

No. Si tranquillizzino i tifosi granata: non parlo della curva Maratona. Anche perché so bene che a certi luoghi comuni triti e ritriti (e intrisi di retorica) ormai non credono più manco loro. Oggi il dodicesimo uomo in campo, quello che ti dà la spinta in più nei momenti difficili, quello che ti fa vincere le partite e i campionati… si chiama fatturato.
Peraltro, nonostante il fatturato, all’Europeo 2016 abbiamo visto il calcio islandese bastonare quello inglese. Sì, proprio il calcio di quelli che “hanno inventato il calcio”. La Premier League è oggi abbondantemente il campionato più ricco al mondo, e 5 tra le prime 10 società per fatturato (addirittura 6, se si prende in esame il valore del brand) sono inglesi. Va comunque detto che nessuno tra questi 5 club è riuscito ad aggiudicarsi il titolo, andato al Leicester, e che nessuna squadra inglese è riuscita negli ultimi anni a prevalere nelle coppe europee, eccezion fatta per il successo (episodico quanto fortunoso) del Chelsea di Di Matteo nella Champions League del 2012.
Ma l’oggetto del contendere da noi è il fatturato della serie A. In realtà, per uscire dal generico ed essere più precisi, si tratta del fatturato della Juventus. I primi a scoprirlo e a rivelarlo al mondo pallonaro, cominciando nel contempo la crociata contro di lui, sono stati Benitez e De Laurentiis, allenatore e presidente del Napoli, qualche anno fa.
Benitez, novembre 2013: “La Juve è una squadra che ha un centinaio di milioni di fatturato in più rispetto alle altre ed è normale che vinca“.
Benitez, marzo 2014: “La distanza tra noi e la Juve è data dalla rosa e dal fatturato“.
De Laurentiis, marzo 2014: “Date a me i 150 milioni di fatturato di differenza che ci sono con la Juve e vinco gli scudetti per i prossimi 10 anni“.
A giugno 2015, il lungimirante Rafa Benitez mostra di aver capito la lezione: lascia il Napoli e si accasa presso il Real Madrid, il club calcistico col fatturato più elevato al mondo. A Madrid rimedia una discreta serie di figuracce e viene esonerato dopo 7 mesi. A marzo va al Newcastle (il cui fatturato è comunque più elevato rispetto a quello del Napoli), senza però riuscire a salvarlo dalla retrocessione.
A Napoli, nel frattempo, il suo posto è stato preso da Maurizio Sarri. Sarri eredita da Benitez l’ossessione per il fatturato della Juve e da Walter Mazzarri (predecessore di Benitez) l’attitudine alla ricerca e alla costruzione di fantasiosi alibi preventivi per i giocatori e la squadra: il fatturato, i rigori, le coppe, il calendario, i palloni invernali, il terreno umido, i posticipi, gli anticipi, gli arbitri, le deviazioni, lo spezzatino, la penombra, etc.
Ma il fatturato della Juventus resta comunque il principale protagonista, e nel corso del 2016 in molti si accodano all’allenatore partenopeo, pur con qualche incertezza sui numeri, dettata forse da mancanza di preparazione o da scarsa attenzione. O da altro, chissà…
Sarri, gennaio: “La Juventus è ancora la favorita, il budget della Juventus è il doppio rispetto a quello delle altre squadre“.
Sarri, febbraio: “La Juventus è palesemente di un’altra categoria: è chiaro che alla lunga il fatturato pesa“.
Zamparini, febbraio: “Le banche da noi non danno un euro ai club. E’ un limite, se non hai il fatturato della Juventus, 350 milioni“.
De Laurentiis, marzo: “Con i nostri 120 milioni di fatturato contro i 380 della Juve, era complicato”.
Sacchi, aprile: “Il Napoli che lotta per lo scudetto sta facendo un miracolo: la Juve ha un fatturato di 300 milioni, il Napoli non arriva a 100“.
Pistocchi, maggio: “La Juventus ha un fatturato due volte e mezzo quello del Napoli e può permettersi di tenere in panchina tanti big“.
Sarri, giugno: “Sarà difficile ripetersi il prossimo anno. Abbiamo il quinto-sesto fatturato d’Italia“.
Sconcerti, giugno: “La Juventus 10 anni avanti a tutti? La Juventus in più degli altri ha solo una proprietà più ricca“.
Scarpini, giugno: “La Juventus domina? Certo, ha il doppio dei ricavi rispetto alle altre“.
Seriamente, affermare che la Juventus domini grazie al fatto di fatturare più delle altre è semplicemente una balla. Si tratta di un interessante ma grossolano tentativo di ribaltare la realtà. Anche qui, dettato da mancanza di preparazione, scarsa attenzione… o da altro? La formulazione corretta è “la Juve fattura più delle altre perché domina da anni” e non viceversa. Basterebbe conoscere e analizzare la storia e i numeri con un minimo di obiettività, per comprendere che il fatturato è l’effetto e non la causa delle vittorie.
Per capirci:
– 5-6 anni fa (i settimi posti, senza coppe): ricavi Juventus pari a ca. 150 mln;
– oggi (con 5 scudetti e con le coppe): ricavi Juventus pari a ca. 350 mln.
“La Juve ha il doppio dei ricavi rispetto alle altre? Sì, ma questo non succede per fortuna: è una pianificazione che dura da anni, c’è una dirigenza che è di un livello superiore rispetto a tutte le altre. Le vittorie non si creano per sbaglio: alla Juventus, in ogni ruolo, ci sono persone di una competenza elevatissima, che sanno quello che fanno. I risultati lo dimostrano: vincono con decine di punti di vantaggio, e anche quando sono indietro a inizio campionato, recuperano in scioltezza vincendo“.
A dirlo, nel corso di una trasmissione tv a SportItalia, è Enrico Mantovani, ex presidente della Sampdoria, non certo uno juventino. Quindi, incredibile ma vero, il fatturato più elevato sembra essere non qualcosa che cade dal cielo, ma la conseguenza di pianificazione, capacità, organizzazione, competenza, professionalità, attitudine a vincere.
Per averne la conferma, basta analizzare con serenità le differenze nelle scelte compiute dalla Juventus e dagli avversari sia nei periodi negativi sia in quelli positivi.
Nei momenti negativi
La Juventus, nel momento più difficile della sua storia (dopo i 4 anni di buco conseguenti a calciopoli), ha costruito il proprio stadio nuovo, il primo di proprietà in Italia, accendendo un mutuo e pagandoselo, ha cambiato i componenti dell’intera dirigenza e dell’intero Cda, ha investito nell’area della Continassa, ha affrontato (superandolo) un passivo di bilancio pari a ca. 100 mln, ha programmato e pianificato un futuro.
Gli avversari, nei periodi di difficoltà, vendono il marchio a società controllate e compiacenti, cercano di andare avanti a suon di plusvalenze non sempre ineccepibili, si vendono (o cercano di farlo) a magnati americani/cinesi/indonesiani/etc., chiedono stadi nuovi da costruirsi con denari pubblici, addirittura ipotizzano di far acquistare i giocatori a società collegate per poi farseli prestare.
Nei momenti positivi
Gli avversari, quando le cose gli sono andate bene (sì, può succedere), hanno dilapidato il vantaggio acquisito, non hanno saputo rinnovarsi, hanno cercato i “nomi” per avere la complicità della piazza, non hanno programmato con attenzione né i ricavi futuri né i costi futuri.
La Juventus, quando le cose vanno bene, raccoglie i frutti di quanto seminato, continua a programmare costi e ricavi, evita di fare follie per accondiscendere i voleri della piazza, continua ad investire per il presente e il futuro con l’obiettivo di rimanere ai vertici in pianta stabile.
Le conseguenze
A Torino si pianifica, si lavora in maniera organizzata e spesso si vince. Altrove si parla, ci si lamenta, si cercano scorciatoie e si accampano scuse. E si va avanti per decenni a parlare di “Juve che ruba”, o a nascondersi dietro un triplete o dietro 7 coppe. Gli altri parlano, noi facciamo. Bene così.
Il successo non richiede spiegazioni, il fallimento non ammette scuse.
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