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Il Niggher Siculo

Sono siciliano, ma non nero. Il titolo però suonava troppo bene per il tema dell’articolo, così ho preso la classica licenza, non poetica poiché parleremo di tutto fuorché di poesia.

Ho un’età che mi permette di ricordare gli albori della Lega, a quei tempi ero un universitario di belle speranze e grazie a Dio viaggiavo già da un bel pò. Una meta facile e preferita era ovviamente Milano, appoggiandosi ai “paesani” che l’avevano scelta come sede universitaria.

Ricordo ancora vivamente i locali di Milano, ai navigli, dove in certi tavoli bordati di verde si brindava sberciando i fantomatici ritornelli in cui ovviamente la faceva da padrone il termine terrùn (a proposito, si scrive così?). Ci arrabbiavamo? Si, certo. Ma in quei locali ci entravamo, consumavamo e, dopo, ridevamo della stupidità di qualcuno. Basta così.

Esiste la discriminazione territoriale? Mah. Si, forse, no, probabile. Sta di fatto che fra la discriminazione territoriale ed il razzismo ci sono mondi, universi di differenze.

La discriminazione territoriale è semplice stupidità, il razzismo è un fenomeno allucinante di cui la stupidità è solo una minima parte.

Il razzismo ha prodotto e produce il non voto per delle minoranze, l’isolamento sociale, politico, economico. Il razzismo è una delle piaghe più grandi per una affermazione piena di una società moderna. Davvero la cosiddetta discriminazione territoriale può essere assimilata a questo triste fenomeno? Davvero le giuste misure ed i giusti deterrenti definiti dalla UEFA per combattere in ogni modo il razzismo possono essere applicati anche nel caso di discriminazione territoriale?

Combattere un’offesa razzista significa porre un piccolo mattoncino per avere domani un mondo migliore. Dare la possibilità in futuro di pari dignità e diritti al figlio di un uomo di colore che, magari, oggi non ha ancora. Combattere un’offesa territorialmente discriminante significa semplicemente dare una lezione di buona educazione ad un cafone. Sicuri che servano le stesse armi?

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