Parto precisando che non ce l’ho assolutamente contro l’Internazionale Football Club Milano. Potremmo cominciare ad esaminare il cosiddetto “Derby d’Italia” partendo dagli aspetti tecnico – tattici, potremmo star qui a discutere per ore di come Conte cercherà di avere ragione del sempre ostico (secondo certi parametri) Mazzarri, di come cercare di imporre il nostro gioco bloccando allo stesso tempo le ”ripartenze” (a me sembra somiglino tanto ai vecchi contropiede) dei nerazzurri. Potremmo farlo ma resterebbe comunque una questione in sospeso, una domanda senza risposta nell’aria: Inter – Juventus è davvero una partita come le altre, cioè nel modo juventino di intendere le partite, semplicemente da vincere, contro un avversario normale? Sappiamo tutti che non è così. O almeno non solo. La partita è da vincere, vale tre punti come tutte, ma dal 2006 tutto è cambiato. E allora leviamoci questo dente, perché un sito che di nome fa “Juve a tre stelle” e che quindi contiene nel nome stesso una risposta a queste domande, non può fare a meno di ribadire, di tanto in tanto, il concetto di fondo che accomuna chi scrive a chi legge: nel 2006 la farsa che qualcuno ha voluto battezzare “calciopoli” ha avuto, per noi, solo ed esclusivamente queste finalità:
1) permettere a chi ha sperperato un miliardo di miliardi di lire per comprare giocatori per la maggior parte di poco valore di vincere a tavolino, visto che sul campo non ci era mai riuscito e probabilmente mai ci sarebbe riuscito;
2) eliminare dal panorama calcistico italiano ed internazionale il miglior dirigente della storia.
Diciamo che il secondo punto può essere più o meno opinabile, soprattutto quando dico che è stato il migliore. Ma sul fatto che l’intento dell’ambiente fosse quello di fare fuori Luciano Moggi, credo nessuno di noi possa nutrire il minimo dubbio. “Juve a tre stelle” intende parlare di calcio giocato, sia chiaro; non vogliamo che un nostro eventuale successo dipenda dalle disgrazie altrui, ma puntualizzare su determinati argomenti ci sembra doveroso. Gli scudetti della Juventus F.C. sono trentuno sul campo, nel cuore, nella testa e nella pancia di ogni juventino che si rispetti. Se qualcuno ammette qualche sfumatura di grigio non legga più noi di “Juve a tre stelle”, a noi piacciono solo quei due colori, bellissimi, gli unici possibili: il bianco che abbraccia il nero.
Fatta questa premessa indispensabile passiamo al campo, quel rettangolo verde sconosciuto alla maggior parte dei nerazzurri, quelli per cui si vince solo nelle stanze segrete dove vengono ordite le più losche trame alle loro spalle.
La seconda squadra di Milano si presenta all’appuntamento in casa con la voglia sopraffare un avversario che negli ultimi anni gli è stato nettamente superiore (tutto nella normalità, stile pre – 2006), come dimostrano i trentatre punti di vantaggio accumulati nell’ultima stagione dalla Juve, nonostante la sconfitta di Torino. Dopo quella partita l’ambiente interista, forse troppo galvanizzato dai media, dovette subire una serie interminabile di delusioni, culminate con la sconfitta in casa, un girone dopo, ad opera degli stessi bianconeri che nel frattempo avevano ripreso la marcia inarrestabile verso il trentunesimo titolo.
Rispetto all’anno scorso è cambiato tanto in questa Inter, innanzitutto l’allenatore. Il più esperto Mazzarri ha preso il posto del nuovo Mourinho, quello Stramaccioni (StraMou per qualche giornale, non sto scherzando), arrivato a sedersi sulla panchina dell’Inter dopo aver fatto tantissima gavetta, ed a fine stagione ingiustamente esonerato. Rispetto a Stra-(fate voi) l’allenatore toscano pratica un calcio molto più pragmatico, fatto di aggressività e spazi chiusi, in cui la prima opzione offensiva è il contropiede (io lo chiamo così). In tal senso Palacio sembra un’arma in grado di mettere seriamente in difficoltà le difese avversarie con la sua velocità e rapidità di esecuzione. In difesa è arrivato il fedelissimo Campagnaro tosto qunto basta per rinforzare un reparto in grossa difficoltà la scorsa annata. Ciò che mi lascia perplesso dell’organico interista è la zona mediana, a mio avviso male assortita, con poca sostanza e giocatori un po’ in là con gli anni a tirare ancora la carretta. Vedremo se sarò smentito ma le partite, diceva il saggio, si vincono a centrocampo.
Conte si appresta ad affrontare l’avversario di sempre con qualche dubbio in più di formazione rispetto alle ultime uscite; gli acciacchi di Barzagli e Vucinic restano da verificare, con Ogbonna e Quagliarella in pole per la sostituzione. Ad oggi il mister sembra orientato a scegliere la strada vecchia (Quaglia) per quella nuova (Llorente) preferendo evidentemente andare sul sicuro con un giocatore già integrato. Per il resto confermata la formazione con Buffon tra i pali reduce da due stratosferiche prestazioni in nazionale, Bonucci, Ogbonna e Chiellini in difesa, Lichtsteiner ed Asamoah sugli esterni, Pirlo in regia coadiuvato da Vidal e Pogba, Tevez e Quagliarella in attacco.
Mi soffermo ancora una volta su Tevez, l’argentino che nel corso della sua carriera è stato più volte accostato alle milanesi ma che, per nostra fortuna, è approdato in estate a Torino. La sua azione incisiva potrebbe essere la chiave per scardinare la serratura interista, senza dimenticare che l’Apache è uno che non si fa intimidire dalle botte ed anzi ne distribuisce parecchie agli avversari. Tevez con il suo moto perpetuo tende a snervare le difese, non per nulla ha segnato fino ad oggi solo nel secondo tempo, punendo ogni minima distrazione. Oltre a Marchisio out anche Caceres per circa 40 giorni dopo l’operazione al menisco, mentre allo sfortunatissimo Pepe va il nostro più sincero in bocca al lupo visto che, a causa dell’ennesimo infortunio muscolare, dovrà stare ai box per un tempo ancora da stabilire.
L’Inter fino ad oggi ha affrontato Genoa (in casa) e Catania (fuori), avversari che si sono dimostrati ampiamente alla portata dei nerazzurri, mentre la Juventus si è scontrata con la Lazio asfaltandola due volte (0-4 in Supercoppa e 4-1 in campionato) e la Samp fuori casa avendo la meglio per 1-0 su un campo difficile come Marassi. Diciamo che per l’Inter questo è il primo vero osso duro da rodere (ma in materia sono esperti), vedremo se avrà denti abbastanza duri da riuscirci o se dovrà, come tante altre volte, accontentarsi di esporre spettacolari coreografie inneggianti all’onestà ed all’orgoglio bauscia per poi veder esultare l’avversario.
Mi auguro che vinca il migliore, ma essendo Juventino mi ispiro all’adagio di un signore, molto saggio, che disse “Vinca la Juve o vinca il migliore? Sono fortunato, spesso le due cose coincidono”.
Quindi che vinca il più fortunato, il migliore, la Juventus. Sempre.
Fino alla fine forza Juventus.