

È strano, nell’estate di Cristiano Ronaldo, un’estate in cui senti che tutti i tuoi sogni calcistici stanno prendendo forma, ritrovarsi perlomeno perplessi di fronte al calciomercato della Juventus. Eppure è quello che mi sta capitando e che credo stia capitando un po’ a tutti noi nell’analizzare la maxi operazione che ha portato Higuaín al Milan con scambio alla pari tra Caldara e Bonucci, valutati entrambi 40 milioni di euro.
Ho provato a riallacciare il filo del discorso in maniera quanto più razionale mi fosse possibile dopo un primo impatto davvero devastante, ma questa situazione mi lascia in ogni caso con l’amaro in bocca. Perché spiace perdere il Pipita anche se era un addio annunciato, spiace vederlo con la maglia del Milan, spiace addirittura per la formula con la quale lo stiamo dando via, quasi si trattasse di un peso, di un fastidio difficile da sopportare. Dispiace perché nel calcio moderno, sarà retorico dirlo ma m’importa davvero poco, i sentimenti fanno spazio agli equilibri di bilancio e gli aumenti dei ricavi, per le società, sono molto più importanti delle emozioni dei tifosi. Dispiace perché, al netto di una tenuta atletica e di una cura del proprio corpo davvero discutibile, Higuaín è stato un bomber di rara efficacia anche in momenti in cui la squadra, per fattori di varia natura, faticava a supportare le sue caratteristiche di rapace d’area di rigore e lo costringeva a giocare lontano dal suo habitat naturale. Dispiace perché noi ex giovani d’una volta dovremo rassegnarci a fare definitivamente la bocca a un calcio ben diverso da quello con cui siamo cresciuti, molto meno romantico e molto più “prodotto“. Immagino già quanto potrebbe essere difficile spiegare a mio figlio un’eventuale cessione del suo idolo Dybala, fargli cambiare il modo di esultare ai nostri gol, fargli cambiare pettinatura (eh sì, ha voluto quel taglio lì che vi devo dire), spiegargli che i calciatori passano e la Juve resta. Concetti che un bimbo appena infatuato del gioco non capirebbe, perché è inutile dire che ci si innamora più facilmente da giovani. Successe la stessa cosa a me, più o meno, con Roberto Baggio. Ma ormai ero adolescente e le magie di Del Piero più la coppa che conquistammo l’anno dopo fecero sì che mi dimenticassi in fretta del codino.

Gonzalo Higuaín
Insomma dispiace. E si resta perplessi.
Si resta perplessi di fronte al ritorno di Bonucci, valutato 40 milioni dopo un anno che definire poco brillante è un eufemismo, dopo aver rincorso il nostro allenatore con il chiaro intento di mettergli le mani addosso, dopo lo sgabello di Porto, dopo il delirio nell’intervallo di Cardiff, dopo il modo in cui è andato via, con arroganza e spocchia, dopo la pretesa di voler restare in Italia pur avendo mercato anche all’estero per fare un dispetto alla squadra che lo aveva reso uno dei migliori difensori al mondo. Uno che voleva dimostrare di saper spostare gli equilibri e che, al contrario, ha dimostrato che senza Buffon, Barzagli e Chiellini, avrebbe potuto spostarli solamente in negativo. Uno che ha preteso di essere il giocatore più pagato della serie A, prima “dell’Avvento”.
Ma, dicevo, riallacciamo per un attimo il filo del discorso e cerchiamo di capire quali logiche hanno innescato questo strano incrocio di calciomercato, depurando il tutto dall’emotività che comunque ho sfogato abbondantemente in precedenza.
Nell’estate del 2017 la Juventus voleva portare a Torino Joao Cancelo, strappandolo al Valencia per una cifra che gli esperti stimavano in circa 14 milioni di euro. Alla fine non se ne fece nulla e il giocatore finì all’Inter in uno scambio di prestiti con il francese Kondogbia, ennesima delusione nerazzurra. Un momento tuttavia fondamentale per Fabio Paratici, perché il DS bianconero in quelle circostanze allacciò i primi rapporti con Jorge Mendes, nel solco di una strategia di coinvolgimento nelle politiche societarie della Juventus di alcuni “superprocuratori” tra cui spicca il nome di Mino Raiola. L’ho presa parecchio alla lontana, lo so.
Beh sta di fatto che Cancelo alla fine è arrivato per una quarantina di milioni e per stessa ammissione di Paratici l’operazione è stata propedeutica alla conclusione dell’affare del secolo, di cui il nostro dirigente potrà fregiarsi vita natural durante. E l’affare del secolo a sua volta è stato propedeutico all’impellente necessità, da parte della Juventus, di “far fuori” Higuaín. Sì perché se hai in rosa il miglior centravanti del mondo (per me di tutti i tempi) è difficile farlo coesistere tatticamente con un altro centravanti che svolge grossomodo gli stessi compiti, seppur con modalità totalmente differenti. Ma alla fine, volendo, una soluzione per far coesistere due campioni la si potrebbe anche trovare. Il vero problema è che Cristiano Ronaldo impatta sul bilancio della Juventus per circa 88 (diconsi ottantotto) milioni di euro annui e anche se è vero che per una parte “si paga da solo”, è impensabile ipotizzare di tenere anche il Pipita che grava sul bilancio per quasi 33 milioni di euro l’anno.
Sicché, a malincuore, tutti ci siamo rassegnati all’idea di veder partire il nostro attaccante più prolifico dai tempi di David Trezeguet, magari verso l’estero, magari al Chelsea del suo mentore, quel Maurizio Sarri con cui ha raggiunto l’apogeo della propria carriera a livello individuale. E invece, come un fulmine a ciel sereno, ecco il Milan, ecco questo bizzarro scambio con conguaglio che più o meno suona così: Higuaín va al Milan in prestito per 18 milioni di euro, con diritto di riscatto fissato a 36 milioni di euro, più una sorta di buonuscita da definire. Allo stesso tempo Caldara va al Milan per quaranta milioni e Bonucci torna alla Juve per la stessa cifra.
Sembra tutto così assurdo e surreale, eppure dal punto di vista economico non fa una piega. La Juventus si libera del pesantissimo argentino e per una volta la bilancia non c’entra, facendo contemporaneamente una grossa plusvalenza con la cessione di Caldara. L’impatto sul bilancio corrente è molto positivo, anche perché l’acquisto di Bonucci deve essere ammortizzato su più annualità, calcoli che ormai ahinoi abbiamo imparato a fare. Inoltre il difensore, pare, si ridurrà lo stipendio in maniera consistente rispetto a quanto percepiva in rossonero, circa 5,5 milioni annui. Diciamo che trascurando Caldara il dato relativo alla cosiddetta (da Andrea Agnelli) “potenza di fuoco”, considerando i 21 milioni annui circa di incidenza bonucciana (11 milioni lordi di stipendio più ammortamento del cartellino su quattro anni) si abbassa di 12 milioni (più Caldara) concedendo un po’ di respiro ai contabili della Continassa.
A livello tecnico e di mercato la questione è un po’ più complicata di così. La Juventus aveva esigenze di due tipi:
- Cedere Higuaín
- Rinforzare il pacchetto di centrali
Per quanto riguarda l’argentino non possiamo escludere che i dirigenti bianconeri si siano adoperati per cederlo all’estero, come detto, ma che non si sia innescato quel giro di giocatori che con tutta probabilità Marotta auspicava. Magari Hazard o Lewandowski al Real, magari Morata via dal Chelsea, magari il Pipa a Londra. I troppi se e ma non si sono incastrati a dovere e il mercato in entrata delle inglesi si chiuderà il 9 agosto, molto in anticipo rispetto al solito, quindi tra il dover aspettare di avere l’acqua alla gola o magari un’offerta difficilmente ipotizzabile da una spagnola e il cogliere al balzo l’occasione, seppur poco gradita alla tifoseria, si è scelta la seconda soluzione. Il rischio era quello di dover tenere tutti e di dover far fronte a uno scenario tecnico ed economico di difficile gestione, per cui è stato scelto il male minore. Si va a rinforzare il Milan, inutile negarlo, con uno degli attaccanti più prolifici nella storia della Serie A. La Juventus fa un affare solo economico, ma è un affare al centesimo e ben lontano da quelli che potevano essere gli auspici iniziali, cioè cedere Higuaín all’estero a titolo definitivo per una cifra vicina ai 60 milioni di euro. La formula del prestito, poi, lascia sull’operazione una certa percentuale di incertezza perché non si può escludere che l’anno prossimo la Juve si ritrovi con lo stesso “problema”, ma su questo avremo tempo di discutere.
E qui si inserisce il discorso del difensore centrale. Il pacchetto a disposizione di Allegri per la tournée negli Stati Uniti era composto da Barzagli (37 anni), Chiellini (34), Benatia (31), Rugani (24), Caldara (24). Con questa batteria di centrali difensivi la coppia titolare sarebbe stata formata, con tutta probabilità, da Benatia e Chiellini. Il neo capitano deve spesso fare i conti con infortuni di vario genere, soprattutto al polpaccio, mentre il marocchino (storicamente anche lui non esente da problemi fisici) dovrà disputare la Coppa d’Africa nel 2019. In tal senso il rinnovo di Barzagli, più continuo a livello atletico rispetto agli altri due, può essere interpretato come un volersi coprire le spalle in termini di esperienza, nonché con il voler far crescere i giovani sotto l’ala protettiva di un pilastro dei sette scudetti, andati via Buffon e Lichtsteiner.
A questo punto appare chiaro che la Juve, preso Ronaldo con l’intenzione di provare a conquistare la Champions nell’immediato, abbia maturato l’idea di dover prendere un difensore di un certo spessore, magari sacrificando uno dei “giovani” a propria disposizione. Non per nulla si vociferava fino a qualche settimana fa di un presunto interesse per Godin, poi rivelatosi infondato. Ecco che, a questo punto, si materializza Bonucci il quale tornerebbe volentieri alla Juventus, deluso dall’esperienza milanista, pronto ad abbassare le pretese economiche pur di rivestire il bianconero. Anche in questo caso non possiamo escludere che ci sia stato il tentativo, andato a vuoto, da parte dei dirigenti della Juventus di cedere all’estero uno tra Caldara e Rugani e prendere Bonucci solo per soldi dal Milan, ma anche in questo caso è stato più semplice conciliare le proprie esigenze con quelle di un procuratore, Riso, “amico” delle milanesi (Vrsaljko, Cristante, Gagliardini e adesso Caldara). È in questo contesto che la Juventus cogliendo la classica palla al balzo, visti i tempi stringenti, ha inserito nella trattativa anche Higuaín. Tutto bello e impacchettato senza doversi sbattere e soprattutto senza rischiare di rimanere con il cerino in mano.
Insomma, se posso sintetizzare il mio pensiero, la Juventus ha fatto un affare dal punto di vista economico, liberandosi del Pipita e facendo una plusvalenza importante con Caldara. Il Milan ha fatto un affare dal punto di vista tecnico, prendendo uno dei migliori giovani difensori in circolazione ed il miglior attaccante della Serie A dopo CR7. D’altro canto la Juve può pensare di prendere un difensore centrale nei prossimi anni, spendendo anche cifre consistenti se ne avrà bisogno, senza dover attendere la maturazione dei giovani. Perché la Juve sta costruendo un “instant team”, cioè una squadra in grado di vincere tutto e subito. Questo sì che ci aiuterebbe a rifarci la bocca dopo un boccone così indigesto. Solo questo. Solo quella cosa là.
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