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Il #VAR all’italiana

Chiariamo subito alcune cose, giusto per non lasciar spazio a dubbi.

  1. Sono tendenzialmente favorevole alla presenza del VAR.
  2. Non sono un complottista, non lo sono mai stato, in nessun campo della vita, men che meno nel calcio. Gli arbitri sbagliano: punto. MA, gli arbitri sono esseri umani e hanno ben presente cosa significhi per le loro carriere avere “giudizi avversi” sul loro operato: pensare che non ne tengano conto quando decidono “a mente fredda” è pura utopia. Pertanto, meno discrezionalità hanno nel prendere le loro decisioni, meglio è per tutti.
  3. Nutro seri dubbi (e andrò a spiegare e documentare il perché) sul fatto che il VAR “all’italiana” di queste prime giornate sia quello pensato da FIFA e IFAB (International Football Association Board). In queste prime giornate ci sono state innumerevoli difformità rispetto al protocollo originale e gli errori sono stati molteplici.
  4. Questo post è in bozza dal 31 agosto scorso; aspettavo che l’argomento diventasse “caldo” per pubblicarlo.

Andiamo con ordine.
In occasione del 130th Annual General Meeting of The International Football Association Board, tenutosi a Cardiff il 5 Marzo 2016, l’IFAB ha pubblicato un “bigino” contenente i principi cardine della sperimentazione del VAR, ed è a quello che mi atterrò per fare il punto della situazione. Questi gli estratti salienti.

  • The aim of the experiment is NOT to achieve 100% accuracy for all decisions as there is no desire to destroy the essential flow and emotions of football which result from the game’s almost non-stop action and the general absence of lengthy stoppages. The philosophy is: “minimum interference – maximum benefit”.

Il VAR non è nato per eliminare gli errori, né per puntare alla massima accuratezza: il VAR è nato per eliminare i pochi errori clamorosi. In tal senso si intende la frase “minimum interference – maximum benefit (nel testo è scritta proprio così, in rosso ndr): se il VAR interviene solo nelle rare occasioni in cui c’è un errore clamoroso si realizza la “minima interferenza” col gioco; se corregge l’errore clamoroso si ha al contempo il “massimo beneficio”. L'(ab)uso del VAR che è stato fatto in queste giornate, con il Video Assistant Referee che rivede la stragrande maggioranza delle decisioni prese sul terreno di gioco, sembra essere del tutto contrario allo spirito del protocollo. Cominciate a prendere in considerazione l’ipotesi che la maggior parte degli interventi sia stato quanto meno “arbitrario”, se non anche “abusivo”.

  • To ensure that the referee (not the VAR) is the key match official, the referee will ALWAYS make a decision (except a ‘missed’ usually ‘off the ball’ incident), including the decision that no offence has occurred. That decision will ONLY BE CHANGED if the video review shows a CLEAR ERROR i.e. not ‘was the decision correct?’ but: “was the decision clearly wrong?”

In una precedente occasione mi sono occupato di cosa può fare o non fare il VAR (qui), ma forse ho sbagliato a partire dal fondo, perché il percorso che arriva fino al VAR in realtà parte dall’arbitro, da quello che decide sul campo. Uno dei cardini su cui si è basata l’introduzione del VAR è che l’arbitro deve continuare ad arbitrare, esattamente come se il VAR non ci fosse. “The referee will ALWAYS make a decision“; scritto proprio così, con la maiuscola, nel testo originale. La centralità dell’arbitro è stata più volte ribadita in tutti i modi, sia dalla IFAB che dallo stesso Rosetti, quando ne ha spiegato il funzionamento ai calciatori e addetti ai lavori: l’arbitro deve fare quello che faceva prima. Nei 12 principi su cui si fonda la sperimentazione del VAR, al punto 2, 4 e 6, in grassetto, si legge:

  • 2. The final decision will always be taken by the referee.
  • 4. The referee must always make a decision regardless of the existence of VARs i.e. the referee is not permitted to give ‘no decision’ and refer the situation to the VAR.
  • 6. Only the referee can initiate a review; the VAR (and the other match officials) can only recommend a review to the referee.

Più avanti nel testo, si legge ancora:

  • Only the referee is permitted to initiate a review – other match officials (especially the VAR) may recommend a review but only the referee will decide whether to have a review and the outcome of that review. The referee may decide that the match officials have clearly seen the incident and therefore no review is needed.

E per concludere:

  • 3. Video Assistant Referees (VARs) are match officials – any information the VARs provide to the referee will be treated by the referee in the same way as information received from an assistant referee, additional assistant referee or the fourth official.
  • If a ‘check’ indicates that an incident should be reviewed, the referee should be informed immediately. In addition, if the referee suspects that a major error may have occurred, or something serious has been missed, a review can be requested. Only the referee is permitted to initiate a review – other match officials (especially the VAR) may recommend a review but only the referee will decide whether to have a review and the outcome of that review. The referee may decide that the match officials have clearly seen the incident and therefore no review is needed.

Insomma, il quadro che emerge dal protocollo sembra essere il seguente: l’arbitro deve arbitrare come al solito; se gli viene il dubbio di aver sbagliato qualcosa può chiedere assistenza al VAR, dopo di che decide. Il VAR è uno degli assistenti dell’arbitro, esattamente come un guardalinee o il quarto uomo: non ha alcun potere speciale. Nessun arbitro lascerebbe mai una decisione di sua competenza al quarto uomo o al guardalinee, a meno che l’incident non gli sia sfuggito.
Tutte le volte che un arbitro ha demandato la decisione al VAR, pertanto, anche semplicemente aspettando l’imbeccata, probabilmente non ha rispettato il protocollo.

Once the review is initiated, the referee has the option to:

  • make a decision based only on the information received from the VAR or
  • review the footage directly before making a final decision (on-field review – OFR)

Notare la dicitura: “l’arbitro ha la possibilità di prendere una decisone basata solo sulle informazioni ricevute dal VAR oppure rivedere il filmato prima di prendere la decisione finale”. Di nuovo, si specifica che la decisione deve prenderla l’arbitro, magari basandosi sulle ulteriori informazioni che il VAR gli può mettere a disposizione guardando i filmati: da nessuna parte c’è scritto che il VAR decide e comunica la decisione all’arbitro. Ma con un’ulteriore precisazione: “OFRs (on-field reviews ndr) will be mainly for ‘subjective’ decisions or to assist match control or to ‘sell’ a decision. An OFR should not be needed for factual decisions such as the position of an offence or player (e.g. offside), point of contact on the body for handball or a foul etc.” L’arbitro sembra essere invitato a rivedere sempre le immagini e ad accettare il suggerimento del VAR solo su fatti oggettivi: il punto in cui avviene un fallo, se il pallone viene colpito con la mano o no, il fuorigioco etc. Ma se si inserisce un elemento che deve essere soggetto a valutazione, come ad esempio la “volontarietà” del fallo di mano… “The referee can watch footage in normal speed &/or in slow motion but, in general, slow motion replays should only be used for “point of contact” for physical offences and handball; normal speed should be used for the “intensity” of an offence or to decide if a handball was “deliberate”.” Sempre il referee, non il VAR.

Tutta questa parte, che disciplina i doveri dell’arbitro, mi pare sia stata bellamente ignorata da tutti gli organi d’informazione. L’unica cosa su cui ci si è concentrati è: cosa può fare il VAR.

Il VAR in effetti può fare molto poco:

  • 4. […] If the referee decides not stop play for an alleged offence, the decision (to allow play to continue) can be reviewed.
  • 5. The original decision given by the referee will not be changed unless the video review clearly shows that the decision was clearly wrong.

The VAR, will automatically ‘check’ if a potential clear error has been made in a match-changing situation or if a serious incident/offence has been missed. If no review is needed then communication with the referee is not necessary – this is a ‘silent check’.

In estrema sintesi, il VAR deve tendenzialmente farsi gli affari suoi, senza disturbare l’arbitro, a meno che non si sia in presenza di una decisione “clamorosamente sbagliata”. Notare la dicitura: “Se non c’è bisogno di una revisione allora la comunicazione con l’arbitro non è necessaria”. Presa alla lettera sembrerebbe quasi che il VAR debba stare zitto del tutto, ossia non comunicare tout court con l’arbitro, che è cosa ben diversa dal comunicare all’arbitro che ha deciso correttamente. La differenza è sottile, ma se ci pensate bene, attendere l’ok del VAR significa subordinare la decisione presa dall’arbitro al giudizio del VAR, cosa che invece il protocollo esclude categoricamente.
Quindi, ai c.d. “fatti oggettivi”, aggiungiamo ora la “decisione clamorosamente sbagliata”. Questo significa che l’intervento del VAR deve portare SEMPRE a una revisione della decisione presa, in quanto “clamorosamente sbagliata” o “oggettivamente sbagliata”. Se la decisione non viene cambiata, pertanto, il VAR ha sbagliato a intervenire, perché si è inserito su una valutazione soggettiva che non è di sua competenza.

A questo punto però, dopo 7 giornate, a tutti è finalmente ben chiaro che IL VAR non è LA VAR. IL VAR infatti è un essere umano e come tale ogni sua decisione è “soggettiva”, mentre dire LA VAR dà l’idea di una tecnologia, oggettiva e infallibile: niente di più sbagliato. Il problema della “soggettività” del giudizio del VAR si sovrappone alla soggettività dell’arbitro, ma con una aggravante. L’arbitro è chiamato a prendere delle decisioni esprimendo un giudizio “qualitativo” (Rigore sì, rigore no. Espulsione sì, espulsione no, etc.); il VAR è chiamato invece a prendere una decisione quantitativa: la decisione è “chiaramente sbagliata” (intervengo) o è solo “probabilmente sbagliata” (non devo intervenire)? E quindi: quanto deve essere grave un errore perché il VAR intervenga? Qual è la scala con cui misuriamo la gravità dell’errore? L’arbitro ha il regolamento che lo può aiutare e indirizzare, ma il VAR che cos’ha, oltre alla sua sensibilità? Niente. Il VAR, di fatto, ha una libertà d’intervento praticamente illimitata. Tradotto for dummies: il VAR fa quello che gli pare. Per questo FIFA e IFAB hanno introdotto un limite molto stringente: la decisione clamorosamente sbagliata.

Adesso pensateci: quanti errori CLAMOROSI vi vengono in mente? Beh, così su due piedi, sicuramente la testata di Zidane a Materazzi. O il tuffo di Strootman nel derby dello scorso anno, che gli ha fruttato il calcio di rigore. Episodi su cui non sussiste il minimo dubbio. Per estensione potremmo pensare a tutti quegli episodi su cui le moviole, col senno di poi, sono concordi nel definire la decisione dell’arbitro “errata”. Che sono molti meno di quello che pensate. Badate: non quelli su cui “molti” sono d’accordo, bensì quelli su cui “tutti ” sono d’accordo. Nel momento stesso in cui non c’è unanimità di moviola, l’intervento del VAR ha verosimilmente superato i limiti fissati dal protocollo.

Un’ultima cosa.

  • 7. Whatever the review process, there is no time pressure to review the decision quickly as accuracy is more important than speed.

Il grassetto è nel testo originale, non è mio. Nel capitoletto intitolato “Referee education”, poi, si legge:

Considerable time and resources will be needed to educate referees and VARs to use the VAR system effectively, especially when under pressure in key match-changing situations. This education will be of fundamental importance to the VAR experiment.

The education will aim to develop an efficient review process to:

• achieve a high level of accuracy:

o in determining whether a decision/incident will be reviewed

o in the ‘final’ (post-review) decision

• minimise the time taken for the review, without sacrificing accuracy

“Un alto livello di accuratezza”, “senza scarificare l’accuratezza”; “l’accuratezza è più importante della velocità”: mi spiegate da dove viene fuori la fisima di “non rallentare il gioco”? Il protocollo mi pare inequivocabile: prendetevi il tempo che serve ma la decisone finale deve essere PERFETTA. Forse ho capito male io, ma mi pare che tutti i giornali siano preoccupati del contrario.

Se mettete insieme tutti i pezzi, il protocollo disegna un VAR che funzionerebbe più o meno così: l’arbitro arbitra normalmente; se ha dei dubbi si aiuta nella decisione riguardando le immagini; se proprio gli è sfuggito qualcosa di clamoroso o di oggettivo allora il VAR si fa vivo e glielo comunica. Il tempo richiesto non è un problema perché gli episodi “clamorosi” sarebbero comunque pochi, e in ogni caso rivedere le immagini serve all’arbitro per prendere “decisioni migliori”, non “decisioni più veloci”. Anche perché sarebbe impossibile: più veloce della decisione “live” non c’è nulla. “Minimo impatto, massimo beneficio” perché gli episodi clamorosi sono pochi e facili da decidere, non perché gli arbitri se li guardano tutti facendo il più rapidamente possibile.

A voi pare che il VAR all’italiana corrisponda a quanto descritto nel protocollo? A me no. In Italia mi pare si sia creato l’andazzo secondo cui l’arbitro lascia andare il gioco, tanto se poi c’è qualcosa che non va, è il VAR ad intervenire. Il VAR mette becco su tutto; o meglio, mette il becco su tutto quello su cui decide, in completa, totale autonomia e discrezionalità, di mettere becco. Il VAR all’italiana di fatto è una specie di Corte d’Appello, che rivede NEL MERITO le decisioni dell’arbitro e ne ratifica la bontà o meno. Il VAR tratteggiato dalla FIFA e dall’IFAB invece sembra più una sorta di Corte di Cassazione, che non entra nel merito delle decisioni ma ne verifica l’aderenza al regolamento. Un calcio di punizione diretto avvenuto fuori area non è un calcio di rigore, e ha ben diritto il VAR di intervenire, ma non spetta al VAR stabilire se sia o meno calcio di punizione diretto: quello deve farlo l’arbitro. E se ha dei dubbi può avviare di sua iniziativa una revisione, fermo restando il diritto del VAR di intervenire in caso di topiche clamorose. Oppure il VAR deve segnalare la mancata applicazione di una norma perché “sfuggita”, tipo un’espulsione non vista, ma nulla più. La differenza è sottile ma rilevante.

In queste prime giornate il VAR è intervenuto molto spesso. Sicuramente l’asticella della “decisione clamorosamente sbagliata” è stata fissata a un livello molto basso; ma non sempre, solo in alcuni casi. Perché in alcuni casi sì e in altri no? Alla domanda non so dare risposta.

Badate che non faccio riferimento al fatto che l’arbitro abbia deciso su un episodio in un senso piuttosto che in un altro; quello non è un problema, perché rientra nei doveri e nei diritti dell’arbitro. Faccio riferimento al fatto che il VAR abbia deciso di suggerire o no all’arbitro di rivedere un episodio. Nel momento in cui un VAR decide di non segnalare un episodio dubbio a un arbitro, di fatto, impedisce che quell’episodio sia giudicato basandosi sulle immagini, creando un’evidente disparità di trattamento tra l’episodio revisionato e quello no. Per restare all’esempio giuridico, si comporta come un PM che impedisce al Giudice di giudicare correttamente perché “nasconde” delle prove (le immagini, appunto). E lo può fare legittimamente perché la decisione è rimessa unicamente alla sua volontà. In diritto, per evitare abusi, è stato introdotto il concetto di “obbligatorietà dell’azione penale”: il VAR invece non ha obblighi.

Questo crea una serie di problemi. Come faccio a sapere se una decisione presa da un arbitro è “giusta”? Consultando il regolamento. Ma come faccio a sapere se una “omissione” del VAR è giusta? Boh. Nessun VAR sarà mai ritenuto responsabile per aver omesso una segnalazione. Questo a meno che la segnalazione non sia “clamorosamente sbagliata”. La qualifica di “decisione palesemente sbagliata” doveva probabilmente essere la garanzia di uniformità, affinché venissero revisionati dal VAR solo gli episodi che possedevano tale caratteristica. MA se l’asticella viene abbassata, allora per garantire l’uniformità il VAR deve segnalare all’arbitro TUTTI gli episodi dubbi, non solo alcuni.

E senza vincoli di tempo (accuracy is more important than speed, ricordate?), come giustamente dice Allegri, stiamo qui fino a Natale. Ci sta eh, sono valutazioni, ma Allegri ha sollevato un giusto tema.
Per chi vuole rifletterci. Ma capisco che per un cervello atrofizzato lo sforzo sia abnorme, e si fa meno fatica a titolare “Juve contro la VAR” (che probabilmente “tira” anche di più).

Il VAR, nonostante tutto, ha riscosso giudizi unanimemente positivi. La cosa mi ha un po’ sorpreso perché nel precampionato i giudizi erano stati invece trancianti. Il VAR è forse migliorato nel frattempo? Vediamolo in azione nei confronti delle squadre che fanno più rumore (tanto le altre non se le fila nessuno).

1^ Giornata

Bene l’esordio in Juventus-Cagliari. Al 37′ (1-0) Maresca non assegna un calcio di rigore a favore del Cagliari per fallo di Alex Sandro su Cop; il VAR Valeri interviene, Maresca rivede le immagini e assegna il calcio di rigore. Tutto bene.

Così così in Crotone-Milan. Al 3′ (0-0) Mariani assegna un calcio di rigore a favore del Milan ma ammonisce soltanto Ceccherini; il VAR Di Bello interviene, Mariani rivede le immagini ed espelle il giocatore. Al 41′ (0-3) invece il VAR decide di non intervenire per il chiaro fallo da rigore di Mandragora su Cutrone. Perché nel primo caso sì e nel secondo no? Una valutazione soggettiva come quella della “chiara occasione da gol” può essere giudicata “un errore clamoroso”? Sta di fatto che Di Bello decide di intervenire in questo caso e non sul secondo. Ad ogni modo, se il criterio è la “clearly wrong decision”, anche se per motivi diversi, Di Bello o ha sbagliato a intervenire nel primo caso o ha sbagliato nel secondo a non farlo. Se invece il criterio è “l’unanimità di giudizio” dei moviolisti a posteriori, allora ha sbagliato nel secondo caso.

Il disastro si consuma in Inter-Fiorentina. Al 40′ (3-0) Tagliavento chiede l’aiuto del VAR  per un fallo di Miranda su Simeone. Guida decide che non era rigore? Decide che non era un chiaro errore? Sta di fatto che Tagliavento non va neanche a vedersi le immagini, pur avendo richiesto l’intervento di Guida, e demanda interamente la decisione finale al VAR. In questo caso non ci sono dubbi: trattandosi di una valutazione “soggettiva” la decisione non può mai essere, in nessun caso, del VAR. L’errore clamoroso lo commette Tagliavento, violando completamente il protocollo.

Milan e Inter ovviamente molto contente del VAR; Juve un po’ meno.

2^ Giornata.

La seconda giornata è andata peggio della prima. Fabbri in Genoa-Juventus interviene due volte. Nella prima l’errore è clamoroso [6′ minuto, (1-0)], perché induce Banti a fischiare un rigore contro la Juventus in un’azione viziata però da fuorigioco. I giornali lo giustificano con la scusa della fretta, ma adesso sappiamo che non è così:  there is no time pressure to review the decision quickly as accuracy is more important than speed.
Non bene neanche nel secondo episodio [45’+1 (2-1)]: corretta l’assegnazione del calcio di rigore a favore della Juve, ma da rivedere il cartellino giallo comminato a Lazovic. Il fallo di mano è per definizione un “comportamento antisportivo”; comportamento antisportivo+chiara occasione da gol=rosso diretto. Qual è stato il processo che ha condotto al giallo? Per fischiare il rigore il fallo di mano deve essere sempre volontario, altrimenti non è neanche fallo. Se è volontario è un comportamento antisportivo, e infatti Lazovic si becca il giallo. Rimane pertanto che il VAR (o Banti?) hanno deciso che parare un tiro a 2 mt dalla porta con le mani non configura “l’impedire una chiara occasione da gol”. Molto opinabile. Francesco Ceniti sulla gazzetta dello Sport, da sempre abilissimo nell’arrampicarsi sugli specchi quando si parla di Juve, sentenzia: “siamo di fronte a un probabile gol (e questa incertezza salva il genoano dal rosso diretto, essendoci dietro di lui Perin) evitato con un braccio tenuto molto staccato dal corpo“. Capite? Non è chiara occasione da gol perché il gol non è “certo” ma solo “probabile”. Quindi se stendo un avversario fuori area, prima ancora che questo tiri in porta, la chiara occasione da gol non c’è mai perché il gol non è “certo” ma solo “probabile”. In pratica, la chiara occasione da gol non c’è mai perché il portiere potrebbe perfino parare!!! Ditemi voi se si può leggere una bestialità regolamentare del genere sul concetto di “chiara occasione da gol”. A ogni modo, nel caso in questione ha deciso il VAR o l’arbitro? Il quesito non è peregrino perché si era in un momento chiave della gara, con la Juventus sotto 2-1 e giocare tutto il secondo tempo in superiorità numerica poteva essere un bel vantaggio: vantaggio che arbitro e VAR hanno deciso di non accordare.

Male anche Massa in Milan-Cagliari, che non segnala a Pairetto un fallo da rigore di Bonucci su Joao Pedro [37′ (1-0)].

Tragicomico Irrati in Roma-Inter [57′ (1-0)]: il suo labiale “che faccio?” ne certifica il fallimento. Lui deve sapere sempre cosa fare: o ritiene di aver deciso correttamente, e se ne frega del VAR, o ha un dubbio e deve chiedere di rivedere le immagini; l’unica cosa che non può MAI fare è delegare la decisione al VAR.
Misteriosa anche la scelta di Orsato. La decisione di Irrati di concedere una rimessa dal fondo infatti è “concettualmente” sbagliata. Se ritiene che Skriniar abbia preso il pallone, allora la decisione corretta è il calcio d’angolo. Se invece ritiene che non abbia colpito il pallone, allora si configura un intervento “negligente”: calcio di rigore e nessuna sanzione disciplinare. La decisione assunta da Irrati è pertanto chiaramente sbagliata. Orsato ha deciso che non era calcio di rigore o ha deciso che non era neanche il caso di rivedere le immagini? Nel primo caso si è arrogato una decisione che non gli competeva, sbagliando. Nel secondo vi lascio una riflessione. Nei casi discussi finora in queste due giornate, quante decisioni “clamorosamente sbagliate” sono state assunte dagli arbitri? A mio modestissimo parere, nessuna. O tutte. Decidete voi.

Sia come sia, di nuovo Milan e Inter non possono che essere contente del VAR, che in momenti chiave della gara ha deciso a loro favore. Molto meno la Juve, perché nella migliore delle ipotesi il VAR ha parzialmente rimediato a un suo precedente errore.

3^ Giornata.

Tutto sommato bene. Un solo intervento del VAR Mazzoleni in Inter-Spal. Al 26′ (0-0) induce Gavillucci a trasformare una punizione dal limite in un calcio di rigore a favore dell’Inter. Giustamente. Gavillucci impiega molto tempo per decidere e viene criticato per questo, ma ormai lo sapete: l’importante è prendere la decisione giusta, non fare in fretta.

Inter che ancora una volta può dirsi molto contenta del VAR, che le ha dato una mano in un momento chiave della partita.

4^ Giornata.

Ancora Juve non particolarmente fortunata col VAR, dal momento che Maresca non ritiene di dover segnalare all’arbitro Massa il fallo da rigore di Acerbi su Dybala.

Ne approfitto per fare una riflessione. Al minuto 82′ di Milan-Udinese, grazie al VAR, viene annullato un gol a Kalinic per fuorigioco “millimetrico”. Un fuorigioco millimetrico può essere definito “una decisione clamorosamente sbagliata dell’assistente”? Assolutamente no, se è vero che l’indicazione è:” in doubt, no flag”. Ciò significa che l’IFAB è disposta a tollerare errori millimetrici pur di favorire la realizzazione di un gol. Ma, mi si dirà, è una “situazione oggettiva”. Eh, forse. Tanto per cominciare, il punto da cui far partire la linea è deciso “a mano”. La linea poi è larga 15 cm. Poi c’è il problema che anche la testa e le spalle possono tenere in gioco un avversario, quindi “a occhio” bisogna proiettare la perpendicolare sul terreno per tracciare la linea. Ed è sempre lo stesso essere umano che sceglie il frame in cui la palla si stacca dal piede di chi effettua il passaggio. Cosa volete che sia un frame in più o in meno… 3 frame sono un decimo di secondo. Due giocatori che si incrociano quante decine di millimetri coprono in due frame? Tanti.
Il 20 maggio 2016 nel derby Toro-Juve venne annullato a Maxi Lopez un gol per fuorigioco. Le moviole non furono concordi: per alcuni fuorigioco, per altri regolare. Il motivo? Le varie moviole scelsero frame diversi. A seconda del frame scelto il fuorigioco era netto o molto dubbio. Per alcuni non c’era.
Ma non è questo il punto. Il punto è: possiamo legittimamente definire “a clerly wrong decision” un fuorigioco che si basa su pochi millimetri, dato quanto sopra? Per il VAR all’italiana ed i giornali italiani: sì. Leggendo il protocollo mi parrebbe di no. Ma di nuovo: se scendiamo fino ai millimetri, allora TUTTE le decisioni sono chiaramente sbagliate e meritevoli di una VAR review.
A ogni modo, il problema si è presentato in tutto il suo splendore in occasione del gol di Kean in Torino-Verona della 7^ giornata, con l’aggravante che in questo caso il pallone è anche coperto dal piede del giocatore che calcia, pertanto è semplicemente impossibile stabilire il frame esatto in cui la palla si stacca dal piede: problemi sulla scelta del frame, dibattiti sul punto in cui tracciare la riga e gol (probabilmente irregolare) convalidato. Anche qui, questione di centimetri. Ma di nuovo: può una decisione dibattuta essere definita “chiaramente sbagliata”? Secondo me no, perché se fosse chiaramente sbagliata non sarebbe dibattuta.

5^ Giornata.

Di nuovo Juve non “fortunata” col VAR. Al minuto 64′, sul risultato di (1-0), Doveri assegna un calcio di rigore a favore della Juventus per un fallo di Badelj su Matuidi; il VAR Orsato interviene e corregge la posizione in un calcio di punizione dal limite. Giustamente eh, sia chiaro.

6^ Giornata.

Così e così il VAR di Sampdoria-Milan. Al 2′ minuto (0-0) Doveri richiama Valeri e fa annullare il rigore che l’arbitro aveva erroneamente concesso per fallo di mano di Kessie. Valeri va a visionare le immagini e rettifica la sua decisione. Meno bene il VAR al minuto 74′ (1-0) quando decide di non suggerire la revisione del contatto falloso di Strinic su Kalinic. Decisione sbagliata e quindi sarebbe dovuto intervenire, ma forse era poco sbagliata e quindi giusto non intervenire. O no?

In questa stessa giornata poi è clamoroso il rigore non assegnato alla Fiorentina per il fallo di Berisha su Dias. Siamo al minuto 86′ e la Fiorentina è avanti 1-0: Pairetto non vede (e ci sta) ma il VAR Manganiello decide di non intervenire. Siamo o no in presenza di un “clear error in match-changing situation“? Può permettersi un VAR di non suggerire nemmeno di rivedere l’azione? Stiamo a fare la conta dei millimetri (sic!) e neanche valutiamo un possibile rigore nei minuti finali di una partita in bilico?!? Esattamente, quando ci sarebbe il “maximum benefit“? Se non in questi casi, allora mai.

7^ Giornata.

E siamo finalmente arrivati ad Atalanta-Juve, momento di massima perplessità sulle modalità di impiego del VAR.
Siamo al minuto 57′ (1-2). La Juve segna il 3-1 con Mandzukic. Il VAR Orsato si attiva e segnala un possibile fallo all’inizio dell’azione. Damato cambia la sua decisione iniziale di lasciar giocare, torna sui suoi passi e sanziona il fallo. Giustamente. “For goals, penalty incidents and DOGSO (Denying Obvious Goal Scoring Opportunity ndr) offences, the referee can review the play as far back as the start of the attacking move which led to the incident and, if relevant, how possession of the ball was gained at the start of that phase of play.” Potrà non piacere ma il protocollo è chiaro. Grazie alla solerte attivazione di Orsato, Damato ha potuto prendere la decisione giusta.
Al minuto 81′ (2-2) Damato assegna un calcio di rigore in favore della Juve per un fallo di mano di Petagna in barriera. Di nuovo Orsato si attiva per far annullare il calcio di rigore. Confesso di essere rimasto molto sorpreso del fatto che Damato abbia deciso di rivedere l’azione. L’arbitro infatti aveva tutto perfettamente sotto controllo e l’azione non era dinamica: cosa può essergli sfuggito, mi chiedevo? Infatti Damato, dopo aver rivisto le immagini, conferma la sua decisione. Era una decisione chiaramente sbagliata? Vi cito la moviola di Ceniti. “Anche qui il Var Orsato ha dei dubbi e invita il collega a rivedere le immagini. Cosa che Damato fa, ma non trova un replay che lo convinca del tutto a cambiare la scelta: per questa ragione conferma la sua sensazione in presa diretta. Certo, alla moviola sembra più spalla che braccio, ma è pur vero che il movimento di Petagna è molto sospetto. Insomma, episodio interpretabile con l’arbitro che si assume (come è giusto che sia) la responsabilità di confermare il penalty.” Petagna infatti allarga il gomito, su questo non ci sono dubbi. Non avesse allargato il gomito, molto probabilmente non si sarebbe visto fischiare il rigore contro: così ha fatto di tutto per trarre in inganno l’arbitro, e c’è riuscito.
C’è però una cosa che mi va di sottolineare. “Alla moviola sembra più spalla che braccio”. Solo che il protocollo raccomanda all’arbitro quanto segue: “slow motion replays should only be used for “point of contact” for physical offences and handball; normal speed should be used for the “intensity” of an offence or to decide if a handball was “deliberate”. Per quante volte lo possa rivedere Damato, a velocità normale vedrà sempre Petagna allargare il braccio per intercettare il pallone. Ricordo poi, per i più distratti, che nei calci di punizione gli arbitri raccomandano sempre ai calciatori in barriera di tenere le mani in un certo modo, pena la sanzione. E così è stato. Alla fin della fiera, comunque, bene han fatto Orsato e Damato a valutare con la massima accuratezza l’episodio: almeno l’arbitro si è tolto il dubbio.
La sollecitudine di Orsato però sparisce a sorpresa al minuto 90′ (2-2). Palomino trattiene Higuain mentre Caldara indietreggiando gli pesta un piede; su questo episodio tutte le moviole sono concordi: il calcio di rigore è netto. Orsato però non segnala nulla, Damato non ritiene di doversi togliere i dubbi e l’episodio passa in cavalleria.
La domanda che mi faccio è questa, ed è la stessa che mi sono fatto nel caso della Fiorentina: siamo al minuto 90′ di una partita in pareggio, tu VAR hai fatto la review a tutte le decisioni dell’arbitro, l’errore di Damato appare evidente, stiamo parlando di un episodio assolutamente decisivo sull’esito della partita (la probabilità media di sbagliare un rigore è del 27%; quella di sbagliarne due di seguito è del 7,29%: fatevi una riflessione su quanto valeva quella decisione), il  maximum benefit è palese, eppure il VAR è del tutto in diritto di decidere che tale episodio non merita di essere rivisto dall’arbitro.

Ditemi quello che volete ma non venitemi a dire che la totale arbitrarietà è quanto possono aver voluto FIFA e IFAB.

Vi lascio un dato finale (moviola della Gazzetta ndr).

  • Il VAR si è attivato in 6 occasioni per dirimere episodi riguardanti la Juve. In 5 occasioni l’ha fatto per indurre l’arbitro a prendere decisioni peggiorative per la Juve, giuste o sbagliate che fossero. Nell’unico caso in cui si è attivato a favore è stato a Genova, per compensare l’evidente errore commesso in precedenza. In altre 2 occasioni poteva attivarsi per indurre l’arbitro a prendere decisioni a favore della Juve ma non l’ha fatto. Complessivamente parliamo di un secco 1-7, invece di un più “normale” 3-3 (i 2 episodi che mancano sono quelli dove il VAR ha sbagliato a intervenire: Cagliari e Atalanta. Due chiamate “sbagliate” contro in sole 7 giornate sono “tanta roba”).
  • Il VAR si è attivato in 4 occasioni per dirimere episodi riguardanti il Milan. In 3 occasioni l’ha fatto per indurre l’arbitro a prendere decisioni migliorative, in 1 peggiorativa (il gol annullato a Kalinic per fuorigioco). In altre 2 occasioni poteva attivarsi per indurre l’arbitro a prendere decisioni a favore del Milan, ma non l’ha fatto, in 1 contro. Complessivamente parliamo di un 4-3 tra pro e contro, con un “normale” di 5-2.
  • Il VAR si è attivato una sola volta per dirimere episodi riguardanti l’Inter, e l’ha fatto a favore. In altre 2 occasioni poteva attivarsi per indurre l’arbitro a prendere decisioni contro l’Inter, ma non l’ha fatto. In una di queste, con la Roma, il VAR era l’interventista a fasi alterne Orsato. Complessivamente parliamo di un rotondo 3-0, contro un “normale” di 1-2. Ovvio che agli interisti piaccia così tanto il VAR.

Chiarisco che questi numeri sono del tutto casuali: per alcuni è stata solo sfortuna, per altri solo fortuna. Vediamo se la media si aggiusterà andando avanti e se a quel punto in Italia saranno ancora così tanti gli entusiasti del VAR, oppure se scopriremo che la dogmatica difesa del VAR di questi giorni era figlia della solita ipocrisia e del solito italico opportunismo.

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