Ciao Paulo, benvenuto, dopo soli 5 anni, nella squadra i cui tifosi fischiavano Fanna, Galia, fischiavano Tacchinardi, fischiarono Fortunato certo senza sapere perché improvvisamente il ragazzo giocava male, eppure; hanno fischiato per 76 giornate di fila l’allenatore di una squadra per 76 giornate di fila in testa al campionato perché non faceva giocare titolare fisso inamovibile il Cocco dei tifosi (un po’ come te ora, ma molto più in grande, stessa proporzione tecnica del resto fra lui e te). Hai fatto bene domenica, sia chiaro, e sebbene pensi che, perlomeno in linea generale, chi paga abbia anche il diritto di fischiare. Hai fatto un gesto da leader. E poi, è vero, hai (abbiamo; siamo) la peggior tifoseria, la più viziata, la peggio (perché meglio) abituata. Un solo appunto: era così, questa tifoseria, anche l’anno scorso, e pure l’anno prima, è peggiorata in maniera temo irrimediabile dal 2012. Però l’anno scorso non facesti, né tu né altri che oggi hanno (ri)scoperto la coesione, la compattezza, la solidarietà, gesti né appelli. L’anno scorso non ti indignasti, né tu né altri, non faceste segno di zitti quando fu subissata di fischi una squadra con 10 titoli vinti e uno in tasca, perché si fece rimontare un 3-1 dal Parma. E forse fu il timore di fischi a scoraggiare dal festeggiamento dell’ennesimo scudetto, pardon, scudettino. Quest’anno, invece, “niente fischi”. Va bene, meglio tardi che mai. Memori forse del saggio avvertimento di quel baritono a teatro, che ai loggionisti incazzati disse (come altri fece, obliquamente, lo scorso giugno) “fischiate me? Sentirete il tenore!”