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Il libero arbitrio

Spesso le stagioni di una squadra sono costellate da risultati altalenanti e, il più delle volte, i periodi negativi vengono ricondotti a quella causa che prende il nome di sfiga. Il caso, il destino. Attenzione ad abusarne, perché poi si scrive sfiga ma si legge alibi. La linea è sottile, quasi impercettibile. Si rischia di passare dalle lucidi analisi al ridicolo totale. Tant’è, sembra che la maggior parte dei tifosi bianconeri utilizzi il concetto di sfiga soprattutto come alibi, attaccandosi al destino quando le cose non vanno bene. Senza però considerare che, anche nei periodi floridi, è esistito il destino. E stranamente, non veniva chiamato fortuna ma bravura.

La Juventus del derby sembrava imbavagliata dal destino quando s’è fatto male Khedira: ennesimo infortunio di una stagione iniziata male. Poi è entrato Cuadrado, che ha piazzato il colpo vincente all’ultimo minuto: destino. O saper raddrizzare le cose, facendo delle scelte. Magari correggendo quelle sbagliate, quelle iniziali. Perché Sandro è un terzino, ma lo fai giocare alto al posto di Dybala, che paradossalmente era stato l’uomo del destino, il predestinato. Che ha sbagliato molto sui calci piazzati, mentre uno di questi veniva battuto benissimo da Hernanes, altro giocatore che ha iniziato non bene la stagione. Poi la traversa di Bonucci. E prima di tutto questo, il piede sbagliato di Bovo che inchioda Buffon.

In realtà la questione è molto più semplice di quella che si possa immaginare: bisognerebbe rileggere Dante e la sua Commedia per comprendere appieno il concetto di destino, che è formato da un lato dalla contingenza, come in caso di giochi di slot machine Bitcoin, ovvero ciò che può accadere o non accadere in alcune situazioni; dall’altro, dal concetto di destino, più strettamente legato alla necessità. E’ nello spazio della contingenza che si inserisce il libero arbitrio, e cioè la possibilità di determinare le cose con le proprie scelte, riuscendo a variare il corso delle cose, quel corso che è stato disegnato da colui che tutto muove. Ed è in quello spazio che si inserisce la capacità di assumersi la responsabilità delle proprie scelte, senza scomodare, per forza, la sfiga.

 

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