acquisizioni ed incrementi per € 138,7 milioni e cessioni per € 20,2 milioni“. Questo nella sola stagione 2015/16. “Le operazioni perfezionate nella Campagna Trasferimenti 2014/2015 hanno comportato complessivamente un aumento del capitale investito di € 52,2 milioni derivante da acquisizioni ed incrementi per € 74,6 milioni e cessioni per € 22,4 milioni“. E così via. Ogni anno. Scritto in italiano semplice e decisamente comprensibile.
Finisco con la parte contabile. Il 30 giugno 2010 la posizione finanziaria netta era positiva per 6,4 mln €; il monte ingaggi calciatori pari a 127 mln €; l’ammortamento dei cartellini era 39,5 mln €. Sei anni dopo la posizione finanziaria netta è “peggiorata” di oltre 200 mln €, il monte ingaggi cresciuto a 190 mln e gli ammortamenti a 64 mln: se non è “investire” questo non so come altro definirlo. E ha prodotto un ritorno sia in termini sportivi, sia in termini economici, visto che i ricavi sono cresciuti da 172 mln € a più di 350. Niente “spese voluttuarie” quindi.
La Juve investe e, data l’assenza di perdite e la ricchezza di risultati sportivi, lo fa al meglio: ha un ritorno positivo. È questo che vi dà tanto fastidio? Che sono bravi? Che ci guadagnano?
“Appunto, agli Agnelli interessa solo guadagnarci!” Certo, infatti è pieno il mondo di gente che ha fatto i soldi investendo nel calcio.
Per inciso: trattandosi di una Società per Azioni a scopo di lucro, quale dovrebbe essere l’aspettativa di un azionista, se non quella di ottenere un “lucro”? E poi, cosa ci sarebbe di male? Perfino “il mestiere più antico del mondo” è un’attività a scopo di lucro…
A parte le facezie, un azionista ha solo due modi per guadagnare dei soldi dalla sua azienda: grazie ai dividendi o tramite una cessione delle azioni, se la società nel frattempo è cresciuta di valore. Di cessioni in vista non ce n’è, e l’ultima volta che Juventus F.C. S.p.A. ha distribuito un dividendo correva l’anno 2002 (!): ben 1 mln di euro complessivi (!!!). Che per la quota di Exor facevano circa 600.000,00 euro. Quindici anni fa. Solo l’anno scorso la cassaforte degli Elkan ha distribuito dividendi per 82 mln €… fate un po’ voi due conti su quanto pesi la Juventus lì dentro.
Se la cosa vi intriga e se trovate morbosamente sconveniente guadagnare dei soldi grazie alle società di vostra proprietà, potete meglio soddisfare le vostre perversioni andando a spulciare i bilanci di Lazio e Napoli: scoprirete come e quanto si intascano Lotito e la famiglia De Laurentiis. E se ancora non siete soddisfatti per via del tarlo delle speculazioni immobiliari, potete provare a vedere se vi garba la Roma, il suo stadio avveniristico non di proprietà e 1 mln di metri cubi di edilizia commerciale da costruire in cambio. Anche se per parte mia vi inviterei a impiegare il tempo in maniera più voluttuaria…
Ma al di là degli utili, che non finiscono nelle mie tasche e quindi “chissene”, delle presunte speculazioni immobiliari e di tutti i ragionamenti sui bilanci, a un tifoso cosa cavolo gliene deve fregare se la Juve fa utili o se perde soldi? “Il tifoso vuole vincere!”
A parte che “l’erba voglio non esiste nemmeno nel giardino del re”, quel piccolo numerino preceduto dal segno più dimostra che la Juventus ha raggiunto un equilibrio che garantisce continuità di investimenti e la possibilità di sopportare stagioni negative senza essere costretta a vendere i giocatori per far quadrare i conti: insomma, le permette di pianificare il futuro senza assilli, con l’obiettivo di essere competitiva oggi e negli anni a venire. Quel numerino è la garanzia che la Juve continuerà a essere competitiva, e tanto basta, perché non importa quanto si spenda: nessuna società potrà mai programmare le vittorie. Men che meno la vittoria di un torneo “aleatorio” come la Champions League (guardate il Chelsea di Di Matteo o il Real Madrid se volete un esempio di come si possa “programmare” la vittoria di quella competizione). La competitività si può programmare, le vittorie no. Un bilancio in equilibrio significa che la Juve può vincere oggi e potrà vincere domani; un bilancio sfondato invece che può vincere oggi ma non potrà farlo domani. Mi spiegate in quale astrusa maniera la seconda possibilità dovrebbe essere meglio della prima?!?
Invece di continuare a lamentarsi di cose che non esistono, il mio consiglio spassionato è di godersi il momento, perché quello che stiamo vivendo è senza dubbio uno dei periodi più belli e più vincenti della storia centenaria della Juventus.
E se neanche questo vi soddisfa, restano sempre le spese voluttuarie. Sempre meglio che lamentarsi del troppo star bene.
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