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Il mercante della Continassa

Ho iniziato e cancellato questo pezzo almeno cinque-sei volte. In questo periodo sono nervosissimo quando si parla di calcio, e soprattutto di Juve. Calma, però. Ho una (bella) famiglia, un (buon) lavoro, e se non fosse per la pandemia anche parecchi (bugia, pochi) buoni amici da frequentare. Quindi non è che io viva per il calcio, che tra l’altro è una passione e non il mio lavoro.

Ma vivo in Italia, Paese in cui esistono TRE QUOTIDIANI sportivi. Ho sottolineato tanto il “quotidiani”, quanto il numero tre. A fronte di pochissime pubblicazioni scientifiche e/o culturali serie, noi siamo un popolo che vive di sport, o, meglio, che vive di calcio. E ne siamo ossessionati, tant’è vero che la domanda più comune sul posto di lavoro ai nuovi arrivati è “che squadra tieni?”. Mi ripeto, è una questione culturale. Non so se sarà così anche con le nuove generazioni, che, come sappiamo, sono quelle con la soglia di attenzione di un pesce rosso.

Tant’è, ho questa passione e me la tengo. Per di più sono juventino, e da quando sono nato ho visto la squadra per cui tifo arrivare prima 54 volte nei vari tornei a cui ha partecipato, che in quasi 53 anni (a ottobre) non è male. Se penso che ci sono tifosi che non vincono NULLA da dieci e/o più anni, e stanno prendendo in giro noi, perché non siamo riusciti a vincere il DECIMO scudetto consecutivo, mi viene da ridere.

Per loro, ovviamente.

Ma io li ho avvisati, che imparino a godere dei propri trionfi, sia perché sono pochi, sia perché sono rari, invece di pensare a noi, che di trofei ne abbiamo abbastanza per 3 o 4 delle loro vite (da tifosi). Torniamo al motivo del mio nervosismo. Io faccio parte di quella frangia di tifosi che festeggia (il giusto) i trofei, non pensando al “però la Champions”. Anzi, come ho già spiegato, io godo molto di più a vincere in Patria, e godevo molto di più quando la squadra era per la maggior parte composta da giocatori italiani. Sono un provinciale e nostalgico? Forse.

Sono nervoso non perché, ripeto, la Juventus non è riuscita a vincere il DECIMO scudetto consecutivo. Sono nervoso sul COME non lo abbia vinto. O, meglio, come lo abbia regalato. Solo due anni fa il divario con le altre squadre era tanto e tale che lo scudetto lo vincevamo praticamente a gennaio. Una cosa impressionante.

Poi si sono succeduti un po’ di avvenimenti, gli altri non sono stati a guardare, c’è stata (e c’è ancora) una pandemia, sono state fatte un po’ di scelte “azzardate” che hanno di fatto azzerato quel divario. Torneremo a vincere, su questo ho pochi dubbi. I fatti che sono accaduti negli ultimi tre anni li abbiamo detti e ridetti, letti e riletti, quindi non mi starò a ripetere. Anche perché sono convinto che fare l’anamnesi senza essere un medico (tornerò dopo su questo esempio) è pressoché inutile.

Noi “sostenitori” possiamo tifare, criticare, esaltarci, ma poco più. Possiamo analizzare, vivisezionare, x-gollare (moda degli ultimi giorni, gli “expected goals”) quanto vogliamo, ma resta un puro esercizio filosofico.

E, come dicevo al mio professore di filosofia del liceo “visto che la sua materia non serve assolutamente a niente, è una delle mie preferite”, oggi qui vorrei spulciare le principali operazioni di calciomercato degli ultimi 5-6 anni (non quantitativamente, i dati ve li potete tranquillamente cercare in rete) per provare a capire la direzione, se c’è stata, presa dalla Juventus.

Però, per evitare di essere troppo prolisso e palloso, metterò le tabelle dei maggiori trasferimenti indicando anno per anno i risultati raggiunti dalla squadra. Agevolo le tabelle (fonte Transfermarkt), dunque.

Ricordiamo che la stagione 2014-15 era quella iniziata con le dimissioni di Conte e culminata con la finale di Berlino, sfuggita per poco di fronte a un Barcellona mostruoso. Nella stagione 2015-16 tripletta italiana, con Scudetto, Coppa Italia e Supercoppa, mentre il sorteggio di Champions ci mise agli ottavi contro il Bayern (e per poco non passavamo noi).

La stagione 2016-17 fu dominata in Italia (Scudetto e Coppa Italia) e ci portò alla finale di Cardiff, dove se avessimo giocato anche il secondo tempo, chi sa. Ma quel Real era davvero molto forte.

La stagione 2017-18 ancora doppietta in Italia, mentre in Europa, nonostante l’impresa sfiorata a Madrid, il cammino si interruppe anzitempo ai quarti.

La 2018-19, la prima di CR7, ancora Scudetto, e Supercoppa Italiana, con l’eliminazione ancora ai quarti di Champions per mano dei ragazzini terribili dell’Ajax (che avevano fatto fuori il Real prima di noi).

Stagione strana, la 2019-20, con il campionato interrotto a metà per la pandemia e vinto più per assenza di contendenti che per un dominio reale. L’eliminazione agli ottavi con il Lione e la sconfitta nelle due finali disputate lasciano un po’ di amaro in bocca.

Siamo arrivati alla stagione attuale. Abbiamo portato a casa la Supercoppa e siamo in finale di Coppa Italia; per il campionato, se prima serviva un mezzo miracolo, per come si è messo adesso ne servirebbero un paio: ora come ora conterà arrivare tra le prime quattro. In Champions ignominiosa eliminazione per mano del Porto, e poco da aggiungere.

Nelle tabelle, ho evidenziato gli acquisti più onerosi, più qualcun altro. Le considerazioni sono semplici. Non sempre c’è corrispondenza (non economica, quanto di ruolo e di qualità) tra cessioni e acquisti.

Non solo questo, ma, come si vede dalle tabelle, negli ultimi tre anni ci sono state più cessioni “importanti” che acquisti, il che ha portato a un depauperamento della rosa. Si pensi solo al centrocampo. I primi centrocampi della Juve di quest’ultimo decennio avevano una media gol e assist doppia degli ultimi.

Vediamo ora la rosa della stagione in corso con la data di arrivo e il tipo di acquisto.

Come si nota, nessuno degli acquisti della stagione 2016-2017 è ancora presente in squadra, che avrebbe senso nell’ottica di un ringiovanimento globale. Ma anche della stagione 2018-19, ad eccezione di Cristiano Ronaldo, nessun giocatore acquistato è rimasto alla Juve. E alcuni sono rimasti o perché “ipervalutati” o perché “iperstipendiati”, quindi invendibili.

Un’ultima tabella, poi smetto. Le plusvalenze dell’ultima sessione di mercato.

Sappiamo che sono uno strumento per spostare il problema all’anno successivo, ma fino alla cessione di Pogba, la Juventus ne aveva fatto un uso non “strutturale”. Da lì in poi sono diventate una voce di bilancio necessaria. Le conclusioni traetele voi, mentre io riprendo l’esempio cui facevo cenno prima.

Il medico deve accorgersi dei sintomi, deve determinare la natura e la sede della malattia in base alla valutazione dei sintomi, cioè emettere una diagnosi e, conoscendo la malattia, il suo abituale decorso, le complicanze cui può andare incontro e soprattutto le condizioni generali dell’organismo del paziente, formulare la prognosi, quindi stabilire una cura. In questo caso, la squadra è il malato, e la società è il medico.

Noi tifosi (e gli addetti ai lavori in genere) dobbiamo solo tifare, e sperare che al medico stia a cuore la salute del malato…

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