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In difesa di Massimiliano Allegri

Che quest’anno sarebbe stato un anno particolare lo immaginavano tutti. In campionato abbiamo 12 punti a fronte di 27, in Champions 7 su 9. Diciamo che, al netto delle presumibili difficoltà iniziali dovute al profondo e giusto rinnovamento della rosa, c’è un deficit in campionato di almeno 6 punti.

Senza tornare ad un’analisi della recente sessione di mercato, già comunque sviluppata in un precedente post, ciò che ritengo importante a questo punto della stagione rimarcare sono le cause per le quali la Juve si trova dodicesima in campionato. Non certo per piangere sul latte versato ed identificare i colpevoli da additare alla pubblica gogna, bensì per evitare che letture semplicistiche e fuorvianti pongano Massimiliano Allegri al centro del dibattito sui “problemi” di questa Juve.

Gli argomenti utilizzati contro il mister sono essenzialmente:

– il reiterarsi degli infortuni di natura muscolare,

– l’impiego finora a singhiozzo di Paulo Dybala,

– una certa confusione tattica dovuta all’eccessivo cambio di sistemi di gioco.

I tre elementi di discussione suddetti hanno ovviamente collegamenti e ciascuno ha chiare influenze sugli altri. Per comodità analitica e chiarezza, è però conveniente affrontarli separatamente.

Argomento infortuni. Non ho mai ritenuto l’allenatore la causa a cui ricondurre tale tipo di problema. Se il problema esiste (e qua ce ne sarebbe da dire …) non può non essere imputato allo staff medico. Quest’anno la scelta di un avvio “ritardato” della stagione l’ho ritenuta non evitabile. Abbiamo chiuso gli impegni sul campo il 6 giugno a Berlino, difficile e forse controproducente far partire il ritiro prima del 19 luglio. Non mi dilungo oltre, per farlo servono competenze specifiche che non ho.

Argomento Dybala. E qua invece vale la pena soffermarsi un pò di più. Piccola premessa a scanso di equivoci: il sottoscritto auspicava un suo arrivo alla Juve più di anno fa, identificando in lui il potenziale successore di Carlos Tevez. Avrei preferito, come penso tutti, un anno di transizione sotto il cappello protettivo di Carlos Tevez, ma sappiamo come è andata. Già da questo, si può intuire come la vedo io: Dybala, in una squadra di vertice che vuole imporre il proprio gioco, vuol far possesso palla e, per ovvi motivi, gioca gran parte della partita nella metà campo avversaria contro una difesa schierata, può fare solo la seconda punta. Che significa seconda punta? Una volta si rispondeva con due paroline semplici, attaccante tecnico. Quello che segna ma è anche chiamato a far segnare; quello che sa giocare nella linea offensiva, ma anche tornare sulla trequarti, far raccordo e superiorità se occorre. Per gli Juventini spero non occorra aggiungere altro. Nell’immaginario collettivo del tifo bianconero, dall’avvocato all’ultimo degli #daJuventino, è sempre stato il ruolo e l’archetipo del giocatore che fa sognare i bianconeri. Dunque badate bene, il mister, così come il ragazzo d’altronde, ha lavorato e lavora su più fronti: consapevolezza di cosa vuol dire giocare nella Juve, inserimento negli schemi tattici e, soprattutto, costruzione per lui e su di lui di un nuovo ruolo. Dybala, insieme (speriamo …) a Morata, sono il futuro della Juve. Statene certi, Allegri e la società ne sono perfettamente consapevoli. Basta ragionare su quanto si è speso per il ragazzo ponderando tale informazione con i parsimoniosi costumi (eufemismo) di Corso GalFer. Se siamo d’accordo su tale scenario, davvero c’è qualcuno che può sostenere che il suo utilizzo non andava e non vada dosato, almeno fino a quando Allegri stesso non lo ritenga abbastanza consapevole del compito assegnatogli?

Argomento confusione tattica. La Juve, come si suol dire in questi casi, è un cantiere in corso. Ma qua mi tocca tornare ad essere un po’ ruvido con le scelte di questa estate operate dalla Società. Senza sviscerare l’argomento mercato, però va detto che Cuadrado, Hernanes, lo stesso Lemina, sono tutti arrivati a campionato già iniziato. Inoltre, se partiamo dal presupposto che la naturale evoluzione tattica di Dybala sia la seconda punta così come definita nel precedente periodo del post, significa che i sistemi di gioco che ne prevedono l’utilizzo finiscono con il due. E, reiterando tale perifrasi, nei sistemi di gioco che finiscono con il due l’impiego del giocatore che ha contribuito finora a tenere a galla la Juve in una situazione di difficoltà, cioè Juan Cuadrado, è difficilmente collocabile. E dunque è vero anche il contrario: Juan Cuadrado in campo, al netto di soluzioni estemporanee di difficile impiego in Italia e di utilizzi che ne snaturerebbero le qualità, significa non poter giocare con la seconda punta. Ricordiamoci che la Juve, prima dei due ultimi turni di campionato, aveva incassato la bellezza di 8 reti in 7 turni. Un’emorragia da arrestare: certamente con il recupero del centrocampo titolare, ma anche evitando voli pindarici su un utilizzo massiccio e contemporaneo di giocatori offensivi.

 

Ribadisco, ad Allegri non si è certo semplificato il lavoro. Alcune delle tare emerse in questo inizio ce le porteremo dietro per tutta la stagione. E’ bene che tutti ne siano consapevoli. Così come è bene che tutti siano consapevoli del fatto che è sbagliato, almeno finora, dare colpe più o meno imprecisate al mister che ci ha portato il quarto scudetto di fila, la decima Coppa Italia e in finale di Uefa Champions League.

Fino alla fine forza Juventus.

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